La Scuola di Pitagora: Le veglie di Attico
Il sommergibile
Riccardo Bacchelli
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2024
pagine: 152
Diciassette la Disdetta, il bizzarro protagonista di questo racconto, è un condannato a morte, imbarcato in gran segreto sul sommergibile il Paguro, che solca gli oceani e tocca varie terre: dallo Scoglio di San Pietro e San Paolo fino all'Isola del Diavolo (dove fu relegato Dreyfus) per approdare infine all'Isola di Sant'Elena, dove morì Napoleone Bonaparte e si chiude il romanzo. A bordo del Paguro di Capitan Repetto la fraternità dei marinai trasforma il protagonista. Ma con quali conseguenze? Alla follia del mondo terrestre Bacchelli risponde con la favola sottomarina di un mondo alla rovescia (come fece, in giovinezza, con Lo sa il tonno): «Il mio sommergibile sta ai sommergibili veri come le navi dei pazzi della pittura fiamminga stanno alle navi reali» (ne è un esempio La nave dei folli di Hieronymus Bosch). Questo romanzo filosofico, pubblicato nella primavera del 1978 (in un'Italia sconvolta dal caso Moro) e mai più riproposto da allora, mentre rappresenta la crescente sfiducia di Riccardo Bacchelli nella storia, ne ravviva del pari la fede incrollabile nell'uomo e ne testimonia un fervore di utopia, che davvero non cessa ancora oggi di ammaliare il lettore. Pensoso e attento, il narratore non si lascia sfuggire le angosce della nostra epoca. Su tutto, nel regresso dell'umanità causato dal progresso scientifico, si profila e spicca, con risonanze lucide e commosse, la fiducia in Dio come sola via per ricomporre (in manus tuas) le ferite della storia.
Democrazie mafiose
Panfilo Gentile
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2024
pagine: 184
Anno 1969: il maggio francese con l'impostore Sartre c'è già stato, esce "Democrazie mafiose" di Panfilo Gentile. Bersagli non solo Sartre, Marcuse, i giovani in rivolta, gli Usa («lo zelo missionario ha ispirato ad essi l'idea anti-storicistica che le democrazie possono essere trapiantate dovunque») ma soprattutto la democrazia: «in democrazia il primo precetto è l'accaparramento dei voti, la conquista di una maggioranza, senza di che non si arriva al potere». Dopo il 1969, "Democrazie mafiose" è stato riproposto nel 1997 e nel 2015 a cura di Gianfranco de Turris, che vi premette una smagliante introduzione: «Panfilino» è «uno spietato analizzatore dei mali italiani politici e morali, e un prefiguratore dei disastri futuri». La «partitopatia», cioè l'occupazione pervasiva dei partiti nei gangli statali a fini privati, ha trasformato la democrazia in «democrazia mafiosa», cioè una «democrazia manipolata», un «regime di tessera»: ormai, ecco l'amara sentenza di Gentile, le democrazie mafiose non sono «un fatto degenerativo contingente» ma «un prodotto inevitabile della società contemporanea». «Forse bisogna rassegnarsi ad ammettere che oggi chi dice democrazia dice partitocrazia».
Memorie dell'incoscienza
Ottiero Ottieri
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2023
pagine: 224
"Memorie dell'incoscienza" già nel titolo evocano il loro contenuto: sono un'opera autobiografica; l'incoscienza è quella dell'autore che, attraverso la finzione narrativa, cerca di spiegarsi, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, che cosa abbia portato l'Italia al fascismo.
