Brè: Narrativa

Il libro permette di capire cosa si cela dietro i miei pensieri sviluppati dal mio cervello autistico e ADHD, si possono comprendere alcuni comportamenti come “distrazione”, sovrastimolazioni sensoriali, cognitive ed emotive, ansia e molte altre. Il libro descrive come ho imparato a regolarmi in una società che mi ha sempre considerato strano, descrive il mio pensiero arborescente che si ramifica toccando argomenti profondi come morte, amore, identità, spiritualità, in maniera letterale e precisa. Questo libro vuole far riflettere chi legge su quale lente usare per capire l’autismo e l’ADHD, un occhio sociale che permette la fioritura delle persone indipendentemente dalle caratteristiche personali, una prospettiva differente da quelle medica e bio psico sociale dominanti che tendono ad aggiustare, controllare e normalizzare chi viene etichettata come persona atipica.

La caratteristica che accomuna i racconti riuniti nella succitata raccolta, come enuncia il titolo, è la dimensione del deserto. Non il deserto inteso come luogo fisico, ma come esperienza interiore. La desertificazione del sé, cavallo di battaglia della mistica cristiana, viene qui riportata a una cifra completamente umana e terrestre, rappresentazione di una mediocritas fenotipica che nulla ha a che vedere con illusorie aperture al trascendente o con vane compensazioni spiritualistiche. I protagonisti delle vicende descritte, soprattutto esseri umani, ma anche insetti o semplici cose, affrontano situazioni limite, che non possono in alcun modo evitare, di fronte alle quali il loro destino è soccombere. Questo non poter non, privo di alternative, li costituisce, di fatto, come vinti, li rende oggetti di uno scacco, li fa essere naufraghi nell’ondivago mare della vita. In apparenza il mondo è dei vincenti (ma a quale prezzo? E il premio vale davvero il sacrificio, la lotta, i compromessi?), in realtà i vinti sono in numero maggiore. Questi mirabili racconti sono un omaggio, un tributo a loro!

In questa opera viene tracciata la storia della Resistenza Polacca alle dominazioni degli ‘imperi’ che nel secolo XX hanno invaso e soggiogato la Polonia: l’impero russo-sovietico e quello nazista. Da qui il titolo "Fra due fuochi". La Resistenza dei polacchi si manifestò in tanti modi, alcune volte coordinata, altre spontanea, talora estesa, talaltra parcellare, sia nei riguardi dei nazisti che dei sovietici e talora causò delle risposte pesanti nei riguardi della popolazione civile incolpevole. Il lettore troverà descritti alcuni degli episodi più significativi della lotta che organizzazioni segrete come l’Armia Krajova, singoli individui o gruppi di partigiani fecero per combattere gli oppressori. Molto importante agli effetti dell’evoluzione della II Guerra Mondiale fu la trasmigrazione di centinaia di migliaia di polacchi, militari e civili dalla Russia e dalla Siberia attraverso il medio-oriente fino all’Italia, migrazione che ebbe il suo apice con la conquista di Monte Cassino, Ancona e Bologna da parte del Generale Anders. Finita la guerra, nessuno ritornò in patria perché i confini era sigillati, era sorto il Muro di Berlino. Tuttavia, gli episodi di Resistenza di maggiore importanza perché avviarono l’implosione del comunismo, furono la fondazione di Solidarnosc e, soprattutto, l’elezione di Karol Wojtyla al Seggo di Pietro. Papa Wojtyla, profondo conoscitore del comunismo, nel giro di poco più di un decennio contribuì significativamente a sgretolare i regimi comunisti europei, evento che portò, successivamente, alla fine dell’Unione Sovietica. Con l’entrata nell’Unione Europea il popolo polacco ha visto riconosciuta la sua indipendenza e libertà di espressione. Tutto ciò a cui avevano aspirato le centinaia di migliaia di polacchi caduti per la libertà. In conclusione, questa è la storia di una famiglia e di un popolo.

Un’astronave lascia la Terra nell’imminenza di un devastante conflitto interplanetario con l’intento di fondare nuove civiltà altrove, basandole su principi tali da garantire sviluppi migliori di quelli prodotti dal pianeta d’origine. Dopo circa un secolo e mezzo, i discendenti degli esuli, che la Terra l’hanno vista solo dagli archivi storici di bordo, decidono di farvi ritorno. Comincia così l’avventura dei protagonisti di questo romanzo: un viaggio nello spazio che si trasformerà in un viaggio nel tempo. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando? I personaggi del romanzo non lo sanno e molti di loro non se lo chiedono neppure. Ma alla fine della storia forse vi avranno suggerito qualche risposta.

