Il bambino non è, come voleva Rousseau, un semplice homunculus, ovvero un uomo in miniatura non ancora completo, bensì un essere sui generis, il cui sviluppo affettivo e cognitivo passa attraverso fasi differenziate e obbedisce a leggi proprie. È questo l'assunto fondamentale da cui parte Jean Piaget e che segna la sua intera opera: la differenza qualitativa tra il pensiero adulto e quello infantile. Così, quelle nozioni e rappresentazioni che all'adulto possono apparire come il risultato di una lettura immediata della realtà, sono invece il prodotto di una progressiva coordinazione di dati o attività più elementari da parte del bambino: sono insomma l'esito di un processo di "costruzione", irriducibile alle leggi della natura fisica e biologica. L'introduzione di queste metodologie specifiche sono la sfida e il principale contributo di Jean Piaget alla conoscenza scientifica.
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La rappresentazione del mondo nel fanciullo
| Titolo | La rappresentazione del mondo nel fanciullo |
| Autore | Jean Piaget |
| Traduttore | M. Villaroel |
| Collana | I grandi pensatori, 55 |
| Editore | Bollati Boringhieri |
| Formato |
|
| Pagine | XXXII-432 |
| Pubblicazione | 03/2013 |
| Numero edizione | 4 |
| ISBN | 9788833924458 |
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