Officina Libraria: La grande officina
Studi sulla pittura toscana
Everett Fahy
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2021
pagine: 988
«È una storia, quella fra Federico Zeri ed Everett Fahy, di stima reciproca, condivisione di metodo e ricerche, nonché amicizia vera che incomincia da lontano. I due studiosi stessi, in occasioni diverse, la raccontano. Per primo Zeri, nella sua autobiografia del 1995, ricorda quando nel 1963 fu invitato alla Harvard University di Cambridge, Massachusetts, in qualità di visiting professor: «un'esperienza straordinaria» durante la quale ebbe modo di incontrare «giovani intellettuali di grande apertura, come Everett Fahy». Quindi Fahy, nell'articolo che dedicò a Zeri sul «Giornale dell'arte» in occasione del decennale della morte (5 ottobre 1998) rinnova quel ricordo, ancora vivido nella sua mente, arricchito di altri dettagli, in particolare le sue visite, durante i soggiorni italiani, dapprima nell'appartamento romano di via Giovanni Severano e quindi nella villa di Mentana. Dato il riserbo dei due protagonisti, non c'è altro di detto. Ma la riconoscenza e il debito intellettuale nei confronti di Zeri si leggono nella dedica «For Federico — a modest effort that owes lots to you, Everett, 17 March 76» apposta sul volume Some Followers of Domenico Ghirlandajo regalato allo studioso italiano, eletto suo maestro, e tuttora conservato nella biblioteca della nostra Fondazione. La profondità del loro legame intellettuale è confermata anche dai frequenti rimandi reciproci che si trovano nei rispettivi studi scientifici. È la storia di un rapporto che la morte di Zeri non interrompe del tutto, ma che Fahy tiene vivo coltivando il suo ricordo e onorando la sua eredità: la fototeca e la biblioteca legate dal grande studioso all'Università di Bologna. Fahy è infatti presente nel comitato scientifico della Fondazione Zeri già all'atto della sua costituzione e l'autorevolezza del suo nome vale come garanzia del successo di un'impresa che in quegli anni non era scontato. Visita poi, nell'autunno 2003, la Fondazione appena istituita, quando aveva sede provvisoria in un grande stanzone nel sottotetto di villa Guastavillani, sui colli bolognesi. Di quell'incontro ricordiamo bene l'attenzione e l'interesse per l'attività di catalogazione appena intrapresa delle foto di Zeri. Non è stata l'unica venuta a Bologna, perché la sua presenza elegante si è imposta, pur senza la sua partecipazione diretta ai lavori, in occasione della giornata di studio promossa dalla Fondazione a dieci anni dalla scomparsa di Zeri. Ultimo atto di questa amicizia e di questo sodalizio intellettuale, il più significativo, forte e toccante, almeno per noi: la notizia che avrebbe donato la sua fototeca alla Fondazione. Tale proposito si è realizzato nella primavera del 2017 con l'arrivo nella nostra sede definitiva, nel convento di Santa Cristina, del suo straordinario archivio: oltre 40.000 fotografie, a cui si La Fondazione Federico Zeri desidera esprimere il suo più vivo ringraziamento a quanti hanno contribuito alla pubblicazione di questi due volumi...» (Dalla Presentazione di Andrea Bacchi e Elisabetta Sambo)
Chapels in roman churches of the Cinquecento and Seicento. Form, function, meaning
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2020
pagine: 256
Fin dal primo Rinascimento le cappelle delle chiese di Roma furono decorate con ricchi corredi. Ma fu nel Cinquecento e nel Seicento che le cappelle diventarono gli spazi dove le grandi famiglie patrizie e l’alta borghesia romana poterono dimostrare il proprio prestigio sociale. Nella ricchezza degli apparati trionfò l’autorappresentazione di compagnie, casate e grandi uomini. Spesso le cappelle venivano concepite come parti di un sistema più complesso, allargato alla navata e alle altre cappelle, in un dialogo tra le arti e i committenti dei diversi ambienti. La «voce» individuale di ogni cappella (i suoi fini e significati) rispondeva in questo modo al più vasto «discorso» corale delle arti all’interno della chiesa, con esiti sempre più articolati e spettacolari negli anni del Barocco. Il volume indaga questo fenomeno – così rilevante, ed esclusivo della capitale pontificia – nell’esame di diversi casi tra XVI e XVII secolo. Diversi anche i tagli e gli approcci dei contributi, dai riflessi storici, filologici, iconografici, che aprono ad uno sguardo nuovo i penetrali delle chiese più venerate di Roma.