"Il male passeggero", ambientato a Benevento, racconta due storie parallele, ma destinate a incontrarsi. Il tema centrale di una delle due vicende è rappresentato dalla morte per overdose di un giovane e l’omicidio di un giornalista. Decessi per i quali l’autopsia fornirà spiegazioni differenti. L’altro avvenimento riguarda due amici intellettuali, stesse ambizioni, percorsi diversi. Uno di loro che per vincere i propri limiti scrive un romanzo di cui l’amico dovrà diventare protagonista principale, poi si toglie la vita con modalità che lasciano credere a un omicidio. Sullo sfondo una città antica, nella quale vivono un ragazzo vittima del proprio talento, letterati vanagloriosi, donne belle e tormentate. Tutti concorreranno a risolvere gli enigmi, a modo loro, però, tranne il poliziotto chiamato a svolgere le indagini, che le chiarirà.

"Il presidente del tempo" è un’autobiografia romanzata in cui ricordi, passioni e misteri si intrecciano in un racconto vivido e profondo. Andrea Magnan ci accompagna in un viaggio attraverso le pieghe della memoria, tra corse automobilistiche, affetti familiari, riflessioni sul tempo e incontri enigmatici che segnano la vita. Attraverso lo sguardo di un uomo che ha vissuto intensamente ogni curva dell’esistenza, il lettore scopre una storia fatta di emozioni autentiche: dalla passione per le auto alla musica rock, dai sogni d’infanzia ai segreti mai svelati, tutto è narrato con uno stile coinvolgente, ironico e profondo. Il tempo, protagonista invisibile ma costante, diventa metafora della crescita, delle scelte, delle perdite e delle rinascite. Un racconto che tocca corde universali, dove nostalgia e speranza si fondono in una testimonianza intima, capace di far riflettere, sorridere e commuovere. Se ami le storie vere, i ricordi densi di significato, la ricerca di sé e le metafore esistenziali, Il presidente del tempo è un libro che ti resterà dentro, come una canzone che non smette di suonare.

Si può sconfiggere la morte? La risposta è: sì! Si può sconfiggere il cancro? La risposta è: no! Il cancro lo si può solo domare poiché è un fantasma che resta sempre dentro di te, con cui impari a convivere ma che, quando meno te lo aspetti e senza alcun preavviso, fa capolino e ti sconvolge, riportando a galla i momenti e i contenuti della tragedia vissuta. L’autore era un uomo realizzato e felice. Ed ecco che la vita, improvvisamente gli presenta lo scena- rio opposto: compare AVAST (è così che gli piace scherzosamente chiamare il suo tumoraccio al cervello). Dalla vita all’abisso! La drammatica vicenda umana viene raccontata con serena maestria, col dovuto distacco e con una notevole dose di ironia e si svolge nell’arco di un quarantennio dispiegandosi attraverso luoghi diversi e distanti tra di loro. Protagonisti sono un uomo, la sua malattia (un cancro al cervello) e la sua donna. La vicenda personale diventa paradigma dell’umana sofferenza. Il libro è un tributo d’amore a una donna che accompagna e guida l’autore verso la guarigione. È l’amore e la voglia di vivere che sconfiggono il male, quelli che l’auto- re definisce valori intangibili, che fanno assurgere l’uomo ad una superiore consapevolezza di sé.

Dopo aver girato il mondo dirigendo i lavori di cantieri tecnologici, Luca decide di ritirarsi e di acquistare un enorme maso abbandonato nel cuore del Trentino. In quel luogo, che ha una storia, cerca pace e solitudine, ma nel tempo tutto cambia. Giungono delle persone inattese, ognuna con la propria solitudine e molti rimpianti: dagli Usa, dalla Scozia, dalla Maremma… Alle loro vicende si affiancano quelle di chi in passato in quel maso era vissuto. Ne nasce un intreccio assai complesso che accompagnerà il lettore al finale. Sempre che davvero la parola fine vi sia.

