Mondo Nuovo: Pigmalione. Arte e altre seduzioni
Filippo De Pisis. Diario 1931-'32
Chiara Strozzieri
Libro: Copertina morbida
editore: Mondo Nuovo
anno edizione: 2019
pagine: 189
Figura di spicco dell'arte italiana del Novecento, Filippo de Pisis (Ferrara, 1896 - Brugherio, 1956) trascorre nella Parigi degli anni Trenta un periodo di grande splendore dal punto di vista sia personale, che professionale. Da qualche anno ha lasciato l'Italia, dove il suo piglio estroso, il modo originale di vestire, lo slancio verso la nuova arte metafisica, gli avevano impedito di raggiungere il successo. E in Francia ha scoperto la vita libera, fatta di incontri con personaggi pieni di idee, di avventure amorose, di sperimentazioni artistiche che vogliono superare la grande pittura dell'Ottocento. Così de Pisis conosce una vera e propria esplosione creativa, che lo porterà a straordinari riconoscimenti da parte del pubblico e della critica. Il diario riprodotto, trascritto e analizzato da Chiara Strozzieri riguarda proprio questo momento felice: l'artista vi espone le sue teorizzazioni sulla pittura moderna, sul colore, sullo stile di vita innovativo che solo una città aperta come Parigi è in grado di recepire. Non mancano poi le riflessioni sull'amore, quello cercato per le strade e fatto di brevi incontri con giovani che diventano protagonisti dei suoi quadri e degli schizzi presenti nel diario. Lo studio puntuale di questi disegni, che affrontano i principali temi depisisiani, e della scrittura intima dell'artista, rappresenta, a dire di Sibylle de Mandiargues, pronipote di de Pisis e autrice della prefazione al testo, il principio di un nuovo e doveroso filone di approfondimento della complessa personalità del maestro ferrarese.
La seduzione della leggerezza. Tre sguardi eccentrici su D'Annunzio
Paolo Lagazzi
Libro: Libro in brossura
editore: Mondo Nuovo
anno edizione: 2023
pagine: 108
Sebbene abbia fatto, o proprio perché ha fatto della leggerezza una sorta d’imperativo categorico della sua ricerca, D’Annunzio corre di continuo il rischio della pesantezza. Nel suo virtuosistico mimare le danze degli uccelli o i soffi del vento, nel suo corteggiare “le forme delle vaste nuvole”, nella sua passione per il volo e nella sua libido d’azzurro intravediamo spesso un fortissimo spirito di gravità, un’inarginabile propensione per “le parole che pesano”. Eppure ci sono momenti in cui D’Annunzio riesce a schiudersi davvero a tutto quanto sta oltre la dura materia del tempo, le seduzioni del linguaggio eroico o la sostanza oscura e tortuosa dell’anima. Allora egli sembra intuire che, nascosta chissà dove, la vera leggerezza si rivela solo quando assecondiamo le sue ali palpitanti di farfalla chimerica rinunciando a imprigionarla nella rete ansiosa dei nostri desideri.