Salerno: Edizione Nazionale dei Commenti danteschi
Commento all'«Inferno»
Guiniforte Barzizza
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Salerno
anno edizione: 2022
pagine: 1020
Guiniforte Barzizza (Pavia 14061463), figlio prediletto del noto umanista Gasparino, è conosciuto perlopiú come giureconsulto dedito all’oratoria e ai classici, mentre degli altri suoi interessi letterari non resta oggi quasi piú memoria. Fra questi, acquista rilievo la composizione di un poderoso Commento all’Inferno, realizzato su esplicita richiesta del duca Filippo Maria Visconti nel 1438, quando ormai Guiniforte si era stabilmente trasferito a Milano. Secondo il progetto iniziale, il Commento si sarebbe dovuto estendere a tutta la Commedia, ma il silenzio della tradizione sulle altre due cantiche e i pochi dati ricavabili dai paratesti che lo precedono lasciano credere che la chiosa a Purgatorio e Paradiso non abbia mai visto la luce. Il Commento, strettamente legato all’ambiente che ne promosse la realizzazione, non ha goduto di grande diffusione: la morte del committente (1447), ultimo della propria dinastia, e con essa la conseguente dispersione della biblioteca di famiglia ebbero non poco peso sul silenzio da cui fu presto avvolto il testo. Le poche testimonianze manoscritte giunte fino a noi, tutte di area lombarda, entrarono nei fondi della Bibliothèque Royale o in collezioni private, togliendo visibilità all’opera. Se ne recuperò memoria soltanto quattro secoli piú tardi, quando l’avvocato imolese Giuseppe Zacheroni, esule a Marsiglia, ne pubblicò il testo con la collaborazione degli editori Mossy e Molini (1838). L’edizione Zacheroni si fondava in larga parte sull’esemplare di dedica fortunosamente ritrovato pochi anni prima in Dordogna dal pubblicista Gaston de Flotte, qua e là integrato attraverso la consultazione di un secondo codice. Benché prestigiosa sotto il profilo tipografico, l’edizione – la sola fin qui disponibile – ha stabilito un testo altamente inaffidabile, guastato da numerosi errori di lettura e da tagli arbitrari. Sulla base di ulteriori acquisizioni filologiche, la presente edizione fornisce il primo testo critico del Commento. La collazione del testimoniale ha inoltre portato alla luce indizi circa la sussistenza di almeno due fasi elaborative: questo dato, fin qui insospettato, emerge in tutta la sua rilevanza se si considera che alla fase elaborativa piú tarda sono da addebitare migliorie esegetiche di discreto rilievo. Il Commento di Barzizza offre una preziosa testimonianza di gusti che vanno progressivamente trasformandosi e di nuove modalità di lettura del poema, ormai stabilmente acclimatatosi in Lombardia: se pure la corte viscontea dell’epoca condivideva pochi valori con la Firenze di primo Trecento, di certo non poteva non subire il fascino della sua migliore letteratura in volgare.
La «Divina Commedia» di Dante Alighieri
Pompeo Venturi
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Salerno
anno edizione: 2022
pagine: 1248
Diversi motivi rendono il commento alla Commedia di Pompeo Venturi uno dei momenti più importanti della storia della fortuna di Dante. Pubblicato a distanza di oltre un secolo e mezzo dai commenti cinquecenteschi di Alessandro Vellutello, Lodovico Dolce e Bernardino Daniello – seguiti, com'è noto, da un lungo periodo di improduttività esegetica –, esso costituisce infatti la prima manifestazione rilevante, nell'ambito dell'esegesi, del grande "risorgimento" settecentesco degli studi danteschi. Notevole anche come documento del mutato rapporto dei gesuiti con Dante. L'opera di Venturi nasce perciò con uno scopo didattico, agevolare e orientare la lettura e l'interpretazione di un testo, la Commedia, sempre più ritenuto fondamentale per la formazione morale dei giovani, né trascurabile ne è l'obiettivo di creare uno strumento con cui venisse rafforzata ed estesa l'egemonia pedagogica e culturale dei gesuiti nella società italiana. Al di là delle segrete intenzioni, comunque, scopo primario dell'impresa è di procedere a un significativo ammodernamento dell'interpretazione di Dante, per cui realmente, all'esame oggettivo, numerosi sono i passi in cui risultano avanzate proposte esegetiche diverse da quelle dei commenti precedenti.
