Libri di Alessandro Giuseppe Tedesco
Solo morti
Alessandro Giuseppe Tedesco
Libro: Libro in brossura
editore: Kimerik
anno edizione: 2025
pagine: 86
È la morte un punto finale o solo una parentesi aperta? Aristarco Dindi è uno scrittore mancato, un uomo intrappolato tra ambizioni irrealizzate e una vita che sembra sfuggirgli di mano. Quando si imbatte nell'impossibile la Morte, incarnata in un personaggio ironico e disincantato la sua esistenza prende una piega inaspettata. Da questo incontro nasce un viaggio surreale e filosofico che lo porta a interrogarsi su ciò che significa essere vivi e su come i morti influenzino il nostro presente. Accompagnato da una galleria di personaggi memorabili come Pecorente, l'eterno indeciso, Frenèsia, la cuoca tuttofare, e Zoe, portatrice di una visione luminosa dell'amore e della morte Aristarco esplora domande profonde: cosa ci attende oltre la vita? Qual è il legame che unisce i vivi ai defunti? E soprattutto, cosa ci insegna la consapevolezza della nostra fine sulla qualità del nostro tempo? In Solo morti, l'Autore ci regala un'opera teatrale unica nel suo genere, dove il confine tra comico e tragico si dissolve. Con un linguaggio che alterna lirismo e ironia, ci guida in un'esperienza che invita a riflettere sul mistero dell'esistenza, sul valore dell'amore e sull'importanza di vivere pienamente ogni istante. Questa commedia teatrale è molto più di una semplice rappresentazione: è una finestra aperta sulle contraddizioni umane, una meditazione sulla fragilità della vita e, al tempo stesso, un inno alla sua bellezza. Un'opera che parla a tutti: a chi si interroga sull'aldilà, a chi cerca conforto nella memoria dei propri cari, e a chi semplicemente non teme di affrontare con un sorriso le grandi domande della vita.
La vita che vi devo. Commedia in tre atti
Alessandro Giuseppe Tedesco
Libro: Libro in brossura
editore: Kimerik
anno edizione: 2024
pagine: 84
La vita che vi devo è la terza parte di un trittico teatrale che ha come oggetto il prendersi cura della sofferenza del vivere umano. Nella prima pièce, Sinassi, il viaggio nella quotidianità, che spesso rivela imperfezioni ed ingiustizie, in cui tutto può sembrare vano, ma può dispensare gioie e mostrare le sue delizie, può finalmente iniziare solo imparando ad avere carità per se stessi e gli altri, accettando il povero cristo che alberga dentro ognuno di noi. Nella seconda, Ulisse e la zanzara, la lotta contro il degrado e la corruzione dell'animo umano passa attraverso la lingua, usata con poesia, perché solo questa condizione può far intravedere il bello che si nasconde nell'emarginazione e nella diversità ridando dignità a chi è considerato ultimo. La terza parte, La vita che vi devo, affronta il tema dell'esistenza come relazione genuina che diventa spazio di cura della sofferenza dell'altro, e di relazione con il proprio talento, affinché questo dono non rimanga colpevolmente inespresso. Il protagonista, Elio Sfiligoi, è uno psicoterapeuta insoddisfatto e vive nel timore di non rimanere aderente alla dottrina di formazione. Durante una seduta con una paziente, Irma Lodetti, con la quale la terapia non sta dando il cambiamento desiderato e per la quale prova noia e irritazione, si accorge che il suo mondo sta ristagnando come quello della sua paziente. Irma narra un episodio bizzarro che le è accaduto di recente, in cui uno strano personaggio le dice che se non vivi la tua vita, c'è una sorta di spirito fantasma, un'anima non risolta pronta a rubartela per avere una seconda possibilità. Mentre Elio sta riflettendo su questo racconto appare, solo a lui, il Fantasma di un nobile del Settecento, il Conte Arcadio, insieme alla governante Desiolina. Il protagonista rimane stupefatto da questa incursione e si sviluppa un dialogo che coinvolge anche la terapia. Dopo un po' appaiono anche un rivoluzionario degli anni Settanta, Marco Furkaches, che di nuovo interagisce con Elio e con il Conte, e un poeta dell'Ottocento, Angelo Piramonti, che non riesce mai a finire una poesia. La seduta termina con la percezione di Irma che sia lei che il terapeuta hanno sospeso la propria esistenza. Elio decide di andare dal suo supervisore, Petra Colletti, e affrontare il problema, ma i suoi continui rifiuti e le sue resistenze di fronte alle considerazioni della psicoanalista evocano lo spirito di Carl Gustav Jung (Elio è di formazione junghiana), che appare sulla scena spiegando ad Elio il motivo delle sue apparizioni e lo invita ad avere coraggio, riconsiderando le sue posizioni e le sue scelte. Elio accetta i consigli di Jung e gli chiede di accompagnarlo ad affrontare i suoi fantasmi. Il messaggio da cogliere è che se non vivi la tua vita, qualcuno la vivrà al tuo posto e non ti potrai lamentare. Riprendendo l'incipit della pièce: La vita è il dono originario che determina un debito incancellabile. Se non vivi il dono originario non ci può essere condono.
