Adda: Architettura, urbanistica e design
Architettura moderna in abbandono. Riflessioni per il suo riconoscimento e la sua significazione. Il caso della Puglia e alcune prospettive internazionali
Libro: Libro in brossura
editore: Adda
anno edizione: 2022
pagine: 186
Questo libro esplora il tema dell’architettura moderna in abbandono, a partire dal caso di studio della Puglia in dialogo con il contesto nazionale e internazionale. Nella sua ricca diversità di manufatti e tipologie, il contesto pugliese include edifici di alcuni tra i protagonisti dell’architettura italiana del Novecento, tra cui Paolo Marconi, Plinio Marconi, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi e Paolo Portoghesi. Attraverso un approccio interdisciplinare, il volume raccoglie i contributi inediti di studiosi che spaziano dalla storia dell’architettura alla progettazione architettonica, alla teoria e pratica del restauro, all’arte contemporanea e all’educazione al patrimonio moderno. Con la sua ricca polifonia di riflessioni ed esperienze, questo libro s’interroga sui temi, di grande attualità, della identificazione, della tutela e della possibile risignificazione di questo importante patrimonio in abbandono, tra urgenza della memoria e promessa per un futuro sostenibile. Contributi di Britta Peters, Lorenzo Pietropaolo, Ana Tostões. Interviste a Giovanni Carbonara e Paolo Portoghesi.
Per grazia di Sua Maestà fui liberato. Le carceri del castello Carlo V a Lecce: storia e restauro
Libro: Libro in brossura
editore: Adda
anno edizione: 2021
pagine: 160
Per grazia di Sua Maestà fui liberato riproduce il testo di un'iscrizione rinvenuta nelle antiche carceri del castello di Lecce durante i lavori di restauro e di valorizzazione eseguiti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce. L'iscrizione si accompagna a centinaia di altre, lasciateci da quanti – meno fortunati, lì rimasero più a lungo reclusi e forse morirono, come lo stesso Gian Giacomo dell'Acaya, architetto e ingegnere militare autore dei lavori di ampliamento del castello, che in quelle carceri morì nel dicembre del 1570. Questo libro illustra e documenta i recenti lavori di restauro e valorizzazione delle carceri, occasione per una approfondita riflessione sullo stato delle conoscenze del sistema carcerario dell'antica Terra d'Otranto, e tenta infine di ricostruire in un racconto per immagini le vicende di quei detenuti che lì furono reclusi in un arco temporale compreso tra la fine del XV e il periodo preunitario, proponendo anche documenti inediti.
Pietro Maria Favia 1895-1972. Un architetto al Comune di Bari
Mauro Scionti
Libro: Libro in brossura
editore: Adda
anno edizione: 2021
pagine: 248
Questa ricerca ripercorre la figura e l’opera di Pietro Maria Favia, architetto attivo a Bari tra gli anni Venti e gli anni Sessanta del Novecento, e lo colloca come attore di riferimento della storia dell’architettura e dell’urbanistica cittadina. Favia è stato, nel 1923, il secondo laureato della neonata Scuola Superiore Normale di Architettura di Roma, poi Facoltà di Architettura, prima in Italia, e nel 1929 con Cesare Corradini, Saverio Dioguardi ed Aldo Forcignanò crea il Sindacato Regionale Architetti ed avvia quel processo di separazione consensuale dal Sindacato degli Ingegneri che avrebbe portato nel dopoguerra alla costituzione dell’Ordine degli Architetti di Puglia. Favia, dal 1932 al 1962, come Architetto Capo della Sezione Edilizia e Piano Regolatore del Comune di Bari, guida e coordina, impegnandosi in prima persona, tutta quanta l’attività progettuale dell’Amministrazione comunale e come segretario della Commissione Edilizia e della Commissione Speciale per il Centro Storico incanala le scelte stilistiche di un’intera generazione di progettisti, ingegneri ed architetti, su di un cauto novecentismo non estraneo alla tradizione costruttiva pugliese. Nel ripercorrere l’opera professionale dell’Architetto Capo della Sezione Edilizia e Piano Regolatore del Comune di Bari, questo saggio illustra concorsi e progetti urbanistici, a partire dalla costruzione e dall’arredo urbano dei due lungomare fino al quartiere popolare di San Girolamo