Comentum. Redazione ashburnhamiano-barberiniana
Pietro Alighieri
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Salerno
anno edizione: 2021
pagine: 1304
Delle tre redazioni note del "Comentum" di Pietro Alighieri, figlio di Dante e giurista (Firenze 1300-Treviso 1364), la seconda, detta ora “ashburnhamiano-barberiniana”, è certamente la meno conosciuta e finora l’unica inedita nella sua integrità. Realizzata tra il 1342 e il 1355, trasmessa da due soli testimoni conservati (Ashb. 841 della Bibl. Medicea Laurenziana di Firenze, Barb. Lat. 4029 della Bibl. Apostolica Vaticana), la seconda stesura segue la prima nella scelta della lingua, il latino, e nell’estensione a tutte e tre le cantiche, ma non sempre nel contenuto e nell’uso delle fonti, dove si osserva una profonda rielaborazione. L’edizione critica che qui si offre restituisce agli studi danteschi un’importante fase del lungo lavoro di Pietro, e l’introduzione e gli apparati che la accompagnano sono mirati a indagare nei dettagli i rapporti fra le tre redazioni e la loro autenticità, oltre che l’uso delle fonti e dell’esegesi pregressa, cui viene fatto ampio ricorso. Il "Comentum" offre spunti esegetici validi ancora oggi, in particolare per due aspetti: da un lato, la straordinaria attenzione alla varia lectio del poema, per cui vengono proposte per la Commedia alcune lezioni rare, degne di attenzione, in qualche caso promosse a testo da Giorgio Petrocchi. Dall’altro, per le innumerevoli citazioni filosofiche, patristiche e letterarie, che assumono particolare pregio quando Pietro individua con notevole precisione le fonti di alcuni passaggi del poema, al punto di essere utilizzate ancora dai moderni commentatori. Queste caratteristiche accomunano, non a caso, le due redazioni posteriori: se nella prima l’obiettivo era un’interpretazione generale del capolavoro paterno, non sempre legata strettamente al dettato dantesco, l’atteggiamento del commentatore, in un secondo momento, si modifica: fedele comunque all’iniziale progetto, in seconda e terza redazione si sofferma molto più spesso sulla lettera del poema, aggiungendo una notevole quantità di chiose volte alla comprensione puntuale dei versi danteschi, e dimostrando la conoscenza di opere e nozioni rarissime. Per questi motivi, la redazione "ashburnhamiano-barberiniana" del Comentum è da considerarsi una chiave di volta nell’interpretazione che della Commedia offre il figlio di Dante e, più in generale, un testo centrale nel panorama dell’esegesi dantesca antica.
Dante con l'Espositione
Bernardino Daniello
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Salerno
anno edizione: 2021
pagine: 1512
Il Dante con l'espositione del lucchese Bernardino Daniello (Venezia, 1568) contiene l'ultimo commento integrale e continuo del Cinquecento, dando conclusione a un percorso esegetico che si era ininterrottamente protratto lungo i due secoli precedenti, a partire dalle note di Jacopo Alighieri. Tale posizione cronologica rende la lettura di Daniello interessante per capire quanto fosse rimasto, e come, delle interpretazioni precedenti, all'alba di un nuovo periodo - il Seicento - in cui gli interessi danteschi avrebbero subito una drastica flessione negli studi. A più riprese tacciate di plagio e di scarso acume dalla critica otto-novecentesca, le chiose danielliane vengono sottoposte nell'Edizione Nazionale a un'analisi obiettiva, che ne rivela le peculiarità e i tratti originali. L'opera di Daniello è importante però non solo a livello contenutistico ma per la sua particolare storia editoriale. Nel volume, pubblicato postumo, la versione della Commedia cui si affiancano le note del lucchese è diversa da quella (o quelle) che lesse per compilarle. Le discrepanze rilevate fra la forma del poema fissata dall'editore e quella desumibile dalle chiose, sono state esaminate in più di trenta fra incunaboli e cinquecentine, al fine di risalire alle fonti di Daniello e di ricostruirne le modalità di impiego.
Ottimo commento alla «Commedia»-Chiose sopra la «Comedia»
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Salerno
anno edizione: 2018
pagine: 3288
Questa edizione, appositamente allestita per l'«Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi», offre per la prima volta all'attenzione degli studiosi e dei lettori il testo critico del più importante commento integrale alla Commedia di area fiorentina, realizzato intorno al 1334 (a soli tredici anni dalla morte del poeta) da un anonimo esegeta, che dichiara addirittura la propria personale conoscenza e consultazione dell'Alighieri («Io scrittore udii dire a Dante»). L'opera si configura come una summa di tutte le precedenti esperienze interpretative, messe a frutto mediante una tecnica compilatoria mirata a proporre una varia lectio ermeneutica, che si vuole discutere e disciplinare. Nell'ambito dell'esegesi dantesca delle origini, l'opera ricopre un ruolo di assoluto rilievo anche per la purezza del suo volgare, apprezzata e valorizzata fin dal XVI secolo dagli Accademici della Crusca, che vi trassero oltre 1.400 lemmi per la prima edizione del loro Vocabolario (1612), attribuendogli altresì, in ragione dei suoi pregi linguistici, la lusinghiera qualifica di Ottimo, divenuta poi canonica.
