C’è una traiettoria, spesso carsica, della filosofia moderna, che recupera istanze del pensiero tardoantico e medievale per assegnare alla phantasia (o imaginatio) un ruolo determinante nella produzione del ragionamento filosofico e scientifico. Non solo una facoltà conoscitiva e non meramente riproduttiva, ma quella facoltà che per il fatto di proiettarsi potenzialmente all’infinito, sfonda i confini di un mondo chiuso e apre la prospettiva del ‘soggetto teoretico’ su un universo infinito, o meglio, su uno spazio ideale proteso verso un punto all’infinito. I teorici dell’arte del Quattrocento, Cusano, Leibniz, Wolff e Kant sono solo alcune delle tappe di questa traiettoria, ciascuna a proprio modo esemplare di una funzione immaginativa capace di potenziare la ricchezza e la flexibilitas dello spazio mentale e di portare il sapere umano a forzare continuamente i propri limiti. Su di esse si concentra questo lavoro con l’intento di ricostruire, sulle linee di una Kulturwissenschaft, l’articolata genealogia di quella funzione dell’anima cieca eppure indispensabile (l’immaginazione) senza la quale, per Kant, non sarebbe possibile avere alcuna conoscenza.
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La mente come specchio flessibile
Titolo | La mente come specchio flessibile |
Autore | Francesco Brusori |
Argomento | Scienze umane Filosofia |
Collana | Le sfere |
Editore | Edizioni Pendragon |
Formato |
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Pagine | 446 |
Pubblicazione | 01/2021 |
ISBN | 9788833644240 |
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