Museo nazionale. 150 opere d'arte della storia d'Italia
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 704
Un museo virtuale che riunisce i capolavori mobili dell'arte italiana, scelti e commentati da archeologi, storici dell'arte e critici. In Italia non esiste un unico Museo Nazionale. La nostra storia e la nostra arte sono policentriche: ogni regione ha un museo importante, ogni museo un'opera memorabile. Da questa riflessione è nata l'idea del programma radiofonico Museo Nazionale di Rai Radio3, nel quale hanno trovato collocazione, in modo virtuale e narrativo, 150 opere d'arte capaci di raccontare la storia d'Italia. Tutti gli interventi radiofonici sono ora raccolti in questo volume: divise in 23 "sale" tematiche, le opere sono raccontate da altrettanti studiosi italiani e internazionali, in un gioco che coniuga la curiosità e la passione con l'impegno a conoscere e difendere il grande patrimonio museale del nostro paese.
Renzo Mongiardino. Roomscapes
Libro: Libro rilegato
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 248
San Maurizio al Monastero Maggiore. Ediz. inglese
Jacopo Stoppa, Giovanni Agosti, Chiara Battezzati
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 175
La chiesa di San Maurizio: il tempio della pittura rinascimentale nel cuore di Milano. Un edificio la cui storia si segue dall'edificazione a ridosso delle mura del circo di Massimiano, fino alla sua ricostruzione avvenuta al principio del XVI secolo, con l'alternarsi del lavoro di botteghe più o meno importanti. Dalle decorazioni interne delle maestranze di primo Cinquecento, che lavorano nell'orbita dei maggiori artisti del momento come Zenale e Bramantino, alla saga dei Luini: Bernardino e la sua bottega a cui si deve la grande parete divisoria e la visionaria cappella Besozzi, dove si nasconde il criptoritratto della contessa di Challant, la sventurata fedifraga, che fece uccidere uno dei suoi amanti e per questo fu decapitata sul rivellino del Castello Sforzesco. Dopo Bernardino è la volta dei suoi figli: Giovanni Pietro e Aurelio Luini soprattutto, a cui spetta la cappella Bergamina (una lontana parente di Cecilia Gallerani, l'amante di Ludovico il Moro immortalata da Leonardo) e non pochi altri significativi interventi tra cappelle, controfacciata delle monache e pontile. Pontile che confina con uno degli organi meglio conservati della città, che si affaccia direttamente sul coro monastico, e che ancora adesso è in uso per rassegne e concerti. Non mancano le curiosità, come la tela di Antonio Campi montata per volere di Carlo Borromeo affinché le suore di clausura non potessero guardare verso la strada, l'attuale corso Magenta. Ma non manca neppure la prima prova nota a Milano di Simone Peterzano, reduce da un apprendistato veneziano con Tiziano, e che sarà, di lì a poco, il maestro di Caravaggio. Non si possono tralasciare neppure i misteri: dalla decorazione della volta, a lungo ritenuta antica, ma forse di primo Ottocento e dovuta allo scenografo della Scala Alessandro Sanquirico, ai cosiddetti paesaggi laici, che decorano una serie di cappelle nella zona claustrale da sempre creduti interventi cinquecenteschi, mentre invece risalgono ai primi del Novecento, nonostante a lungo abbiano rappresentato agli occhi dei milanesi il simbolo di questo inesplorato ambiente di pittura e musica.
Accademia Carrara Bergamo. Dipinti del Trecento e del Quattrocento
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2018
pagine: 447
Il volume illustra in centodieci schede tutti i dipinti antichi italiani dell'Accademia Carrara, databili tra il 1300 e il 1500. Divise in tre aree - toscana e centroitaliana, lombarda, veneta - queste opere permettono di seguire lo sviluppo della nostra tradizione figurativa per due secoli, tra straordinari capolavori e pitture meno note. Tra gli artisti più celebri ci sono Baldovinetti e Botticelli, Foppa e Bergognone, Mantegna e Bellini, Crivelli e Carpaccio; ma attorno a loro molti altri rendono affascinante un itinerario che è anche una riscoperta della linea di collezionismo e di connoisseurship di alta qualità che ha creato questa pinacoteca, dal lascito di Giacomo Carrara, a quelli di Guglielmo Lochis, di Giovanni Morelli e di altri appassionati. Molte le nuove attribuzioni proposte rispetto ai cataloghi precedenti - ormai datati - e tra queste la riscoperta di un dipinto di Andrea Mantegna.
