Libri di Fabrizio Buttà
Una introduzione alla politica
Walter Lippmann
Libro: Libro rilegato
editore: Gangemi Editore
anno edizione: 2013
pagine: XXXII-189
La difficoltà di classificare Lippmann come conservatore o come libérale è sintomatica della sua indipendenza e del suo rigetto di ogni utopismo. La sua filosofìa politica può essere comunque seguita lungo un percorso coerente e lineare a partire dalle aurorali premesse di "A preface to politics" che, come dice lo stesso autore, vuole avere il significato di un inizio, di una prefazione al pensare, non di una conclusione né di un programma politico. Espressione della rivolta contro il 'formalismo' che caratterizzò la cultura americana degl'inizi del secolo XX, il libro fu la prima messa a punto del metodo d'indagine che Lippmann avrebbe seguito nel tentativo di stabilire una base filosofica per la 'scienza politica' e per la politica stessa: in esso sono presenti in nuce i temi, come quelli dell'informazione e della manipolazione del pubblico e degli strereotipi nell'opinione pubblica, che egli svilupperà in "Public opinion", o dell'etica pubblica, al centro di "A preface to morals", o della democrazia e della buona società, al centro di "The Good Society" e "Essays in the Public Philosophy". Il punto di vista di Lippmann, antideterministico e antimeccanicistico, fondato sul volontarismo e sull'azione dell'uomo 'inventore', pone l'esperienza piuttosto che i principi astratti a base dell'analisi e dell'azione politica e postula la rimozione degli idoli ideologici, religiosi, morali, come premessa per capire i bisogni degli uomini e farne maturare la vita civile.
Una prefazione alla morale
Walter Lippmann
Libro: Libro rilegato
editore: Gangemi Editore
anno edizione: 2012
pagine: XIX-249
"La disistima in cui i moralisti oggi sono caduti è dovuta al loro fallimento nel capire che, in un epoca come l'attuale, la funzione del moralista non è di esortare gli uomini ad essere buoni ma di spiegare quale sia il bene... Gli acidi della modernità stanno dissolvendo gli usi e le sanzioni ai quali gli uomini erano abituati. Il moralista, pertanto, non può comandare. Egli può persuadere soltanto e, per persuadere, deve dimostrare che il bene è la vitalità vittoriosa e il male una vitalità sconfitta... Ilmoralista è irrilevante, se non intrigante e pericoloso, a meno che... non [dia] una rappresentazione realistica delle scelte che l'esperienza indicherebbe come desiderabili... egli deve aiutare a comprendere i problemi dell'aggiustamento alla realtà... come gli uomini debbano riformare i propri desideri... Se facesse ciò, egli non avrebbe bisogno di chiamare la polizia né di evocare la paura dell'inferno... In un'età in cui il costume è dissolto e l'autorità è in crisi, la religione dello spirito non è soltanto un modello di vita... il suo principio è quello di "civilizzare" le passioni rendendole armoniose e serene... Nel regno dello spirito... non vi sono ricompense future per i mali del presente. Il male deve essere superato ora e la felicità raggiunta ora, perché il regno di Dio è dentro di te".