LietoColle: Solodieci

"Ho gettato nuove more / nel campo, le ho ridate alla terra / quelle more, le più acerbe / che faticavo a sciogliere piano / disfacendole con la lingua / contro il palato / more, e zolle smosse / e un ricordo acerbo, definitivo."

"Non ho negazione sufficiente / a soffiare relazioni nella mente. / Se la territorialità passiva decade / una nazione più delle altre tende / i frutti colti nelle strade / d'un nuovo popolo sintetico. / Ciò che rende uomo e uomo sfumati / nei tratti il limo e l'abbraccio / ciò che è differenza senza ripetizione / instaura la causa e il viatico..."

Un libriccino vegetale e memoriale, questo di Cremonte, dove la minuta osservazione - "alla Sandro Penna", o "alla Giampiero Neri", per intenderci, con debiti verso gli insegnamenti di Zanzotto riguardo l'albero e il "suo, specifico verde" - prevale sul senso lirico delle cose, eppure con "senso percepibile" che intercetta la pancia di chi scrive quanto quella di chi legge. La scelta del fotografo e delle fotografie è stata tutt'altro che semplice, perché il rischio di banalizzare temi così poco surreali sta sempre dietro l'angolo dell'"immagine per il testo", senza lo sforzo di costruzione di una scena più vasta tramite l'adozione di metaimmagini capaci di dilatare il percepito e di consentirne una lettura autenticamente "universale". Cosimo IV° Mancioli offre una parure di immagini che, anche attraverso la sequenza onirica, stanno sulla parola del Cremonte ma, nello stesso istante, "oltre la parola", consentendo di vedere ciò che la parola non raggiunge, donando perciò a questo libriccino la dimensione di un racconto compiuto.

Geppetto da mandato all'autore di chiamare a raccolta i suoi pezzi di legno, di lavorarli, anche di dare loro una collocazione spazio-logistica, sono bellissime le fotografie che corredano il libro, intercalate alle poesie, e lo rendono ancora più eloquente.

"Abdicare alle gambe / alla pelle, a un'idea greca / di bellezza d'isola, d'istmo / e di terra da riconquistare, / fino all'annullarsi della specie, / ai vuoti senza ricompensa."