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Giuntina: Corpus epitaphiorum hebraicorum Italiae

Il cimitero ebraico di Gradisca d'Isonzo

Il cimitero ebraico di Gradisca d'Isonzo

Libro: Copertina morbida

editore: Giuntina

anno edizione: 2020

pagine: 279

Questo libro, dedicato al cimitero ebraico di Gradisca d'Isonzo, costituisce il nono volume della collana del Corpus Epitaphiorum Hebraicorum Italiae (CEHI). La prima parte, dopo alcune presentazioni e ringraziamenti, propone una premessa di Mauro Perani in cui si traccia una breve storia e i motivi della fondazione della collana CEHI e dell'importanza dello studio delle epigrafi sepolcrali dei cimiteri ebraici italiani come fonte storica, costituendo i testi degli epitaffi una vera e propria anagrafe su pietra, oltre che una raccolta di poemi, composti in rima e metro per i defunti più importanti, rabbini, intellettuali e ricchi ebrei. Segue un'introduzione di Pier Cesare Ioly Zorattini sulla storia del terreno sepolcrale gradiscano, inserendolo nel contesto geografico di appartenenza e contestualizzandolo con gli altri cimiteri ebraici del Friuli. Alla sezione introduttiva seguono tre contributi storici: il primo è quello di Lucia Pillon, che analizza la storia della città di Gradisca dal 1479 al 1914; il secondo si deve a Maddalena Del Bianco che ricostruisce le vicende storiche dell'insediamento israelitico nella fortezza friulana ed elenca le principali famiglie che ne hanno fatto parte; per concludere, Livio Vasieri esamina lo sviluppo urbanistico e l'evoluzione delle sepolture del cimitero ebraico di Gradisca. Nell'ultima parte del volume Antonio Spagnuolo, coadiuvato da Mauro Perani, ha curato l'edizione delle 88 lapidi, integre e frammentarie, tuttora conservate all'interno del recinto del terreno di inumazione israelitico. Degli epitaffi, compresi in un arco temporale che va dal 1805 al 2012, è stato trascritto e tradotto il testo ebraico e quello in italiano, evidenziando inoltre le citazioni bibliche, gli schemi metrici e le annotazioni storico-artistiche sulla forma architettonica e lo stato attuale della stele. Per meglio illustrare il corpus degli epitaffi gradiscani, è presente un apparato fotografico in bianco e nero di tutte le stele sepolcrali, oltre agli indici dei nomi, sia in italiano che in ebraico, di tutti i defunti e di tutte le persone citate all'interno dei testi funebri. Con il presente volume, come per i precedenti otto della collana CEHI, si rinnova l'intenzione di salvaguardare le lapidi dei cimiteri ebraici italiani attraverso la loro pubblicazione e si realizza il desiderio di considerare gli epitaffi israelitici incisi sulla pietra come un prezioso bene storico, letterario e poetico da tutelare prima che l'ingiuria del tempo lo cancelli per sempre.
40,00

