Edizioni del Poggio: I melograni

«Ci sono scrittori che nel corso della loro vita si dedicano anima e corpo alla scrittura. La loro produzione letteraria, in taluni casi, è immensa. Giuseppe Biscotti, è uno di questi. Da anni, la sua diversificata produzione letteraria, mai monotona, ma sempre ricca di idee e spunti interessanti, riesce a catturare l'attenzione di vecchi e nuovi lettori. I romanzi di Biscotti, in questo caso "Il Gatto nel sacco", offrono più di una lettura superficiale in quanto riescono a coinvolgere appieno il lettore nel tessuto umano, descritto con abilità, attraverso lo scandaglio dell'animo di personaggi, quasi sempre presi dalla realtà, protagonisti primari o secondari delle narrazioni dell'autore, per cui è naturale, direi spontaneo, trovarsi coinvolto in riflessioni profonde sulle tante difficoltà che ogni essere umano si trova ad affrontare e, come in un gioco di specchi, non è assurdo scandagliare la propria esistenza. "Il gatto nel sacco" è ovviamente una metafora. Nel sacco tante le sorprese, nel nostro caso, le vicende di una umanità che non vuol soccombere, che vuole combattere ed affrontare le avversità della vita per dominarle.»

E' un lungo racconto che mette in primo piano l'innocenza dell'infanzia e, aggiungerei, dei puri di cuore che sono i reali depositari dei valori veri della vita. Protagonisti di questo racconto sono un vecchio ulivo e l'uccello del Paradiso, una storia generata dalla sapienza dell'autrice che si è ispirata ad antichi miti, una esaltazione del sacrificio che solo l'amore, il vero tesoro dell'umanità, può giustificare.

È un libro che fa pensare, un libro che invita il lettore alla riflessione, che lo coinvolge sia razionalmente che emotivamente, un libro che, attraverso la narrazione di eventi dei quali il nostro autore è stato testimone, fa emergere episodi e personaggi di un'epoca non molto lontana, ma che non si discosta dalle storie di oggi, anche se queste ultime sono collocate scenograficamente in un presente che tallona spasmodicamente il futuro, ma che assottiglia il sapore della vita. È un romanzo che affronta il tema della solitudine, purtroppo così dilagante in questa nostra società che si affida ai messaggini, alla posta elettronica, a face-book per comunicare, sotterrando per sempre il piacere dell'invio di una lettera o di una cartolina. C'è qualcosa di pasoliniano in questo suo ultimo scritto, in quanto riesce a penetrare "nella realtà della vita per cogliere il senso concreto e le voci della vita collettiva", ma anche un certo pessimismo "gattopardiano".

Una vicenda in cui storia e avventura si uniscono portando il lettore "a spasso nel tempo" tra Cavalieri Templari e forze del Male in un lungo viaggio che da New York arriva a Recanati con un breve passaggio per Edimburgo. Un uomo, William, riesce a ricostruire la sua vita attraverso brevi flash di una memoria sopita; la fanciullezza vissuta come figlio "indesiderato", il viaggio in Italia e l'incontro con gli scienziati, il buio, le grida, le intuizioni... tutto riaffiora ma deve trovare una risposta alla domanda: perché tutto ciò? I risvolti psicologici della vicenda sono una parte fondamentale della stessa, senza di essi il protagonista non avrebbe ragione di agire, di essere.

I quaranta racconti qui raccolti, sono ispirati in buona parte a ciò che si vede o si sente, a ciò che si ricorda o che comunque avviene intorno a noi.

Il protagonista di questo romanzo è affetto da emofilia. Un romanzo che affonda la sua trama in una realtà umana, ricca di chiaroscuri, che l'autore sa rendere con scrittura chiara ed efficace, dimostrando una profonda conoscenza del lessico italiano che rifugge dall'inflazionato uso di termini stranieri, tanto in auge nei nostri scrittori contemporanei. Questo libro è dedicato a tutti, e tutte, quelle persone, parenti e amici di nati affetti da malattie genetiche e da disfunzioni che, purtroppo, avvengono durante la gestazione o durante la nascita; gravi o meno gravi e non solo, poiché involontariamente a volte anche mortali. Noi tutti per atavismo ne siamo affetti ma, purtroppo, alimentati o inculcati da credenze e leggende non siamo in grado di capire o sapere come esse possano avvenire.