Narrando della Grande Dea Madre si è inteso rivitalizzare la coscienza contemporanea sull'inscindibile legame umano con l'òikos primario, ovvero con la nostra prima casa, cioè la Natura di cui la donna è custode e prima garante. Proprio in tale promessa, s'innesta l'arcaico culto della Grande Dea di cui ogni donna conserva la memoria atavica, foriera di una società non più basata sulla competizione e sulla prevaricazione di genere, ma sulla concordia degli opposti, pur nel rispetto della loro diversità costitutiva. Ne deriva l'analisi di un modello ancestrale su base universale, culturale e cultuale nonché iconografico (spirale, chevron, uovo, svastica, clessidra, elibelinde, trapezio…) che ha dato vita a un impianto celebrativo che si è protratto nel tempo e di cui ancora ci è dato goderne l'eredità simbolica. Eredità, tanto più avvalorata dal portato storico e archeologico, che ci conferma come le prime rappresentazioni divine create dall'umanità in tutto il globo terrestre avessero sembianze esclusivamente femminili: la donna che incarna la forza creativa universale tramite il proprio potere procreativo, nutritivo e protettivo.
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Una volta dio era femmina. Il femminino sacro dalla gilania al patriarcato
Titolo | Una volta dio era femmina. Il femminino sacro dalla gilania al patriarcato |
Autori | Costanza Bondi, Terenzio Del Grosso |
Collana | Women @ work |
Editore | Bertoni |
Formato |
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Pagine | 224 |
Pubblicazione | 10/2021 |
ISBN | 9788855354004 |
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