Chiose sopra la «Comedia»
Libro: Libro rilegato
editore: Salerno
anno edizione: 2018
pagine: CXIII-820
Elaborate tra il 1337 e il 1341-'43, le "Chiose sopra la 'Comedia'" rappresentano uno dei prodotti più articolati e complessi della prima esegesi dantesca: esteso alle tre cantiche, il commento è tràdito da tre testimoni (New York, Morgan Library & Museum, M676; Bibl. Apostolica Vaticana, Barber. Latino 4103; ivi, Vatic. Latino 3201), più uno parziale (Paris, Bibliothèque Nationale de France, Fonds Italien 70). Sin dai pionieristici studi di Giuseppe Vandelli, queste glosse sono state considerate come un ultimo stadio redazionale dell'Ottimo Commento, il frutto del ritorno sul proprio testo dell'autore (ancora anonimo) di quel Commento: un'attenta analisi filologica e critica ha tuttavia smentito tale ipotesi, restituendo valore autonomo a un progetto ermeneutico del tutto originale. «Cominciano le chiose sopra la Comedia di Dante Alleghieri tratte da diversi ghiosatori»: così recita programmaticamente la rubrica incipitaria (da cui è tratto il titolo scelto per l'edizione), lasciando immediatamente intendere l'obiettivo primario del commentatore, quello, cioè, di allestire un sistema di note che potesse giovarsi innanzitutto della pregressa esegesi. Non solo dunque l'apporto originale nell'elaborazione delle glosse, con un sapiente ricorso alle piú disparate fonti, talvolta "hapax" tra gli esegeti danteschi, rivela la cultura, la sensibilità, dell'autore, ma anche e soprattutto la disinvoltura con cui egli si rapporta con i commenti sino a quel momento elaborati dimostra certamente che con le Chiose sopra la (Comedia' l'esegesi dantesca arriva a un punto nodale della sua storia trecentesca. Al commento dell'Amico dell'Ottimo si dovrà riconoscere, infatti, il non banale merito di aver razionalizzato con intelligenza una ingente mole esegetica (da Jacopo Alighieri alle Chiose Palatine, da Grazíolo Bambaglioli a Iacomo della Lana, all'Ottimo, a, probabilmente, l'Anonimo Latino e le Expositiones di Guido da Pisa), vagliandone le opzioni, scegliendo tra esse, talvolta discutendole o criticandole. Il risultato è un'esegesi variegata, articolata, che prova a non tralasciare alcun verso, ma al contempo sintetica, compatta, tendente ad evitare le ondivaghe digressioni dei modelli di riferimento e con una costante attenzione al disvelamento del dato letterale e del "vero" allegorico, in ossequio ai dettami del Convivio (opera per altro conosciuta e citata, al pari di altre "minori" dantesche, come la Vita nuova, la Monarchia, l'Epistola XIII). Questa imponente edizione restituisce, dunque, alla comunità degli studiosi e degli appassionati il lavoro di uno dei piú interessanti e originali commentatori danteschi del Trecento, che potrà costituire uno strumento prezioso per la lettura e l'interpretazione della Commedia.
