Intorno al 1596 sia Caravaggio sia Giordano Bruno respirano l'aria di Roma: l'uno è sulla strada per intraprendere una brillante carriera artistica, l'altro è prigioniero dell'Inquisizione pontificia già dal 1593. Se è poco probabile che Caravaggio si dedicasse a letture filosofiche, è sicuro che Bruno, nella sua cella delle carceri del Sant'Uffizio, non vide mai un quadro di mano del Caravaggio. Eppure, a dispetto di esistenze cosi separate, l'autrice ben ci racconta come i due uomini furono accomunati da un approccio al reale in contrasto col principio d'autorità vigente nella cultura coeva e incentrato sull'esperienza personale e diretta del mondo, trasformato in un universo di immagini, che adombrano verità più profonde. Per il filosofo, il pensiero umano è come un pittore. Per l'artista, le immagini sono un modo di pensare. Prefazione di Claudio Strinati e Michele Ciliberto.
Caravaggio, Giordano Bruno e l'invisibile natura delle cose
| Titolo | Caravaggio, Giordano Bruno e l'invisibile natura delle cose |
| Autore | Anna Maria Panzera |
| Collana | Le gerle, 6 |
| Editore | L'Asino d'Oro |
| Formato |
|
| Pagine | 181 |
| Pubblicazione | 05/2011 |
| ISBN | 9788864430539 |

