CTL (Livorno)

Anni Sessanta, con una lettera inviata da Giulio durante la guerra ai suoi genitori e ritrovata dal figlio Mario in una scatola in soffitta, si riapre il passato della famiglia. Relazioni taciute e segreti vengono svelati al ragazzo, facendo emergere verità inattese. Eppure, in questo turbolento passaggio di emozioni, gli affetti e i legami familiari risulteranno rafforzati: madre e figlio si conosceranno come mai avevano fatto prima.

Viola, col viso grazioso e dolce, le labbra morbide che sembravano di cotone egiziano. Gli occhi miti e pensierosi, un vestitino leggero e ai piedi un paio di scarpette di lino conciato a mano. Era fine maggio ed erano ormai lontani i ricordi delle gelide notti senza luna, della brina nei prati, dei laghetti ghiacciati. La natura si stava risvegliando pian piano, e Viola sorrideva a volte con malinconia.

La superstizione veleggia sulla bella dimora adagiata sulle sponde del Lario, avvenimenti tragici le assegnano la nomea di villa disgrazia. Tra quelle mura nate nel 1920, si susseguono feste e ritrovi della famiglia milanese committente, poi con il tragico avvenimento avvenuto al suo interno, la villa viene definitivamente chiusa. Nessuno sa darsi spiegazione, la ricca famiglia si disperde e non si hanno più notizie. Eppure la maestosa casa resiste all’incuria e al degrado degli anni trascorsi nell’oblio, la gente del borgo si tiene ben lontana però, non osa avvicinarsi per paura. Si dovrà attendere il 1970 finché la triste costruzione si riscatti, quando qualcuno finalmente aprirà il suo cancello di ferro e nella casualità più pura verrà svelato cosa accadde in quel giorno nefasto. Persone ignare si troveranno vicine legate da un strano destino, una storia che si interseca con altre storie, tutto è connesso nonostante realtà diverse e il collante come sempre sarà l’amore, questo sentimento potente e allo stesso modo delicato, sfatando così l’ingenua convinzione che villa disgrazia sia una villa maledetta, diventando pertanto una delle ville più notevoli del Lario.

Nel cuore della Maremma toscana, un piccolo borgo diventa il teatro di un enigma avvincente che sfida l’ingegno e la determinazione di due carabinieri. Il Maresciallo Montagnani, un uomo austero e fuori dal comune, si trova catapultato in questo tranquillo angolo d’Italia, pronto a confrontarsi con un nuovo mistero. Una strana telefonata annuncia una morte in paese. Sebbene le apparenze ne suggeriscano cause naturali, l’esperienza e la curiosità di Montagnani, e del suo abile sottoposto, Raimondi, svelano un enigma complesso. Le origini della vittima sono avvolte dal mistero, richiedendo tutta la tenacia dei due inquirenti per rintracciare indizi e scoprire la verità. È grazie a un’intuizione brillante del giovane Raimondi che emergono le vere cause della morte, scatenando una serie di ricerche che porteranno a galla una fitta rete di intrighi. La narrazione approfondisce i vari aspetti della personalità di Montagnani, un investigatore diverso dal solito.

Ti vedo scritta su tutti i muri è sceneggiata dagli occhi ingenui di un’adolescente appartenente a un’era nella quale le emozioni si dovevano affrontare faccia a faccia e non c’era alcun modo di nascondersi dietro ad uno schermo. Siamo alla fine degli anni ’90, quando si poteva fuggire lontano, ma poi si tornava, ci si poteva chiudere in camera, ma prima o poi qualcuno avrebbe bussato alla porta per tirarci fuori. Greta passa le sue giornate come volontaria alla mensa dei poveri. Adora fantasticare con la Smemo aperta sulle ginocchia, le Superga consumate ai piedi e le cuffiette del walkman alle orecchie con l’immancabile musica di Jovanotti. Marco è una giovane promessa del nuoto, per lui la libertà è uscire con la ragazza più carina della scuola e sfrecciare sulla sua Honda Dio, accompagnato dalle note degli 883.