Officiolo. Commentario all'edizione in fac-simile
Francesco da Barberino
Libro: Libro in brossura
editore: Salerno
anno edizione: 2017
pagine: 228
Il manoscritto noto come l'“Officiolo” di Francesco da Barberino, di cui a lungo è stata rimpianta la temuta perdita, fino al fortunoso ritrovamento nella primavera-estate del 2003, non solo ha riportato di attualità un tema di eccezionale interesse – la figura e l'opera di uno straordinario intellettuale toscano vissuto tra il secondo Duecento e il primo Trecento, Francesco da Barberino, recuperate in collegamento con il suo lavoro più celebrato e più suggestivo –, ma ha schiuso orizzonti nuovi nel campo dell'alta cultura dell'Italia mediana, tosco-emiliano-veneta, tra la fine del XIII e gli albori del XIV secolo, focalizzata sui nomi illustri di Giotto per l'arte figurativa, di Dante sul piano linguistico e letterario (con tutto ciò che si muove intorno a loro). L'“Officiolo” di Francesco si distingue come il più antico "libro d'ore" italiano conosciuto a quella altezza cronologica (1304-1309): il primo libro di preghiere, costruito «nell'uso di Roma», cui viene aggiunto in fine un originale trattato allegorico sulla Speranza (ai ff. 165r-172v), che dà una connotazione del tutto inusuale a tale tipo di compilazioni. Si aggiunga che, nella prospettiva dell'alta cultura linguistica e letteraria italiana in formazione, mentre si va plasmando la nuova lingua volgare e Dante, operando la sua ardita, geniale opzione per il toscano contro il latino, fonda la letteratura italiana con quella che resterà la più complessa e fascinosa opera letteraria di tutti i tempi, la Commedia (poi la Divina Commedia); Francesco – già noto come il primo che ne abbia lasciato menzione (ante 1314), forse il primo che ne abbia avuto conoscenza diretta, almeno dell'“Inferno”, quando ancora il poema era in corso di scrittura – si scopre ora autore di quell’“Officiolo” che si segnala come il probabile primo documento della suggestione esercitata dagli scenari infernali di Dante sull'immaginario dei suoi lettori contemporanei e postumi. Al tempo stesso, mentre nelle aree più avanzate dell'Italia mediana e settentrionale (ma non solo di queste) si sviluppa una vivace dialettica tra l'arte figurativa e la scrittura, mentre Giotto va elaborando nuove forme espressive che porteranno a un rivoluzionario rinnovamento della pittura italiana sullo scorcio del Medioevo, l'“Officiolo” di Francesco da Barberino offre la prima attestazione del fascino esercitato da Giotto, soprattutto l'affrescatore della Cappella degli Scrovegni, sull'arte pittorica contemporanea impiegata a illustrazione del discorso verbale. La riproduzione in facsimile dell'“Officialo”, fedele all'originale, offre una preziosa documentazione, aperta alla fruizione del grande pubblico, della più spettacolare invenzione iconografica nell'arte della miniatura italiana fra Due e Trecento: il capolavoro, imprevedibile nella sua magnificenza, di uno straordinario intellettuale dell'autunno del medioevo. Questo “Commentario”, affidato alle cure di studiosi tra i più esperti nei diversi settori di indagine, tenta di operare una prima focalizzazione storica del manoscritto, ormai definito come l'“Officiolo” di Francesco da Barberino, e dei suoi possibili o probabili rapporti con la più alta cultura letteraria e figurativa contemporanea.
Comedia di Dante con figure dipinte. Commentario
Luca Marcozzi
Libro: Libro in brossura
editore: Salerno
anno edizione: 2015
pagine: 140
L’esemplare della Commedia con il commento di Cristoforo Landino pubblicato a Venezia da Pietro Piasi nel 1491, e conservato presso la Casa di Dante in Roma presenta a corredo del testo un apparato di postille e di figure dipinte che illustrano i passaggi salienti del poema di Dante. Il fitto mistero che ha a lungo circondato il loro autore solo in anni recenti si è dissolto per far emergere la figura di Antonio Grifo, poeta e cortigiano veneziano vissuto negli ultimi anni del Quattrocento a Milano, nell’ambiente raffinato della corte di Ludovico il Moro. Il commentario è a corredo della riproduzione in facsimile dell’opera e illustra dettagliatamente tutte le figure dipinte sui margini della Commedia (quasi quattrocento, cui si aggiungono centinaia di decorazioni minori e motivi floreali). Arricchiscono il commentario un’approfondita introduzione all’opera e all’autore e alcune tavole di confronto che illustrano il rapporto delle figure del Grifo con l’arte della propria epoca e con la tradizione iconografica della Commedia.
