«Da sempre, la poesia di Remigio Bertolino appare come una voce emersa dal tempo; il poeta di Mondovì ci parla di un mondo di neve e ghiaccio, di vite al chiuso, in una “scura tana” (A mezzogiorno, in Litre d’ënvern, Aragno 2015), tenute in vita da “tuberi secchi” (T.S. Eliot): vite elementari, di pura sussistenza, che egli preleva da un immaginario archetipico che, appunto, è universale e non semplicemente ascrivibile al “mondo dei vinti” delle pianure, delle vallate e delle montagne del cuneese come fu ritratto da Nuto Revelli. Anche se questi versi scritti sotto la visione ossessionante del Monviso mostrano uno strenuo legame con quella terra, ci mostrano infatti come un forte senso del radicamento territoriale e culturale possa diventare il mezzo per aprirsi all’universalità: il loro afflato è comprensibile a tutti, perché a tutti un lungo inverno e una poca estate parlano di un mondo tragico, in cui la gioia è circonfusa di un alone di nebbia, e di un freddo che non è solo atmosferico.» (Dalla Prefazione di Mauro Ferrari)
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Ùltime reuse. Ultime rose
Titolo | Ùltime reuse. Ultime rose |
Autore | Remigio Bertolino |
Prefazione | Mauro Ferrari |
Editore | Puntoacapo |
Formato |
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Pagine | 120 |
Pubblicazione | 10/2021 |
ISBN | 9788866793069 |
€15,00
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