Libri di F. Pevere
Tozzi
Libro
editore: UTET
anno edizione: 2008
pagine: 707
Attraverso i suoi romanzi Federigo Tozzi (1883-1920) rappresenta uno dei vertici della narrativa italiana dei primi decenni del secolo scorso. I testi raccolti in questo volume sono accomunati dalla tendenza a esplorare le profondità della realtà interiore, l'attenzione dell'autore si rivolge infatti non tanto agli effetti esteriori della trama, ma piuttosto agli oscuri moventi delle azioni dei personaggi che traggono origine in un insondabile abisso interiore. Da "Bestie" - allucinato racconto di una vicenda dell'anima - si passa a "Con gli occhi chiusi", dove attraverso il conflittuale rapporto col padre del protagonista Pietro e la sua tormentata relazione amorosa con Ghisola, trova piena espressione la poetica. Seguono i romanzi "Il podere" e "Tre croci", nei quali l'autore descrive rispettivamente la vicenda in parte autobiografica della contrastata eredità di un podere paterno, sullo sfondo di un mondo rurale violento e primitivo, e la rovina inarrestabile dei tre fratelli Gambi, proprietari di una libreria antiquaria a Siena. A queste figure complesse e contraddittorie può essere accomunato anche Leopoldo Gradi, protagonista del breve romanzo postumo "Ricordi di un impiegato". La vasta produzione novellistica di Tozzi è racchiusa nella raccolta "Giovani", che rimanda al tema della giovinezza come malattia spirituale, da cui sono colpiti molti dei personaggi: turbati e insicuri, incapaci di raggiungere una condizione di stabilità interiore, di armonico accordo tra io e mondo.
Favole
Agostino Beccari, Alberto Lollio, Agostino Argenti
Libro
editore: Res
anno edizione: 1999
pagine: XXXII-350
Ragionamento delle corti
Pietro Aretino
Libro
editore: Mursia
anno edizione: 2022
pagine: 152
Pur attratto dalle "corti del mondo", l'Aretino in tutte le sue opere non tralascia mai la satira, l'invettiva più rovente contro la stessa vita di corte, rivelandone gli inganni, la servitù, le miserie, le umiliazioni, le delusioni. In questo Ragionamento sono introdotti come interlocutori Pietro Piccardo e Giovanni Giustiniano. Pietro Piccardo è un vecchio prelato, conoscitore della Corte romana, Giustiniano un valente cultore di studi umanistici. Essi si propongono di distogliere un giovane, Francesco Coccio, noto per le sue traduzioni dal greco e come poeta lirico, dalla risoluzione di abbandonare gli studi e andare a fare il cortigiano (e ci riescono).