Le filastrocche nascono con l’intento di sviluppare abilità linguistiche nei bambini ma soprattutto di educarli, in modo semplice ed accattivante al Rispetto per tutto ciò che ci circonda: persone, animali, ambiente. In particolare offrono spunti di riflessione su grandi tematiche da affrontare quotidianamente a scuola, quali: l’integrazione, le difficoltà di apprendimento, il bullismo, l’uguaglianza e la diversità, il rispetto per l’ambiente, la continuità tra ordini scolastici, l’empatia... Si adattano inoltre ad una fruizione extrascolastica. Età di lettura: da 4 anni.

Quattro racconti, di cui tre noir aventi per protagonista l'eccellente commissaria trevigiana Lisa de Bonis, mentre il quarto mostra tracce palesemente autobiografiche. Le storie ruotano tutte intorno al tema del "sublime", che l’autrice percepisce come sentimento di profondo stupore e meraviglia, ma anche di sgomento e inquietudine a fronte dell’incommensurabile, allorquando si trasferisce dal mondo reale alle dimensioni del surreale, dell'onirico, del trascendente e del metafisico, fino a discendere negli oscuri meandri del subconscio dove cerca d’individuare frantumazioni dell'io, disidentità, immagini fantasmatiche, frammenti mnestici.

Alessandro e Roberto sono due amici avvocati che incontrano Berenice, una donna bella quanto misteriosa, che d’improvviso scompare. Insieme a Chiara, astrofisica in pensione e vicina di casa di Alessandro, inizieranno una ricerca che li porterà oltre i confini del nostro universo. Chi sono gli abitanti del cosmo? È possibile creare un nuovo equilibrio tra il bene e il male? E la bellezza può davvero essere salvifica per l’umanità? La realtà, la fantasia e la fantascienza si uniscono in questo romanzo dalla trama coinvolgente e ricca di suspence.

Due case unite come gemelle siamesi, gerani ai davanzali, oleandri rosa e bianchi nel cortile e una bimba con un libro fra le mani, seduta sull’uscio. E poi lei, bella e giovane donna: mia madre. Erano tempi in cui le persone stavano insieme, si aiutavano, si scambiavano favori e “tutti sapevano tutto di tutti”. Vita di piccoli paesi, di piccole comunità. Veniva nel cortile, nell’ora che precede il tramonto estivo, qualche donna del vicinato, mai a mani vuote – con il cucito o la maglia – perché non fosse tempo sprecato. Io, seduta un po’ in disparte, abbandonavo il mio libro o la mia bambola per ascoltare i loro racconti che spaziavano dai lontani ricordi alla cronaca attuale, non tralasciando i curiosi fatterelli paesani.

16, un numero come tanti che per Ginevra vuol dire molto. Questa ragazzina preadolescente, da sempre affascinata dai numeri, alle prese con due sorelle gemelle così diverse da lei, un fratellino rompiscatole, due genitori apprensivi, trova nella sua passione per il disegno e per la matematica la chiave per capire la sua forza. Ma sta per accadere qualcosa di terribile…Ginevra, con la magia dei numeri riuscirà a sconfiggere il male che minaccia il suo paese?

"Dalla prigionia dell’inquietudine alla vanità necessaria, dalle fuggevoli ombre della memoria al commiato finale: un percorso poetico che attraversa abissi, ferite e rinascite". Prefazione di Roberto Marzano. Introduzione di Alessandro Mancuso.

«Mettiamo le ali, voliamo via dai “pesi” del passato, proprio come un assorbente svolge il suo compito, possiamo imparare a lasciare andare ciò che non serve e volare verso nuove avventure, inoltre, ricordiamoci di “volare alto” ogni lacrima, ogni sfida è un passo verso il volo, abbraccia la tua storia e lascia che ti porti verso nuove altezze. “Ho scoperto che, mettere le ali e volare alto è bello, ma tenersi un assorbente in tasca è essenziale a tutte le età!” E se gli uomini avessero il ciclo… Ve lo racconto…»