Le illusioni del genere umano
Eduard von Hartmann
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2021
pagine: 256
La Filosofia dell'inconscio di Eduard von Hartmann esce nel 1869, nove anni dopo la morte di Schopenhauer e ottiene subito un successo strepitoso. In essa il giovane filosofo tenta di integrare fra loro il pensiero di Hegel e Schopenhauer, secondo una prospettiva già prefigurata dall'ultimo Schelling. Per Hartmann a fondamento della realtà e del dolore che la pervade c'è un principio irrazionale, secondo quanto insegnato da Schopenhauer, ma tale principio da solo non può bastare: c'è bisogno dell'idea di Hegel per dar ragione degli elementi razionali della realtà. Volontà e idea sono i due elementi costitutivi del nuovo principio metafisico, denominato inconscio, che opera in tutti i fenomeni, compreso l'uomo. La razionalità del mondo assume tuttavia una configurazione sconcertante. La felicità è l'unico fine ragionevole dell'umanità, ma essa è irraggiungibile nel presente. L'umanità si illude che lo potrà essere nel futuro con il progresso. Bisogna allora abbandonare il quietismo di Schopenhauer e impegnarsi nella realizzazione del progresso. Ma se - come Hartmann dà per certo - anche il progresso non produrrà felicità ed anzi si rivelerà come l'ultima illusione, non resterà che riconoscere come unico fine razionale la realizzazione di una condizione di non sofferenza, ovvero l'annichilimento del mondo. Il momento di questa scelta radicale è tuttavia ben lontano nel tempo; per ora è indispensabile operare per il progresso, pur nella mesta convinzione che esso non potrà mutare veramente le condizioni dell'umanità. Di lì a poco la Germania realizzerà la sua unificazione proseguendo il cammino che doveva farne in breve una grande potenza; ma molti - pur apprezzando e ammirando questo progresso, pur contribuendo ad esso con lealtà e impegno - rimarranno intimamente insoddisfatti. Il sistema di Hartmann è forse una metafora della delusione degli anni della Gründezeit?
Il libro nero
Giovanni Papini
Libro: Copertina morbida
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2021
pagine: 280
A distanza di venti anni, nel 1951, Papini torna a dare voce al miliardario americano Gog; gli resta poco tempo da vivere, ma la verve di quel fortunato libro uscito nel 1931, Gog appunto, è intatta. La guerra mondiale, la seconda, da poco terminata con lo scoppio dei primi ordigni atomici, e il dopoguerra, che sembra proseguirla piuttosto che concluderla, suggeriscono a Papini il titolo del nuovo diario di Gog, Il libro nero, «perché i [suoi] fogli appartengono quasi tutti a una delle età più nere della storia umana». A cominciare da Ernest Orlando Lawrence, il fisico che partecipò all'invenzione della bomba atomica, vi parlano personaggi e artisti del Novecento (Hitler, Molotov, Picasso, Dalì, Valéry, Wright) e, grazie all'espediente letterario del ritrovamento di manoscritti di opere inedite, scrittori e poeti moderni e contemporanei: Cervantes e Goethe, Blake e Browning, Kierkegaard e Kafka, Stendhal e Tolstoj, Hugo e Whitman, Leopardi e Unamuno. Ogni capitolo - come Gog il nuovo diario si presenta in forma di sequenza di capitoli autonomi - è una trovata, un paradosso, un divertimento, «è come un libro - disse Prezzolini - e diventa talvolta come il riassunto di un libro e si desidererebbe che l'autore lo svolgesse», che scrivesse «una biblioteca»: un giudizio solo in apparenza riduttivo, perché in effetti l'opera contiene una biblioteca potenziale. E dimostra, aggiungiamo noi, una capacità visionaria non comune, grazie alla quale Papini riesce ad antivedere la fecondazione artificiale, l'avanzata della Cina, l'intelligenza artificiale applicata alla giustizia, le urgenze ambientaliste. Ma dietro la capacità visionaria apocalittica, dietro il grottesco e l'assurdo con i quali viene denunciata la catastrofe universale prodotta dalla modernità, si cela l'aspirazione a riconquistare l'armonia perduta del mondo, la speranza di una redenzione che tocca il cuore e disacerba la denuncia, che solo apparentemente è cinica, fredda e spietata.
