Aracne: Lecturae novae
Epigrammi del XII libro di Marziale. Con un'appendice su Fedro
Clotilde Craca
Libro: Libro in brossura
editore: Aracne
anno edizione: 2018
pagine: 208
Il XII libro di Marco Valerio Marziale fu composto quando il vecchio poeta si ritirò a Bilbilis, sua città natale, nella Spagna Tarraconense. Nel 101-102 d.C. l'arrivo di un amico, Tarquinio Prisco, gli fece sperare in un ritorno alla vita letteraria di Roma, nella quale fino alla morte di Domiziano era stato autore di successo di libri di epigrammi, un genere di poesia breve, ma sapida, ironica, graffiante, che aveva come oggetto principale la folla della metropoli, divertita dai suoi personaggi goffi, ridicoli, corrotti, stravaganti. Marziale compose prima un piccola raccolta e poi un libro simile agli altri da lui già pubblicati: da esso escluse poesie troppo sconce, in omaggio al nuovo imperatore, Traiano, che non amava i generi poco casti. L'atmosfera generale del XII libro è prudente, attenta a non eccedere, qualche volta anche malinconica. Il poeta preferisce offrire composizioni che propongano un buon livello di raffinatezza e una colorita variazione.
Il pellegrinaggio di Egeria. Saggi e ricerche
Chiara Soldani
Libro: Libro in brossura
editore: Aracne
anno edizione: 2015
pagine: 248
L'opera è costituita da una parte storico-letteraria e da una di carattere linguistico. La prima esamina gli aspetti pratici, le difficoltà, il valore del viaggio nel mondo antico e il superamento dell'"infirmitas sexus", con riferimento all'esperienza egeriana. Dopo la descrizione dei principali santuari della classicità, vengono individuati gli aspetti che accomunano i pellegrini "pagani" e quelli cristiani: la vista, la devozione, la fatica. La seconda parte raccoglie saggi sulla lingua di Egeria, con l'aggiunta, dove possibile, di qualche osservazione (uso di casi e preposizioni), per sottolineare i cambiamenti avvenuti nel passaggio dal latino classico a quello tardo e cristiano.
Edipo. Testo latino a fronte
Lucio Anneo Seneca
Libro: Libro in brossura
editore: Aracne
anno edizione: 2015
pagine: 112
Seneca rielabora nel suo 'Edipo' il mito dello sventurato sovrano di Tebe, reso celebre da Sofocle, ma il suo intento non è quello di confrontarsi con Sofocle o riprodurre un nuovo 'Edipo re' da cui, peraltro, se ne discosta in maniera significativa in alcune scene. Seneca prende in considerazione il mito di Edipo a partire dalla sua origine, ovvero dalla profezia che in gioventù gli rivelò i futuri crimini di parricidio e incesto. Edipo, nella visione senecana del mito, fugge da Corinto per evitare il suo destino e sembra "imbattersi" nel regno di Tebe per caso. Seneca riflette sui comportamenti assunti da un essere umano cui è stata profetizzata una terribile sorte e ne narra le vicende dal momento in cui razionalmente comprende che questa si sta compiendo. Ne emerge il ritratto di un uomo da sempre angosciato e terrorizzato; complessato, si direbbe oggigiorno.
Gaio Sulpicio Apollinare, grammatico latino del II secolo d.C. Testo latino a fronte
Francesco Mantelli
Libro: Libro in brossura
editore: Aracne
anno edizione: 2015
pagine: 256
Le "Periochae" terenziane in senari giambici rappresentano l'unica opera attribuita con sicurezza, per tradizione diretta, all'erudito maestro di Aulo Gellio: il grammatico Gaio Sulpicio Apollinare. Allo studio di questi testi va aggiunto quello degli "Argumenta" non acrostici di 5 commedie plautine, assegnati con incertezza ora al nostro grammatico, ora a un anonimo allievo della sua scuola. Tre gli scopi della ricerca: esaminare le peculiarità della lingua di Sulpicio Apollinare e i suoi richiami a quella di Plauto e Terenzio; verificarne la possibile identificazione con l'autore dei 5 "Argumenta" plautini; dimostrare che Sulpicio rappresenti l'archetipo della tradizione manoscritta terenziana.
La Roma di Cornelio Nepote. Studi
Libro: Libro in brossura
editore: Aracne
anno edizione: 2013
pagine: 212
Cornelio Nepote è importante poiché ciò che di suo ci è pervenuto consente di compiere incursioni nella storia dell'antichità. Di qui il convegno foggiano "Cornelio Nepote e il suo mondo" (inquadrato nel tema "Classici in Capitanata"), da cui nasce questo libro, che si offre quale spunto per una riflessione su un 'entourage' di grande rilievo. La Roma di Cesare e Cicerone è infatti anche la Roma di Nepote, oltre che di Catullo e Lucrezio ed è sempre utile riconsiderare personaggi e contesti, che sono il fondamento della nostra tradizione di pensiero. Gli antichi ci parlano ancora e noi ci interroghiamo non senza frutto sulle loro esistenze ovvero su come noi stessi un tempo eravamo.