Edizioni di AR: La genealogia
I signori di Soissons. Egidio, Siagrio e la dissoluzione dell'ultimo lembo dell'Impero Romano D'Occidente
Giovanni Tamassia, Roberto Cessi, Enrico Lupelli
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni di AR
anno edizione: 2022
pagine: 104
I due saggi qui raccolti ricostruiscono la storia del Dominio di Soissons, ultima enclave della romanità in territorio gallico. Accerchiato dalle forze franche, visigote e burgunde, il magister militum Egidio diede vita a uno Stato che, nel nome di Roma, sopravvisse fin dopo la deposizione di Romolo Augustolo. Suo figlio, Siagrio, continuò il conflitto con le preponderanti forze dei Franchi, sino a quando Clodoveo riunificò la provincia sotto il suo dominio.
L'agonia dell'Impero Romano d'Occidente
Luigi Cantarelli
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni di AR
anno edizione: 2021
pagine: 150
Seguendo l’opera storiografica e il metodo annalistico del Muratori, l’accademico dei Lincei Luigi Cantarelli compose questi “Annali d’Italia”, che coprivano l’arco temporale compreso fra la morte dell’imperatore Valentiniano III e la deposizione di Romolo Augustolo (455-476). Egli riportava gli avvenimenti storici che condussero alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nella loro nuda e semplice essenzialità, basandosi sulle poche e talvolta oscure fonti documentarie. Cantarelli fermava la sua narrazione alla data che, secondo le convenzioni degli studiosi, segnava la fine della storia antica, anche se la detronizzazione dell’ultimo sovrano occidentale non caratterizzò il crollo dello Stato romano, ma solo quello del suo fantasma. La decadenza dell’Impero, infatti, era cominciata da almeno un secolo, fin dalla sconfitta militare di Adrianopoli (378), dove l’esercito di Valente fu annientato dalle orde gotiche capeggiate da Fritigerno; lo stesso imperatore morendo sul campo.
L'imperatore Maioriano
Luigi Cantarelli
Libro
editore: Edizioni di AR
anno edizione: 2020
pagine: 64
Essenzialmente uomo d'armi, il generale Maioriano si dimostrò anche grande statista quando fu chiamato alla guida dell'Impero. Egli volle provare a ridare forza e potenza alla compagine imperiale, con riforme politiche, istituzionali ed economiche, tese a rafforzare il prestigio di Roma all'esterno e la romanità all'interno. Fu proprio basandosi sulle antichè virtù capitoline che Maioriano volle ripristinare la disciplina nelle Legioni e la severità nella comunità occidentale. Anche se il suo fu un tentativo effimero, perchè regnò per soli quattro anni, ciò non ne compromette la grandezza.
I generalissimi dell'Impero romano d'Occidente
John Michael O'Flynn
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni di AR
anno edizione: 2020
pagine: 272
Nell'Impero romano d'occidente, a causa del prolungato distacco degli imperatori da un esercito in cui l'elemento germanico diventava sempre più imponente, e della graduale crescita del potere dei barbari entro le frontiere, grande rilievo assunse una serie di generali che furono in grado di conquistarsi la lealtà delle truppe. La presente ricerca circoscrive il fenomeno del trasferimento di potere dall'imperatore al suo comandante in capo, spesso d'origine germanica, che divenne il detentore dell'autorità effettuale. Questi Signori della guerra - Stilicone, Ezio, Ricimero -, dominarono sulla base del loro potere effettivo e non per una norma giuridica.
Teoderico
Paolo Lamma
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni di AR
anno edizione: 2019
pagine: 166
"Fu Teoderico uomo nella guerra e nella pace eccellentissimo, donde nell'una fu sempre vincitore, nell'altra beneficò grandemente le città e i popoli suoi. Accrebbe Ravenna, instaurò Roma, ed eccetto che la disciplina militare, rendè a' Romani ogni altro onore; contenne dentro ai termini loro, e sanza alcuno tumulto di guerra, ma solo con la sua autorità, tutti i re barbari occupatori dello Imperio; edificò fortezze intra la punta del mare Adriatico e le Alpi per impedire più facilmente il passo ai nuovi barbari che volessero assalire la Italia. Mediante la virtù e bontà sua, non solamente Roma e Italia, ma tutte le altre parti dello occidentale imperio, libere dalle continue battiture che per tanti anni, da tante inundazioni di barbari avevano sopportate, si sollevarono, e in buono ordine e assai felice stato si ridussero." Premessa di Claudio Azzara.
Odoacre. L'irruzione tribale di un uomo di guerra nel paesaggio dell'impero
Tommaso Indelli
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni di AR
anno edizione: 2018
pagine: 128
Quella di Odoacre è una figura che riaffiora tra le reminiscenze scolastiche di ciascuno perché legata a un evento che nella nostra cultura ha assunto, in modo improprio, il valore di una cesura epocale: la deposizione per mano di questo comandante barbaro arruolato nell'esercito imperiale del princeps Romolo “Augustolo”, poco più che un bambino, nell'anno 476, termine che viene convenzionalmente adottato quale momento della “fine” dell’impero romano (poiché dopo Romolo Augustolo non ci fu più alcun imperatore in Occidente) e, più in generale, del trapasso dall'età antica al medioevo. In realtà una simile concezione è del tutto impropria, non solo perché, com'è ovvio, un’epoca, con la civiltà che in essa si espresse, non cessa certo di esistere in un giorno, ma anche perché l’impero romano continuò la propria vita a lungo, di fatto e di diritto, nella sua pars Orientis, con un Augusto assiso sul trono a Costantinopoli. Prefazione di Claudio Azzara.