ed ai primi interventi dell’Istituto Autonomo Case Popolari a Iapigia ed al Cep, come anche le numerose opere pubbliche realizzate nella sua lunga stagione progettuale. Tra le opere più conosciute ricordiamo a Bari la Casa del Mutilato e quella del Portuale, le scuole Filippo Corridoni, Vincenzo Diomede Fresa, Emanuele Filiberto duca d’Aosta, Amedeo d’Aosta, Pino Pascali, e poi il padiglione della Cassa per il Mezzogiorno alla Fiera del Levante e gli edifici e gli accessi alle Grotte di Castellana. Racconta anche dei tanti progetti irrealizzati che avrebbero potuto incidere, oltre ogni valutazione di merito, sull’immagine della città. L’aver voluto riprodurre in coda al testo tutte le tavole de L’antico volto di Bari non vuole essere solo interesse documentario o memoria malinconica di scorci spesso irriconoscibili, ma anche il riconoscimento del valore insostituibile del disegno come linguaggio principe dell’architetto che ha caratterizzato l’opera di tutta la vita e che questo volume documenta ampiamente. Favia non ha la costanza assidua del taccuino, occasionali sono gli strumenti ed i supporti grafici, non omogeneo il livello della rappresentazione, ma alcuni dei suoi disegni hanno importanza documentaria quando rappresentano ambienti urbani da tempo scomparsi, altri colgono l’attimo di una visione sfuggente, immortalano uno stato d’animo, spesso disegnati e ridisegnati – velina su velina – ed arricchiti sempre di nuovi particolari, con la costanza di un metodo che ritroviamo nell’elaborazione dei suoi progetti di architettura.
Bari. Il borgo murattiano. Il piano Gimma
Giuseppe Carlone
Libro: Libro in brossura
editore: Adda
anno edizione: 2021
pagine: 108
Nel 1808 Bari conquista il rango di capoluogo di provincia e la nuova classe dirigente è pronta a uniformare al proprio interno esponenti della vecchia nobiltà, proprietari, rappresentanti delle professioni e commercianti, senza mai perdere di vista il dialogo costruttivo con le autorità provinciali. Protagonista del dibattito sulla fondazione del Borgo Murattiano è l’intendente di Terra di Bari, che nel 1812 affida di autorità all’ing. Giuseppe Gimma (1747-1829) l’incarico della stesura del piano del borgo. Alla vigilia dell’Unità Bari appare una città moderna, seconda solo alle capitali storiche del regno delle Due Sicilie, Napoli e Palermo. Tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, il porto nuovo e la rete delle strade e delle ferrovie avrebbero sancito il ‘decollo’ di Bari come città nodale negli equilibri e nelle gerarchie urbane e territoriali della Puglia.
Lo studio Chiaia & Napolitano a Bari. Dal piano Piacentini e Calza-Bini al piano Quaroni
Mauro Scionti
Libro: Libro in brossura
editore: Adda
anno edizione: 2018
pagine: 246
Questo saggio, frutto anche di lunghi anni di collaborazione con lo studio Chiaia&Napolitano e di condivisione didattica con Vittorio Chiaia, ricostruisce lo scenario nel quale, nel secondo Novecento e fin dall’immediato dopoguerra, operano i due architetti “americani”. Si ripercorre una lunga e fortunata vicenda professionale – per Chiaia anche accademica e civile – strettamente interrelata alla storia di una città, Bari, che, fin dagli anni ’50, rinverdendo strategie anteguerra, ha fondato ricostruzione e fortuna economica sull’industria edilizia, motore trainante dell’intera economia cittadina. Un’industria, dove l’edilizia privata si fonda sulla “permuta” e quella pubblica, appannaggio di poche imprese, è stata a lungo garantita da cospicui finanziamenti di Stato. Un’industria, artefice della demolizione e ricostruzione del borgo murattiano, che a Bari ha costruito le sue fortune scivolando tra le pieghe degli strumenti urbanistici – dal Piacentini e Calza-Bini al Quaroni – e sul filo dell’interpretazione di un obsoleto regolamento edilizio, ma che ha anche dato spazio, limitato ma facilmente riconoscibile, all’architettura e alla costruzione del Moderno. Una lunga parabola, dalla ricostruzione al miracolo economico, dallo scandalo edilizio alla crisi di fine secolo, della quale i due architetti con le loro opere sono stati, a Bari e in Puglia, i più interessanti testimoni e artefici.