La Transalpina: L'elleboro verde
Quel Carso felice. Testo sloveno a fronte
Srecko Kosovel
Libro: Copertina morbida
editore: La Transalpina
anno edizione: 2017
pagine: 112
"Quel Carso Felice": "Felice" come sta a significare il suo nome "Srecko". Tradotte in italiano, con testo originale sloveno a fronte, quaranta poesie dedicate all'amato Carso scritte negli anni giovanili dal grande poeta Srecko Kosovel nato il 18 marzo del 1904, vissuto da bambino e poi adolescente attraverso i tragici tempi della Grande Guerra; scomparso poi prematuramente, a causa di meningite, a soli 22 anni, il 17 maggio del 1926. Il Carso e le sue stagioni, la terra, i villaggi, i pini, il vento, le nuvole, i fiori, la notte, l'anima, la solitudine, riflessioni sulla bellezza della giovane vita e la tristezza di una morte annunciata. Curato da Michele Obit, giornalista, poeta e traduttore, autore dell'introduzione all'opera e alla figura dell'amato autore, ch'egli riprende nuovamente in mano a distanza di tempo dal volume "Il Ragazzino e il Sole" da lui curato con le poesie per l'infanzia di Kosovel. Quest'opera offre l'occasione di far conoscere anche al pubblico italiano dei "non-addetti ai lavori" le liriche dedicate alla terra carsica, da lui tanto amata, di questo giovane letterato d'inizio Novecento detto anche il Rimbaud sloveno. Con un intervento finale di Alessandro Ambrosi e la copertina titolata: "Srecko" opera pittorica a tempera dell'artista triestina Claudia Cervo.
Il mio Carso
Scipio Slataper
Libro: Copertina morbida
editore: La Transalpina
anno edizione: 2015
pagine: 168
Scipio Slataper il 3 dicembre 1915 morì sul monte Podgora, in una azione di pattuglia per la quale si era offerto volontario. L'opera è quella di un giovane che sentiva di avere molto da dire ai giovani suoi contemporanei e che per questo si impegnò precocemente nella scrittura, a Trieste negli anni del liceo, poi a Firenze all'università, collaborando a giornali e periodici, impaziente di pubblicare i suoi scritti e di farsi conoscere, quasi presagisse la brevità della sua esistenza. Opera, forse im-perfetta - ma affascinante proprio per questo - di un giovane che si sentiva "poeta", anche se questa restò l'unica opera "creativa" che poté vedere pubblicata. La prefazione e le accurate note della curatrice sono necessario ausilio a contestualizzare il testo, non solo dal punto di vista storico ma anche psicologico dell'autore. L'analisi stilistica di questa prosa altamente espressionistica è la chiave per l'interpretazione degli slanci emotivi e delle pause di meditazione. Notevole lo sforzo didattico nella traduzione delle locuzioni dialettali tali da ricreare l'ambiente culturale triestino tanto diverso da quello fiorentino con cui Slataper si confronta.