Il cimitero di guerra della comunità israelitica di Bari

Il cimitero di guerra della comunità israelitica di Bari

Mariapina Mascolo

Libro: Copertina morbida

editore: Giuntina

anno edizione: 2019

pagine: 141

Il presente volume, il settimo della collana Corpus Epitaphiorum Hebraicorum Italiae (CEHI) fondata nel 2008 da Mauro Perani allo scopo di preservare i testi degli epitaffi ebraici d'Italia, è dedicato al Cimitero di Guerra Israelitico di Bari. Si tratta dell'edizione inedita delle stele e del registro intitolato "Chevra Kadisha", elaborato dalla Hevra Qaddisah o Confraternita santa che curò le sepolture e il cimitero, sito in un'area del Campo militare concessa nel 1948 dal Comune di Bari all'allora Comunità Israelitica Internazionale. Ente di fatto in liquidazione, la Comunità formata da profughi della Shoah di transito a Bari verso Eres Yi?ra'el e sostenuta dall'American Joint Distribution Committee, progetta la Sezione Ebraica con l'assetto di un cimitero di guerra e le stele per la maggior parte identiche, schierate ordinatamente sul terreno. Nonostante pressioni interne, con una corrente favorevole a stabilizzarsi a Bari, la Comunità Israelitica Internazionale cessa di sussistere con l'interruzione del flusso di profughi e rappresenta un caso singolare di ripresa - circoscritta a un relativamente breve arco temporale del Novecento - di una presenza ebraica in una portata tale che si era potuta delineare proporzionalmente in città solo nei secoli passati, dal tardo antico al medioevo. La vicenda contemporanea è legata al flusso di profughi dalla Shoah e al movimento dell'Aliyah Bet, in cui la Puglia assume un ruolo importante, testimoniato da "Il grido della terra" (1949), film neorealista diretto da Duilio Coletti, girato e prodotto nei primi mesi del 1948 prima della Dichiarazione dell'Indipendenza dello Stato d'Israele. Il volume, a settant'anni dalla concessione dell'area cimiteriale, raccoglie le riproduzioni e le trascrizioni integrali della documentazione inedita conservata negli Archivi pubblici di Roma (Archivio Centrale dello Stato e Archivio Storico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) e di Bari (Archivio Generale di Ateneo dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro). In particolare, la ricerca di Mariapina Mascolo si basa sul riordino dell'Archivio privato Wiesel-Kelz, condotto con metodo archivistico. L'originale campagna fotografica di Beppe Gernone (Polo Museale della Puglia) è realizzata nell'ambito di un progetto promosso dal CeRDEM - Centro di Ricerche e Documentazione sull'Ebraismo nel Mediterraneo Cesare Colafemmina, in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia e della Basilicata e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari. Tramite la documentazione archivistica e fotografica, nel volume sono ricostruite per la prima volta le vicende che hanno portato alla concessione dell'area cimiteriale e quelle successive, riguardanti i lavori di manutenzione straordinaria (1959 e 1989) e ordinaria. Il percorso prende inizio dalla storicizzazione della presenza ebraica nel capoluogo pugliese all'epoca della promulgazione delle famigerate Leggi razziali e delle ripercussioni sull'Università degli Studi di Bari, allora intitolata a Benito Mussolini. Dopo le epurazioni del 1938-'39, Bari si riconcilia con un passato antico di una città tanto rigogliosa quanto multiculturale, riprendendo per i profughi della Shoah la vocazione di porto accogliente per la rinascita alla vita.
20,00

I cimiteri ebraici del Friuli. Cividale, Udine, San Daniele, San Vito al Tagliamento

I cimiteri ebraici del Friuli. Cividale, Udine, San Daniele, San Vito al Tagliamento

Libro: Libro in brossura

editore: Giuntina

anno edizione: 2018

pagine: 482

Il presente volume è il sesto che compare nella collana del Corpus Epitaphiorum Hebraìcorum Italiae (CEHI) ed è dedicato ai cimiteri ebraici del Friuli ossia a quelli di Cividale, di Calle Agricola a Udine e del settore israelitico del cimitero comunale della città, quello di San Daniele e di San Vito al Tagliamento. Dopo varie prefazioni, una premessa di Pier Cesare Ioly Zorattini e una introduzione di Mauro Perani, lo studio delle stele funerarie è preceduto, per ogni cimitero, da un contributo sulla storia della presenza ebraica in quella località, nel quadro storico degli insediamenti ebraici del Friuli. Giovanni Tomasi si occupa della più antica Comunità ebraica dell'Italia nord orientale, quella di Cividale. Emanuele D'Antonio approfondisce lo studio sugli ebrei udinesi e sui loro cimiteri, mentre Maddalena Del Bianco si focalizza sugli avvicendamenti della famiglia Morpurgo a Udine. Valerio Marchi indaga gli aspetti storici della presenza ebraica a San Daniele, mentre Pier Cesare Ioly Zorattini si occupa delle vicende della presenza ebraica a San Vito al Tagliamento. Nella parte che segue, dedicata agli epitaffi, Antonio Spagnuolo e Mauro Perani pubblicano, con correzioni, revisioni e nuove letture, tutti i 193 epitaffi dei cimiteri menzionati, per la prima volta proposti tutti insieme. Delle epigrafi funerarie friulane si presenta la trascrizione dei testi in italiano e di quelli in ebraico, per i secondi con la relativa traduzione, citazioni e commento. Gli epitaffi costituiscono una importante fonte storica, genealogica e letteraria, oltre a costituire una anagrafe incisa sulla pietra, che spesso è fragile ed erosa al punto da sbriciolarsi. È per questo che questa situazione ci chiede di preservare i testi scolpiti sulle pietre prima che scompaiano per sempre. Dal volume emerge un quadro organico delle lapidi nel contesto dell'ebraismo friulano e degli avvicendamenti storici che hanno portato alla creazione e allo sviluppo delle comunità ebraiche e dei relativi spazi di inumazione. Arricchiscono questo libro un ricco apparato fotografico costituito da un sedicesimo a colori e dalla riproduzione in bianco e nero di tutte le masevot, spesso mostrando la stessa stele sia in fotografie eseguite quarant'anni fa, ben leggibili, sia nella triste situazione attuale, in cui non si legge più nulla. Conclude il volume l'indice dei nomi in italiano e in ebraico, che risulterà certamente utile anche per la ricostruzione delle genealogie famigliari.
40,00

