Libri di M. I. Marozza
Atque. Al grembo delle parole. Volume 28-29
Libro: Copertina morbida
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2022
pagine: 296
Contributi di Giuseppe Civitarese, Francesco Di Nuovo, Enrico Ferrari, Elena Gigante, Angiola Iapoce, Roberto Manciocchi, Maria Ilena Marozza, Giuseppe Martini, Paolo Francesco Pieri, Silvano Tagliagambe, Antonino Trizzino. Prefazione di Maria Ilena Marozza e Paolo Francesco Pieri. Argomenti: Intorno agli aspetti germinativi dell'esperienza estetica, con specifici riferimenti alla talking cure. In forma di dizionario; Cura e parola: un intreccio necessario; I tre paradossi della traduzione psicoanalitica; Parole che immaginano; "A me piace sentire le cose cantare". Variazioni sul tema dell'esperienza tra psicopatologia e filosofia; Resti inesprimibili. Transiti estetici nella talking cure; Musica, parola, gesto: lo "sguardo attraverso"; L'identità di terribile e felicità: sublime, sublimazione e unisono nell'arte e nella psicoanalisi; Musica involontaria. Il simbolo delle cose nelle cose stesse; La cura della parola incurabilis; Glossario di un lettore.
Atque. L'ordinarietà dell'inatteso
Libro: Libro in brossura
editore: Moretti & Vitali
anno edizione: 2013
pagine: 242
Questo fascicolo di Atque nasce dall'idea di indagare su quelle fasi del lavoro psicoterapeutico nelle quali ci si affida all'esperienza ordinaria, all'immediatezza dei vissuti e dei comportamenti, affrancandosi da forme di lettura dell'altro (e di sé) trasmesse da teorie o tradizioni di riferimento. È nostra convinzione che questi luoghi d'indagine abbiano da sempre segretamente caratterizzato ogni psicoterapia; che essi siano stati, e siano ancora, travolti da rappresentazioni e resoconti dogmaticamente fantasiosi di ciò che avviene in una seduta; che, viceversa, una maggiore attenzione a essi, e a ciò che in essi si insinua o si produce, possa costituire la via règia del contatto con quanto di sottilmente pervasivo e nascosto ci attraversa, ci lega agli altri e (nel rapporto con gli altri) ci costituisce. Riteniamo, in breve, che vada ampliata e posta in primo piano la pratica del sensibile, dell'immediato, dell'"afferrabile" all'interno del dialogo: non ci sono plessi più degni e produttivi di questi per giungere all'individuazione di quanto permea la nostra presenza e le nostre relazioni, evitando ricorsi ideologici o semplicistici all'"inconscio": riteniamo del resto che non ci sia aspetto più nascosto e inatteso di quello che ci coglie nel quotidiano, "nella nostra stessa dimora", come pure aveva intuito il Freud più sensibile. Come è usuale nella tradizione di Atque, la presentazione di queste prospettive terapeutiche avverrà tenendo in mente le loro intersezioni...