Sinassi. Ovvero quando è tempo di radunarsi per diventare quello che siamo nati per essere
Alessandro Giuseppe Tedesco
Libro: Copertina morbida
editore: Kimerik
anno edizione: 2022
pagine: 50
Sinassi è il titolo che l'autore Alessandro Giuseppe Tedesco ha scelto per la sua commedia in tre atti e che da un'eco cristiana si traduce in antidoto per diventare quello che siamo nati per essere. Radunarsi verso il centro profondo dell'essere, il Sé, prevede partecipazione, riflessione, passione, condivisione, voglia di vivere oltre il limite della sofferenza, della presunzione, dell'onnipotenza, della paura di consumare il tempo concesso e poi morire. I personaggi che dialogano tra loro, sono ognuno un personaggio non risolto. Nessuno di loro, né le verità della filosofia, né il pragmatismo dell'economia, né l'ermeneutica della psicoanalisi, né il pensiero tra certezze e ossessioni, né l'immaginazione abusata che si prostituisce all'illusione del posso tutto senza limiti, o quel che rimane di lei nelle generazioni più giovani, così deprivate di un futuro possibile, è in grado, da solo, di permettere a Kore di iniziare il viaggio della vita. Lungo un percorso di riflessioni sulle possibilità che la vita offre in ogni momento, al di là del tempo e dello spazio, Alessandro Giuseppe Tedesco, esplorando le dinamiche e le sofferenze dell'io, offre una speranza: ci vuole passione per vivere, ci vuole carità per noi stessi e per gli altri, per iniziare il viaggio. L'attesa del viaggio è lunga tre atti, l'incipit è il monologo del Senzatetto, anche lui un personaggio che vive una vita sospesa, che, da un giaciglio di cartoni arrangiati in una anonima stazione, parla a se stesso rivelando la necessità di Kore, personaggio chiave, interprete dell'urgenza umana, «che non può più attendere una risposta: vivere il profondo mistero di ciò che siamo nati per essere». Senzatetto introduce fin dall'inizio il messaggio che ruota intorno all'intera opera e che avrà un solo, intimo, epilogo: vivere il viaggio della vita «perché noi siamo figli dell'infinito Amore», nonostante tutto.
Ulisse e la zanzara
Alessandro Giuseppe Tedesco
Libro: Libro in brossura
editore: Kimerik
anno edizione: 2023
pagine: 58
"Ulisse e la zanzara" è un dramma in tre atti che affronta il tema di quanto l'uomo abbia smarrito la capacità di cogliere tutto il brutto, la banalità e la mostruosità che lo circonda; per lui tutto questo rappresenta l'unica realtà possibile, e pertanto la sola bellezza. Si adatta e si modella su questo presupposto. La poesia, che gli ha permesso di descrivere e concepire ciò che lo circonda, avvicinandosi all'armonia dell'Amore Divino con cui tutto è stato creato, è stata dimenticata, attraverso l'impoverimento e l'imbarbarimento del lessico. Ulisse e la zanzara è la voce della Poesia che afferma: «Io sono, in questo mondo, come la zanzara, nessuno la ama, nessuno la vuole, tutti la vogliono schiacciare, ma come la zanzara sono capace di volare oltre i muri di cuori umani e mescolarne il sangue». Il dramma si svolge nel periodo attuale, potrebbe essere anche il domani. Il protagonista è Agostino, dipendente di una multinazionale, un uomo alla ricerca del significato della propria esistenza. Egli, da un po' di tempo, si esprime con un linguaggio poetico e musicale, e questo atteggiamento crea negli altri dipendenti sconcerto ed estasi, dubbi e domande. La dirigenza lo convoca per conoscere il motivo per cui non riesce a omologarsi come tutti gli altri dipendenti, a seguire ogni regola senza pensarci, gioire per quello che fa star bene tutti e soffrire allo stesso modo. Egli mostrerà un'anima combattuta tra la paura di usare questo suo talento per essere migliore dei suoi superiori, ma allo stesso tempo occuparne il posto arrogandosi il diritto di costruire un mondo più armonioso, o lasciarsi andare alla pusillanimità del vivere, nutrita dalle sue paure derivanti da una remota infantile incapacità di svincolo dalle protezioni materne, appiattendosi e scomparendo. Sullo sfondo del primo e secondo atto c'è un letto con un uomo che dorme: le scene cui assistiamo appartengono al mondo onirico di Agostino o è quello che avrebbe voluto che la sua vita fosse, ma ormai non ha più tempo? Il terzo atto lascerà decidere al lettore e allo spettatore, ma indicherà ad Agostino una nuova via: cedere il posto alla Poesia dolce frutto della danza nascosta della luce dell'anima che manifesta il suo amoroso legame con il Divino, l'unica che può ridare una forma armonica a ciò che è deforme per il cattivo umano pensare. Le parole della Poesia danzano annunciando e glorificando l'amore infinito che dal Divino discende e a chi le conosce danno vita eterna e l'averne coscienza crea il mondo. Così Agostino può morire, diventando esso stesso poesia, perché alla fine rimarrà solo la Poesia.