Il cimitero ebraico di Cento negli epitaffi e nei registri delle confraternite

Il cimitero ebraico di Cento negli epitaffi e nei registri delle confraternite

Mauro Perani

Libro: Libro in brossura

editore: Giuntina

anno edizione: 2017

pagine: 304

Continuando la collana del Corpus Epitaphiorun Ebraicorum Italiae, fondata nel 2008 allo scopo di preservare i testi degli epitaffi ebraici d’Italia, questo volume, il quinto, è dedicato al Cimitero ebraico di Cento. Il primo riferimento ad una presenza ebraica a Cento è del 21 novembre 1390, quando il prestatore ebreo Manuele di Gaudio da Roma, compare per un debito da assolvere e, nel 1393 come possessore di un terreno fuori Porta Pieve. Tuttavia, le prime notizie riguardanti il cimitero di Cento risalgono al 29 novembre 1689 quando l’Università degli Ebrei di Cento acquista un terreno, fuori Porta Pieve, da destinare a luogo di sepoltura, che effettivamente iniziò a funzionare dal 15 novembre 1690, per la sepoltura di Flaminia moglie di Mosè Modona, ad oggi. Ciò si rese necessario perché il precedente cimitero di Pieve di Cento, primo e più antico insediamento degli Israeliti nelle due città attaccate in cui si seppellivano sia gli ebrei di Pieve sia quelli di Cento, era ormai del tutto saturo. A causa di una grave esondazione del fiume Reno, occorsa il 19 novembre 1812, e al conseguente allagamento del cimitero, i massari della comunità si videro costretti a costituire accanto a quello devastato un nuovo cimitero, che entra in funzione a partire dal 1818 e che nel corso dell’Ottocento subì alcuni allargamenti. Grazie al reperimento del manoscritto contenente gli Atti di morte e di sepoltura degli ebrei di Cento dal 1698 al 1817, oltre agli Statuti e ai verbali delle tre confraternite del Talmud Torah, Gemilut ḥasadim e dei Meqabberim o Seppellitori – confluite in una sola per poter adempiere in maniera adeguata ai sacri doveri delle sepolture e dei riti funerari – per il periodo che va dal 1690 al 1792, finito a Gerusalemme presso i Central Archives for the History of the Jewish People, siamo in grado di gettare nuova luce su questo aspetto della vita ebraica a Cento fra Tardo Sei e Ottocento. Nel volume, oltre a pubblicare tutte le iscrizioni funerarie delle oltre 100 lapidi sopravvissute e di alcuni frammenti, si mette a disposizione del lettore e del ricercatore la trascrizione integrale di tutti i documenti prodotti dalle Confraternite menzionate, trascritti nel faticoso italiano del tardo XVII e XVIII secolo. Si tratta di una delle preziose fonti ad intra del mondo ebraico che, finalmente, si è iniziato a studiare, essendo state nei decenni passati ampiamente prevalenti quelle ad extra prodotte dal mondo della maggioranza cristiana sugli ebrei. Dopo una ricca appendice iconografica a colori e in bianco e nero, nell’ultima parte un’appendice è dedicata a tre illustri personaggi che hanno reso nota nel mondo la comunità ebraica di Cento, o per esserci vissuti, o per essere stati tumulati nel suo cimitero. Si tratta del Rabbino cabbalista ferrarese Refael Immanuel Ḥay ben Avraham Ricchi, assassinato nel 1743 vicino a Cento e sepolto nel locale cimitero, dopo una vita errabonda che lo portò in Terra d’Israele e in molti altri paesi; Graziadio Ḥananel Neppi, pure ferrarese, che fu Rabbino di Cento nell’ultima parte della sua vita, famoso per la sua opera biobibliografica sui Rabbini e studiosi ebrei d’Italia Zeker Ṣaddiqim li-vrakah ossia “Il ricordo dei giusti sia in benedizione”, ripresa e stampata da Mordekai Girondi a Trieste nel 1853 assieme a suoi studi col titolo Toledot gedole Yiśra’el u-ge’one Yitalyah o “Storia dei grandi di Israele e dei saggi d’Italia”; infine, di Benjamin Disraeli, la cui famiglia aveva le sue radici a Cento.
40,00

