Un combinato caos di significati e simboli investe la drammaturgia di Andrea Garbin in cui surrealismo, dada, patafisica, teatro della crudeltà e dell’assurdo convivono, conducendoci all’omicidio o al suicidio del senso esistenziale, quindi, in questa falsa epoca, di ogni possibile presente e futuro ardore di stampo sociale. L’anarchia del dolore domina, stemperata, ironicamente, da un chiacchiericcio di fondo tipico dell’ipocrita sistema in cui ci dibattiamo, e dalla piccolezza mentale dei più che ci attorniano. Perciò esistenza-non esistenza che volteggia in una danza a volte grottesca, a volte macabra, a volte superfluamente banale in cui la bestemmia non verso Dio o il Cristo bensì nei confronti della loro creazione, oppure, viceversa, di coloro che li hanno creati, cioè gli esseri umani, risulta infine carezza e lieve sfumatura acquerellata entro la tragedia che Garbin “tenta” di narrare. “Tenta”, perché, volutamente, l’autore non dà coscienza compiuta al suo racconto, mutilandolo o dilatandolo all’occorrenza, in particolare quando un briciolo di consapevolezza invade il lettore-spettatore, così da depistarlo, per ricondurlo, inesorabilmente, al dubbio.
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L'inferno di Marlene
Titolo | L'inferno di Marlene |
Autore | Andrea Garbin |
Editore | Gilgamesh Edizioni |
Formato |
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Pagine | 32 |
Pubblicazione | 03/2020 |
ISBN | 9788868674380 |
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