San Maurizio al Monastero Maggiore
Jacopo Stoppa, Giovanni Agosti, Chiara Battezzati
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2018
pagine: 175
La chiesa di San Maurizio: il tempio della pittura rinascimentale nel cuore di Milano. Un edificio la cui storia si segue dall'edificazione a ridosso delle mura del circo di Massimiano, fino alla sua ricostruzione avvenuta al principio del XVI secolo, con l'alternarsi del lavoro di botteghe più o meno importanti. Dalle decorazioni interne delle maestranze di primo Cinquecento, che lavorano nell'orbita dei maggiori artisti del momento come Zenale e Bramantino, alla saga dei Luini: Bernardino e la sua bottega a cui si deve la grande parete divisoria e la visionaria cappella Besozzi, dove si nasconde il criptoritratto della contessa di Challant, la sventurata fedifraga, che fece uccidere uno dei suoi amanti e per questo fu decapitata sul rivellino del Castello Sforzesco. Dopo Bernardino è la volta dei suoi figli: Giovanni Pietro e Aurelio Luini soprattutto, a cui spetta la cappella Bergamina (una lontana parente di Cecilia Gallerani, l'amante di Ludovico il Moro immortalata da Leonardo) e non pochi altri significativi interventi tra cappelle, controfacciata delle monache e pontile. Pontile che confina con uno degli organi meglio conservati della città, che si affaccia direttamente sul coro monastico, e che ancora adesso è in uso per rassegne e concerti. Non mancano le curiosità, come la tela di Antonio Campi montata per volere di Carlo Borromeo affinché le suore di clausura non potessero guardare verso la strada, l'attuale corso Magenta. Ma non manca neppure la prima prova nota a Milano di Simone Peterzano, reduce da un apprendistato veneziano con Tiziano, e che sarà, di lì a poco, il maestro di Caravaggio. Non si possono tralasciare neppure i misteri: dalla decorazione della volta, a lungo ritenuta antica, ma forse di primo Ottocento e dovuta allo scenografo della Scala Alessandro Sanquirico, ai cosiddetti paesaggi laici, che decorano una serie di cappelle nella zona claustrale da sempre creduti interventi cinquecenteschi, mentre invece risalgono ai primi del Novecento, nonostante a lungo abbiano rappresentato agli occhi dei milanesi il simbolo di questo inesplorato ambiente di pittura e musica.
Viaggio a Bandiagara. Sulle tracce della missione Desplagnes, (1904-1905). La prima esplorazione del paese Dogon
Ferdinando Fagnola
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2015
pagine: 327
Questo libro racconta la storia di due viaggi nel Paese Dogon: quello di Louis Desplagnes, luogotenente francese del II Reggimento Senegalesi, un viaggio di esplorazione e rilevamento topografico denominato Missione Desplagnes compiuto tra il 22 dicembre 1904 e il 19 luglio 1905 nell'allora Sudan francese, l'attuale Mali, e il mio, alla ricerca delle sue tracce, durante i miei soggiorni invernali, tra il 1984 e il 2014. La missione era durata 210 giorni: Desplagnes e i suoi avevano percorso circa 2800 chilometri a cavallo, a piedi e in piroga. Partiti da Timbouctou, dopo l'esplorazione del delta interno del Niger, avevano superato il Gourma, aggirato il massiccio Dyunde Gandomia, sfiorato i monti di Hombori, attraversato l'altopiano fino a Bandiagara; poi avevano puntato a nord, visitato la "Boucle du Niger" fino al lago Faguibine. Erano infine tornati alla Falesia di Bandiagara per completare l'esplorazione dei territori meridionali. Desplagnes era stato il primo occidentale a esplorare in modo completo il Paese Dogon, dedicandovi 129 giorni; aveva eseguito il primo rilevamento topografico della falesia, dell'altopiano di Bandiagara e prodotto un impressionante corpus di immagini fotografiche nel quale comparivano per la prima volta i tóg-unà, le "ginna" ma anche danze, maschere, oggetti della cultura materiale, scene di caccia, di vita e innumerevoli vedute paesaggistiche.