Il pensiero di Leopardi
Mario Andrea Rigoni
Libro: Copertina morbida
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2020
pagine: 392
Per parecchi decenni il pensiero di Leopardi è stato presentato dalla critica nella forma di un razionalismo variamente progressistico. Tra i rarissimi studiosi che respinsero e contrastarono questa deturpante interpretazione ideologica il più radicale e il più esplicito è stato Mario Andrea Rigoni. Nei suoi saggi, composti nell'arco di un quarantennio, Rigoni dimostra che Leopardi accoglie e sviluppa, della cultura illuministica sulla quale si era formato, soltanto la parte negativa e distruttiva, interpretando anche lo sviluppo del sapere come eliminazione di errori anziché come acquisto di verità positive; che la sua convinzione della superiorità morale, politica ed estetica del mondo antico non viene travolta dalla rivelazione del pessimismo greco né dalla coscienza del definitivo tramonto dell'antichità; che il suo implacabile materialismo intrattiene un rapporto paradossale col platonismo e non annulla ma semmai esalta il «misterio eterno/ dell'esser nostro»; che la sua trascurata quanto notevole riflessione antropologica, storica e politica è quella di un Machiavelli e di un Guicciardini dell'Ottocento; che il suo Zibaldone di Pensieri, frutto di una moderna attitudine sperimentale, costituisce una testimonianza saggistico-aforistica paragonabile soltanto alle Pensées di Pascal, al Dictionnaire historique et critique di Bayle, ai frammenti di Nietzsche; infine che Leopardi giunge a un'inconsapevole e sorprendente sintonia, su molte questioni capitali, col Romanticismo tedesco ed europeo, pur non avendo niente in comune con l'idealismo né, in particolare, con l'utopia di una finale conciliazione dialettica del reale. Molte altre novità emergono da questi studi: si pensi alle consonanze con la riflessione di Freud sul tema del rapporto tra il piacere e la morte o alle tante e inaspettate affinità tra i pensieri dello Zibaldone e l'estetica di Croce, che molto curiosamente ne ignorò i risultati. Sottratto alle ipoteche ideologiche, come alle manie accademiche, il pensiero di Leopardi viene in tal modo restituito a quell'"ultrafilosofia" che è sua propria e che consente anche a noi di gettare un lucido sguardo sulla fisiologia del mondo e della storia.
Il tramonto dell'antichità e altri scritti
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2020
pagine: 96
Tra il 1920 e il 1922 Ulrich von Wilamowitz, tra i più grandi filologici classici di tutti i tempi, tenne una serie di conferenze sul tramonto dell'antichità. Il tema era certo molto attuale. Intellettuali e studiosi europei, già prima che iniziasse il primo conflitto mondiale, avevano indagato la fine del mondo antico (Otto Seeck, per esempio, ma anche Eduard Meyer e Eduard Schwartz): nel primo dopoguerra, in seguito all'uscita dell'opera di Spengler, la decadenza dell'antichità era ormai diventata il paradigma della fine della civiltà occidentale. Wilamowitz ne è consapevole, e non manca di alludere, con una certa ironia, al Tramonto dell'Occidente di Spengler. Per il filologo classico, il crollo cominciò con Augusto; e a uccidere l'impero non furono gli assalti esterni, quelli dei barbari, bensì l'esaurimento della vitalità interna, determinato dall'estinzione del tradizionale ceto senatorio, sostituito nella funzione di leadership da esponenti dei ceti bassi che riuscirono ad affermarsi negli apparati della burocrazia militare e amministrativa. È innegabile che il prussiano Wilamowitz sappia cogliere, nella Spätantike, numerose analogie con la temperie presente, come è altrettanto innegabile che, nelle sue analisi e nelle sue analogie, tradisca motivi ideologici di inizio Novecento: in primis il disprezzo per le masse e per la democrazia. Wilamowitz è sfiduciato, pensa che l'Occidente (ovvero la Germania) sia entrato in una fase di decadenza, e che abbia tuttavia possibilità di risollevarsi in un lontano futuro, che a lui non è dato di vedere; a lui non resta che accomiatarsi in pace con Marco Aurelio, sul quale tiene l'ultima conferenza (qui tradotta per la prima volta in italiano) della sua vita.
Gog
Giovanni Papini
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2017
pagine: 320
La modernità, per i suoi critici, genera mostri: Gog è uno di questi. Un "cervello" dalla curiosità insaziabile, prodotto di un'America opulenta e barbara, che col suo materialismo sta invadendo l'Europa. Gog fornisce a Papini l'occasione per costruire una galleria di personaggi reali o immaginari sui quali esercitare la sua fantasia visionaria, macabra e surreale. Dietro il suo sorriso ironico e beffardo affiora la convinzione, comune a non pochi intellettuali europei degli anni Venti e Trenta del Novecento, che la catastrofe della grande guerra, annuncio di nuove future apocalissi, abbia smentito tutte le illusioni del progresso e riportato il caos in un mondo che ha perso di vista i suoi valori più autentici. È ancora possibile una via di uscita? Introduzione di Anna Scarantino.