La nazione ebrea di Monte San Savino e il suo campaccio

La nazione ebrea di Monte San Savino e il suo campaccio

Libro: Libro in brossura

editore: Giuntina

anno edizione: 2014

pagine: 320

Negli ultimi anni ha suscitato un nuovo interesse lo studio dei cimiteri ebraici e delle epigrafi sepolcrali in essi contenute, con una particolare attenzione alle decorazioni artistiche, ai fregi, agli stemmi famigliari e al testo degli epitaffi. All'argomento Giuntina ha dedicato la collana "Corpus Epitaphiorum Hebraicorum Italiae". Ci si è, infatti, resi conto che essi costituiscono una preziosa fonte documentaria di carattere storico, artistico, poetico e genealogico che rischiamo di perdere ogni giorno in maniera più grave e irrecuperabile. Il presente volume nasce da un progetto promosso da Jack Arbib in collaborazione con Mauro Perani, originariamente relativo al piccolo e affascinante cimitero ebraico di Monte San Savino, ripulito, sistemato e valorizzato grazie alle cure e alla passione di Jack, che alla riscoperta della storia ebraica del Monte, di cui è considerato di fatto un cittadino, ha fatto una vera e propria missione della sua vita. Ma la prospettiva dal Bet mo'ed le kol hay si è allargata a tutta la documentazione storica che ci ha preservato la memoria delle vicende e della vita degli ebrei savinesi. Ecco che, di conseguenza, questo volume, pur partendo dal luogo della morte, subito ne fa un occasione di studio della vita della comunità ebraica del Monte, divenendo una vera miniera di informazioni e il compendio più completo di quanto oggi gli studiosi conoscono degli ebrei del Monte San Savino...
30,00

Il cimitero ebraico di Lugo

Il cimitero ebraico di Lugo

Libro: Libro in brossura

editore: Giuntina

anno edizione: 2011

pagine: XIII-175

Il volume fornisce il testo ebraico annotato e una versione italiana degli epitaffi incisi sulle lapidi conservate nell'attuale cimitero ebraico di Lugo, in cui si trovano sia le stele ivi trasportate dal vecchio cimitero verso il 1877 sia quelle posate successivamente. Le ampie introduzioni sulla presenza ebraica a Lugo, sulla storia del suo cimitero, sull'epitaffio come genere letterario e fonte storica e sulle moltissime fonti prodotte dagli ebrei lughesi mostrano come nel Sei-Settecento Lugo fosse uno dei centri più fecondi e importanti della cultura ebraica in Italia. Situata nel Ducato di Ferrara, la cittadina divenne di grande importanza come centro ebraico dopo che nel 1639 papa Urbano VIII ordinò a tutti gli ebrei del ducato di concentrarsi nei ghetti di Ferrara, Lugo e Cento. Anche se vantava una presenza ebraica precedente, con questo decreto papale il centro romagnolo vide un aumento esponenziale della sua popolazione ebraica, che raggiunse oltre seicento persone, pari al dieci per cento di tutti gli abitanti. Già nel tardo Cinquecento, ma specialmente durante l'età barocca, gli epitaffi divennero vere e proprie poesie in rima e ritmo, che, arricchite da citazioni bibliche e rabbiniche, costituiscono sia pregevoli documenti letterari che interessanti fonti storiche: essi forniscono preziose informazioni su personaggi noti e meno noti e sulle loro reciproche relazioni parentali.
30,00

Sigilli di eternità. Il cimitero ebraico di Finale Emilia

Sigilli di eternità. Il cimitero ebraico di Finale Emilia

Libro: Libro in brossura

editore: Giuntina

anno edizione: 2011

pagine: 232

Il volume contiene nuovi dati sulla comunità e il cimitero ebraico di Finale Emilia, acquisiti grazie alle preziose ricerche storico-archivistiche di Maria Pia Balboni e all'analisi filologica dei testi ebraici condotta da Mauro Perani, Giacomo Corazzol e Alessio Creatura. Esso viene al tempo stesso a colmare una lacuna presente nei pur pregevoli volumi già apparsi sullo stesso argomento, poiché per la prima volta si pubblicano i testi degli epitaffi in ebraico, o ebraico e italiano. Due pregevoli premesse di Rita Levi-Montalcini e di Arrigo Levi, seguite da una haskamah del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, aprono il volume, arricchito da un sedicesimo di fotografie a colori. A fronte delle trascrizioni e delle traduzioni annotate dei testi il lettore troverà la fotografia in bianco e nero della lapide corrispondente. Lo studio delle epigrafi ha potuto avvalersi di una parziale trascrizione di alcuni epitaffi, oggi non più completamente leggibili, eseguita nel Seicento da Bernardino Ramazzini su richiesta dell'ebraista tedesco Johan Christian Wagenseil. Un accurato esame delle corrispondenze onomastiche ebraico-italiane in uso nella nostra Penisola ha inoltre permesso di identificare nel defunto Natan ben Natan il Donato Donati noto da altre fonti per essere stato il benefattore che rese possibile la fondazione del cimitero.
30,00

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