Portofranco

"Un giorno arrivò Crazy Cow, comperve trotterellando dal centro destro dello schermo. Era una mucca svizzera. Questo non lo so perché io sia così ferrato sui tipi di mucca che trotterellano nel mondo, ma perché me lo disse lei, in perfetto italiano Alberto Lupo, tanto che pensai a mia moglie, di là in cucina, a spignattare l'arrosto. Il mio esatto pensiero fu il seguente: gliel'ho detto un milione di volte di smettere di fumare, senti un po' che voce le uscita fuori, senza considerare la spesa e tutto il resto. Non era mia moglie però. Era la mucca. Sono una mucca svizzera, mi chiamano crzy cow e adesso vedrai. Per fortuna il virus non comprendeva l'effetto Odorama. Comunque adesso sono vegetariano".

Cos'era successo, infine? Niente di speciale, qualche palla di neve scagliata contro un barone universitario (Vecchio Moulinex, lo chiamavano gli studenti): giovanili intemperanze, fisiologiche come le delusioni di cui è lastricata una carriera accademica. Ma quello che sembrava un gioco era solo la prima fase di un piano che prevedeva, fra l'altro, il sequestro dell'illustre cattedratico. Se ne occupa un tribunale piuttosto speciale che sembra voler processare soprattutto le intenzioni. Sprofondato nelle nebbie lattiginose di una sauna, l'imputato-narratore tenta di ricomporre i frammenti di un'esperienza nella quale erotismo, sogni e crimini grotteschi si inseguono in vorticosi mulinelli.

Giardinieri e milonghe non convivono tanto frequentemente: il mondo in cui si aggira Tambi Luigi, l'estroverso protagonista del romanzo, è quello delle piante, governato da una silenziosa armonia, immutabile fino al giorno in cui il Tambi cade vittima di un'amara delusione amorosa. Coma altri prima di lui da Don Chisciotte a Octave, l'eroe di De Musset - anche il nostro stempera il suo dolore nella Natura fino a raggiungere un'impensabile compenetrazione con essa.

Il giovane protagonista di questo divertente romanzo è un ragazzo che non ha ancora vent'anni e che, come molti suoi coetanei, si annoia. Ne ha tutte le ragioni, visto che il padre si è bevuto prematuramente il cervello e che la madre lo assilla con le sue ansie e le sue paure. Anziché darsi alla droga, il nostro protagonista decide di darsi al terrorismo. A questo scopo riunisce un gruppetto di sbullonati come lui e fonda la sua cellula eversiva. Prima di avventurarsi nelle loro imprese rivoluzionarie, i giovanotti hanno una grande idea: si ricordano che il Comune assiste le attività giovanili e si rivolgono all'Assessorato per la gioventù. Qui una funzionaria trova normale inserire nelle attività giovanili anche quella dei rivoluzionari...