Tomolo Edizioni: Sussurri colorati

«Mamma, parola che alita dai primordi dell’umanità e nella quale ognuno di noi riconosce il punto fermo della sua vita. Per questo da sempre, vivendole accanto, ho appreso da mia madre l’amore per la vita, per l’arte, per la musica, per riempire di colore ogni attimo vissuto. Tra una lacrima e un sorriso, ho scritto parole e musiche per esprimere la sintonia unica tra me e mia madre Agnese. Con questo libro vorrei donare armonia e pace a chi vive gli stessi sentimenti e prova le stesse emozioni di fronte alla solitudine e allo smarrimento della perdita, non dimenticando la presenza di protezione e aiuto degli angeli a cui siamo affidati sin dalla nascita».

Pur non potendo rimpiazzare il calore di un abbraccio o l’intimità delle chiacchiere fatte davanti a un caffè, l’amicizia virtuale ha avuto, e continua ad avere, il grande pregio di avvicinare persone che in condizioni normali non sarebbero raggiungibili, a causa per esempio di una notevole distanza fisica. Settembre volgeva alla fine Quando gioioso Apparve l’arcobaleno Ad unire il maestoso pino Alla slanciata tuia orientale Subito la foto volò Nell’abitazione dell’amica virtuale Sull’altro versante del mare “In un baleno Un arco Unisce I più lontani cieli” Mi rispondesti. (Da "L'arcobaleno dell'amicizia virtuale")

"Non mi rimprovero di stare nella retrovia: c’è chi è avventuroso e chi ritroso. Anch’io so esser luminoso, ma dalla periferia! Ogni volta che sono al centro dell’attenzione sono bloccato dall’emozione e non riesco ad esternare la persona ed i pensieri che ho nel cuore." (da “Luce di periferia”, di Matteo Casali)

Probabilmente, molto più della prefazione, ci aiuta a conoscere il poeta la brevissima poesia iniziale dall'evocativo titolo "Periferico". In essa, il poeta esprime in pochi, incisivi versi la sua personalità schiva, che rifugge la centralità delle luci della ribalta per rifugiarsi nella penombra e da lì osservare tutti, persino se stesso. In questo suo terzo libro di poesie, Alberto fa delle "piante amiche" il fulcro della sua vita: esse impigliano fra i loro rami, siano essi spogli o frondosi, le emozioni e i ricordi più intimi che ruotano loro attorno nel turbinio di eventi che è la vita di tutti noi. Sono piante spesso ignorate, come il latte di gallina, dal poeta definito "umilissimo, da tutti snobbato" o il philadelphus, che riporta alla mente ricordi di speranza nella difficile primavera del '45 del secolo scorso. Piante care al poeta perché come lui destinate a guardare da lontano la vanagloria dei propri simili più appariscenti...

Scomode le sono per davvero queste poesie, che non lasciano al lettore la possibilità di dimenticarsi dell’ingiustizia e della falsità, che fin dall’originale dedica iniziale dell’autore chiedono a gran voce di essere ascoltate, esigono la verità, pretendono la speranza, quella stessa speranza che “orecchie troppo piccole” non sono in grado di cogliere nella voce del giovane poeta.

Ci sono l'amore, le speranze, le gioie, la passione irruente della gioventù e quella più pacata, ma non per questo meno travolgente, dell’autunno della vita, in queste poesie d’amore. Soprattutto, però, c’è lo scorrere, inesorabile, del tempo, avvertito dal poeta nel susseguirsi delle stagioni, nel tronco marcescente dell’ulivo, negli occhiali da miope perduti chissà dove in una casa troppo vuota. L’amore, la poesia e le vicissitudini della vita si intrecciano come i tronchi nodosi degli alberi del giardino del poeta e ogni pianta, ogni fiore reca con sé un ricordo, triste o felice, l’immagine di un volto amato o di un amore perduto. Senza tema di smentita, possiamo affermare che c’è tutta una vita in questo libro!