Libri di Cristian Forneris

Bisognerebbe ricordare sempre gli anni, anche se sono una gomma sui contorni delle cose, che passa e ripassa sui giorni che più ci feriscono. Questo è lo sforzo di Anni perduti, opporsi al pensiero intollerabile di un tempo che cancella ciò che è stato e che – come una morte – scrive la parola fine sul discorso di una vita. Perché un colloquio col passato è sempre aperto, perché ci sono anni che rispondono alle domande nascoste dentro di noi. Quegli anni che sono un po’ come la chiusura di un cerchio, la fine di una vita e l’inizio di una nuova esistenza. Il protagonista di questo romanzo ha già vissuto più volte. Tra storie di degrado e solitudine, c’è la più sofferta delle sue esistenze ma anche quella che parla di una vera amicizia, e con essa degli anni ’80. Un decennio difficile, violento, disperato per tanti adolescenti perduti che, anche se è difficile crederlo, è esistito realmente.

Vietato ai deboli di cuore. Sconsigliato a chi cerca una lettura rilassante e distensiva. Otto racconti stridenti, contrastati e spesso abbastanza assurdi da poter essere paragonati ad un effetto psichedelico in bianco e nero. Un elemento che assume il ruolo di filo conduttore è la figura della morte, seppur mai fine a se stessa. La sua presenza che serpeggia in quasi tutti i racconti si manifesta come contraltare alla vita, all'esistenza, con tutte le sue improbabili sfaccettature. Facciamo così la conoscenza di un uomo che vuole abbracciare la morte solo dopo aver pareggiato i conti con la vita, di un giovane che fugge dalla propria esistenza andando incontro all'Oscura Signora, di un bambino che dalla morte tenta di stabilire un contatto con i vivi, di qualcuno i cui giorni sono così spenti e grigi da rendere sempre più indistinta la sfumatura tra l'esistere e il non esistere. Può capitare, leggendo con attenzione queste strane storie, di interrogarsi su cosa significhi veramente il concetto di sconfitta e su cosa rappresenti la vittoria. E la risposta, naturalmente, sta a noi.