Discorso sopra la prima cantica della «Commedia»
Vincenzio Buonanni
Libro: Libro rilegato
editore: Salerno
anno edizione: 2014
pagine: 491
Pubblicato a Firenze nel 1572 con dedica a Francesco I de' Medici, il "Discorso sopra la prima cantica del divinissimo teologo Dante d'Alighieri del Bello, nobilissimo fiorentino, intitolata 'Commedia'" doveva costituire, nelle speranze del suo autore Vincenzio Buonanni (del quale sono purtroppo ignoti i dati biografici), il primo tomo - rimasto poi l'unico edito - di un progettato vasto commento al poema dantesco. Membro dell'Accademia Fiorentina, Buonanni si proponeva di restaurare il testo originale sulla base di antichi codici e al contempo di illuminarne i punti oscuri mediante un'esegesi attenta alle suggestioni della cultura umanistica. Nel clima della Controriforma, egli si proponeva inoltre di continuare la tradizione del commento filosofico-morale ai versi di Dante, rinunciando però alla sistematicità di altri interpreti per la scelta originale della misura - sempre varia - della chiosa, quasi avesse di fronte un classico greco o latino per cui approntare un adeguato corredo di glosse. Linguista ed erudito, il Buonanni propose per il dettato una singolare riforma ortografica al fine di rendere perspicua la pronuncia del testo trecentesco e attuò insieme una complessa strategia ermeneutica, basata su un poderoso sistema di fonti (anche di letteratura greca antica e bizantina), ulteriormente vivacizzato da dotte polemiche con l'ambiente fiorentino (dal Landino al Lasca) e veneziano (Bembo). Furono però proprio queste diatribe a causare l'interruzione dell'opera...
Expositiones et glose. Declaratio super «Comediam» Dantis
Guido da Pisa
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Salerno
anno edizione: 2013
pagine: 1360
Considerate da Edward Moore proprio "il tipo di commento che Dante stesso avrebbe scritto sulla Commedia", le "Expositiones" del Carmelitano Guido da Pisa sull'"Inferno" costituiscono uno dei prodotti più singolari e affascinanti dell'esegesi trecentesca. Composte a partire da una data sufficientemente alta da influenzare già "le Chiose Palatine" e l'"Ottimo Commento", e rielaborate fino al 1335-40, esse si caratterizzano, in primo luogo, per la spiccata personalità del loro autore, religioso e poeta egli stesso, e per l'originalità di alcune sue proposte ermeneutiche. Altro aspetto distintivo dell'esegesi guidiana è poi l'imponente sforzo di identificazione della fitta trama di fonti classiche che Dante mette a frutto nel suo poema. È così che, per la prima volta, estese citazioni da Virgilio, Ovidio, Lucano, Stazio - e si aggiungano pure, in misura minore, Boezio e Seneca - entrano stabilmente a far parte del corredo esegetico della "Commedia". Appendice a cura di Paola Locatin
Chiose alla Commedia
Andrea Lancia
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Salerno
anno edizione: 2012
pagine: 1312
Il commento in volgare di Andrea Lancia alla Commedia rappresenta una scoperta recentissima nel panorama degli studi danteschi. Conservato nel ms. II I 39 della Bibl. Nazionale Centrale di Firenze, a lungo passato inosservato e ora riconosciuto autografo, fu realizzato tra il 1341 e il 1343 dal colto notaio fiorentino, personaggio di rilievo nella vita del Comune di Firenze, amico e collaboratore di letterati quali Giovanni Boccaccio e Giovanni Villani. L'edizione offre il testo integrale delle Chiose, finora inedite, corredato da un'introduzione e un commento, che consentono di verificare la sua portata innovativa nei confronti dell'antica esegesi alla Commedia (in particolare dell'Ottimo Commento, a lungo e indebitamente attribuito proprio al Lancia). Il commento del Lancia si avvale della lettura di molte opere classiche e medievali, e anche della conoscenza di opere del grande poeta fiorentino che pure ebbero circolazione rarissima e che lui cita esplicitamente: in primis il Convivio e l'Epistola a Cangrande; esso è dunque uno strumento privilegiato per accostarsi al poema dantesco attraverso gli occhi di uno dei suoi primi e più intelligenti lettori.
Commento alla «Commedia»
Iacomo della Lana
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Salerno
anno edizione: 2009
pagine: 2892
Databile tra il 1323 e il 1328 (poco dopo la morte di Dante, avvenuta nel 1321). Quello di Iacomo della Lana è il primo commento integrale alla Divina Commedia, subito apprezzato dai lettori non solo per l'uso del volgare (quando gli altri glossatori preferivano il latino), ma per l'acume dell'interpretazione e la chiarezza espositiva. Il commento del Lana non si limita agli aspetti retorici e grammaticali, ma affianca alla spiegazione letterale dei passi danteschi un'esposizione organica dei problemi dottrinari, filosofici e allegorici: a corredo delle parafrasi interpretative Lana inserisce dettagliati racconti mitologici, biblici, di storia antica e moderna. La notevolissima fortuna che conobbe il commento lanèo è testimoniata dall'elevato numero di codici che lo tramandano (oltre un centinaio): anche il successivo e importante Ottimo Commento incorpora interi brani o sezioni del commento, a conferma dell'indubbio prestigio di cui godeva il lavoro di Iacomo della Lana.