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Strano interludio. Arti nell'Italia fascista

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Strano interludio. Arti nell'Italia fascista
Titolo Strano interludio. Arti nell'Italia fascista
Autori ,
Argomento Scienze umane Storia
Editore Minerva Edizioni (Bologna)
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 192
Pubblicazione 09/2025
ISBN 9788833247953
 
Prossima pubblicazione, disponibile dal 03-09-2025
29,00

 
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Il libro è di prossima pubblicazione
1922, a Firenze, Palazzo Pitti, s’inaugura la mostra Pittura italiana del Sei e del Settecento. 1942, Roma ospita l’Esposizione Universale. Terminus a quo e terminus ad quem all’interno dei quali si dispiega la controversa trama delle esposizioni che in Italia si sono organizzate in quello “strano interludio” – per utilizzate il titolo dell’opera teatrale di Eugene O’Neill – che attraversa le due guerre mondiali e si sovrappone con la vicenda storico-culturale del fascismo. Il volume investiga dunque le mostre del fascismo, le operazioni celebrative e propagandistiche che il regime promuove, ma anche la complessità e le ambivalenze delle operazioni culturali ed espositive che nel fascismo si manifestano. Dunque non solo le grandi manifestazioni per il “decennale della rivoluzione” nel 1932 e l’imponente – e per certi versi decisiva – mostra Augustea del 1937; non solo i contrapposti, agonistici premi Bergamo e Cremona; ma il variegato dispiegarsi di interessi che risultano emergere con forza grazie a personalità quali Margherita Sarfatti, Ardengo Soffici, Pietro Maria Bardi, F.T. Marinetti, Cipriano Efisio Oppo, Nino Barbantini, Mario Sironi, Antonio Maraini. Le mostre nello strano interludio risultano essere una sorta di cartina di tornasole capace di evidenziare non solo profonde differenze d’intenti e di “visione” sulle arti visive, sul loro statuto e sulla loro funzione, ma paiono gettare le basi sul ruolo che le mostre d’arte svolgono all’interno della programmazione culturale di una Nazione. Le arti nello strano interludio, “italiane perché fasciste”, come si augurava Soffici, non sono “fasciste” perché resta irrisolto il problema del loro rapporto con gli strumenti che il regime mette in atto per irregimentarle. Nemmeno l’irrigidimento delle gerarchie espositive e l’inquadramento sindacale sono garanzia contro la possibilità che la realtà – politica e sociale – si infiltri attraverso maglie in apparenza impenetrabili. Scuola romana, astrattismo lombardo, “Corrente”, sono casi emblematici.
 
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