I mesi del Bramantino
Jacopo Stoppa, Giovanni Agosti
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2012
pagine: 143
Un libro dedicato allo straordinario ciclo di arazzi del Bramantino conservato al Castello Sforzesco di Milano. I dodici Mesi Trivulzio, che prendono il nome dalla nobile famiglia milanese che li commissionò e ne fu in possesso fino al 1935, sono qui riprodotti in grande formato e con un gran numero di dettagli dai segni zodiacali, alle iscrizioni, dai misteriosi personaggi agli animali e alle piante - frutto di un'apposita campagna fotografica realizzata ad hoc da Mauro Magliani, uno dei migliori fotografi d'arte italiani. Il testo, scritto dai due curatori della mostra "Bramantino a Milano", fa tesoro delle molte novità scientifiche emerse in questa occasione e si pone così come l'opera di riferimento su questi capolavori dell'arazzeria rinascimentale. Un'appendice della restauratrice Annamaria Morassutti fa il punto sulle vicende conservative del ciclo. Il ciclo dei Mesi fu commissionato dal marchese Gian Giacomo Trivulzio in occasione delle nozze del figlio Gian Nicolò con Paola Gonzaga, nel 1501. Fu intessuto da Benedetto da Milano e dai suoi collaboratori su cartoni del Bramantino nel primo decennio del XVI secolo. La lettura del ciclo comincia col Marzo, secondo il calendario in uso all'epoca, che faceva iniziare l'anno nel mese dell'Annunciazione alla Vergine, che è anche il mese in cui inizia la primavera, prima stagione dell'anno, e gli astri entrano nell'Ariete, primo segno dello zodiaco.
L'Arioste et les arts
Libro: Libro rilegato
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2012
pagine: 336
L'Orlando furioso non è solo uno dei capolavori della letteratura rinascimentale italiana, ma è anche un'opera che nel corso dei secoli ha ispirato generazioni di autori in tutti gli ambiti artistici: dalla pittura alla scultura, dall'opera all'arte dei giardini, dal balletto alle arti decorative o ancora alla cultura popolare. Sembra dunque quasi paradossale l'affermazione di un pittore come Delacroix, che pure aveva in più d'una occasione tratto ispirazione dall'Orlando furioso, che l'Ariosto usava a tal punto i mezzi espressivi della letteratura da rendere il suo testo sostanzialmente intraducibile per un pittore. Ecco una delle contraddizioni con cui il volume intende confrontarsi: la questione delle influenze reciproche fra i diversi domini artistici, che parrebbero impermeabili fra loro, e che viceversa intessono relazioni complesse, tanto da stimolarsi spesso a vicenda. Intorno a questo nodo problematico, il volume - riccamente illustrato - raccoglie venti saggi scritti da altrettanti specialisti di fama internazionale, che prendono in considerazione il poema nel contesto politico e culturale della Ferrara estense, i ritratti dell'Ariosto nella letteratura e nella pittura, la presenza delle arti figurative nell'Orlando furioso, le modalità e le forme di migrazione dal testo alle immagini, infine la feconda fortuna dell'Ariosto nelle altre arti.
Giardini d'Italia
Georgina Masson
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2010
pagine: 304
Finalmente una nuova edizione completamente rivista di un classico della storia del giardino italiano da lungo tempo esaurito: Giardini d'Italia di Georgina Masson, illustrato dalle sue splendide foto in bianco e nero, oggi conservate all'American Academy di Roma, e arricchito da numerose tavole a colori. Pubblicato nel 1961, il volume abbraccia un arco cronologico molto vasto: dai giardini dell"antichità classica ai piccoli recinti medievali ricordati nel Decameron, dai "vaghi giardini" del Rinascimento fino ai trionfanti giardini barocchi e a quelli settecenteschi. Un testo denso di notazioni storiche, botaniche, letterarie che accompagna il lettore in un viaggio alla scoperta dei giardini più belli di tutte le regioni italiane, immortalati da scatti che rendono questo volume un capolavoro della storia della fotografia.