"Al tempo in cui venne scritta Lettera a una professoressa,l’arabo non si studiava nelle scuole europee: il potere si guarda bene dal fare studiare le lingue degli oppressi e dei diseredati.Una scelta compiuta un po’ per disprezzo, un po’ per calcolo: sei poveri si uniscono, lo scettro dei potenti può vacillare! A Barbiana invece l’arabo si studiava perché era una scuola di liberazione. E siccome la liberazione non avviene per concessione dall’alto, ma per conquista dal basso, a Barbiana si studiavano tutte le lingue possibili perché si riteneva fondamentale che i poveri potessero comunicare fra loro per rompere insieme le catene dell’oppressione. Personalmente non avevo ancora quindici anni quando cominciai a studiare l’arabo. A Barbiana vigeva la convinzione che per quanto possibile lo studio non deve essere una fatica, ma un divertimento, per cui le lingue si studiavano attraverso l’ascolto e la ripetizione, in modo da impararle come fanno i bambini." (Dall'introduzione di Francesco Gesualdi)
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Lettera a una professoressa
| Titolo | Lettera a una professoressa |
| Curatori | Dimitris Argiropoulos, Scuola di Barbiana |
| Traduttore | Hisam Allawi |
| Argomento | Società, scienze sociali e politica Educazione |
| Editore | Athenaeum Edizioni Universitarie |
| Formato |
|
| Lingua | arabo |
| Pagine | 316 |
| Pubblicazione | 06/2020 |
| ISBN | 9788832158151 |
€31,00
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