Alex è un bambino siciliano che ama i vestiti della madre e sogna senza sapere ancora cosa desidera davvero. Diventa un adolescente, un ragazzo con i capelli lunghi, le unghie colorate e troppi segreti da portare sulle spalle. E quando sua madre scompare nel nulla, il suo mondo si frantuma. Anni dopo, Alex è Zucker. Un campione olimpico, un simbolo, una maschera perfetta per nascondere le ferite. Ma i fantasmi del passato non si lasciano mettere al tappeto, e il bisogno di tornare a casa diventa più forte di qualsiasi vittoria sul ring. Centomila è una storia di identità e resistenza, di rabbia e amore, di viaggi che cambiano la pelle, di incontri che salvano l’anima e di centomila barchette di carta che custodiscono desideri e speranze. Un romanzo che colpisce, forte, come un pugno in pieno petto. E che lascia il segno. Per chi avesse già letto Il muto, questo è il seguito, anche se si può leggere da solo.

Carla è affetta da SMA, ha occhi grandi e blu che illuminano. "Se sì potesse fare con la forza della mente io ribalterei il mondo" dice ridendo. E lei il mondo dei no degli impossibile lo ha davvero rovesciato, in un tempo in cui essere disabili significava restare su un seggiolina, isolati e accuditi dalla famiglia. Carla invece va a vivere da sola, ma non è mai sola, crea una rete di sostegno intorno a sé, che diviene reciproco, un perfetto rapporto di scambio che rende tutto naturale e possibile. Questa è la sua storia, la vita, attraverso la voce dell'autrice che la ricostruisce aiutata dai ricordi di Carla, dal coro di amici e affetti che l'hanno resa possibile e che hanno tutti qualcosa da raccontarci, di dato e ricevuto, al punto da guadagnare a Carla un cavalierato per meriti sociali. Il successo è sempre cooperativo e le belle storie hanno bisogno di ali per volare. La storia di Carla si scioglie attraverso la voce a tratti narrante del marito Nicola e degli amici, che si prestano a raccontarsi e a raccontarla in quasi un semestre di interviste domenicali rielaborate dall'autrice in un abbraccio collettivo e in un inno alla gioia di vivere. Arrivo dove voglio è la narrazione di un'impresa estrema e forte, positiva e piena di risate e commozione. Non è favoletta, ma un grido di fiducia e speranza per tutti. Una storia con le ali, che può fare aprire le ali.

Un grande conoscitore della mente umana, Amedeo Maffei, affermava che non esistono colpe ma cause. Questo emozionante romanzo ne è una splendida conferma. Perché Rosa è una madre così cattiva, al limite della crudeltà? Come mai suo marito Luigi si rivela un pessimo compagno di vita? E Clara, la figlia e narratrice, è vittima o complice? Una tipica saga familiare di provincia, denaro che vortica e manipola, distrugge le famiglie, ribadendo così quanto tutti sanno ma sempre dimenticano: il denaro agevola la vita ma è ben lungi da offrire la felicità. Clara ci sa ammaliare con la narrazione della propria vita, da ragazza e pessima studentessa a donna affermata in cerca di un riscatto difficile da ottenere. La vita è come un ristorante: prima o poi arriva il conto e talvolta è salato come le lacrime che verseranno i protagonisti. E, con grande piacere, chi leggerà questo indimenticabile romanzo.

Scalare una montagna non è un mero esercizio fisico da un punto A a un punto B. È scavare dentro se stessi per vedere i limiti, i punti di forza e quelli di debolezza. È uscire dalla zona di confort e mettersi in gioco per avere una maggior comprensione di se stessi. È tornare al puro e all’autentico, in un mondo che va sempre più nella direzione dell’artificiale e dell’apparenza. L’autore e alpinista racconta le difficoltà della scalata al monte Spantik in un turbinio di gioie e timori. Un viaggio nel viaggio, in cui la forza di volontà e il desiderio di evasione corrono su binari paralleli. La montagna per l’autore è il luogo dove disintossicarsi dalle scorie nocive di una società di massa sempre più alienante, fredda, atomizzata, individualista e superficiale. In questa breve narrazione ci ricorda che la decisione spetta sempre a ognuno di noi. Se conformarsi arrendendosi ai dogmi e alle chimere della società attuale o se ripartire da se stessi e come nel caso dell’autore riscoprirsi, ovvero scoprire un nuovo se stesso, magari scalando una montagna.