Libri di Gabriella Bemporad
Michael Kohlhaas
Heinrich von Kleist
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 128
Nel celebre saggio sui racconti di Kleist che accompagna questo volume, Thomas Mann scrive: «Quanto al Kohlhaas è superfluo far notare l’enorme altezza di questo che è forse il più forte racconto in lingua tedesca. Con libertà poetica si ispira a una vecchia cronaca, poiché Kohlhaas, Hans di nome e non Michael, visse realmente e da un sentimento del diritto “simile alla bilancia dell’orafo”, dalla passione per la giustizia, dall’indignazione per “la fragilità del mondo”, si lasciò trascinare a gesta atroci che Lutero condannò e che noi non possiamo disapprovare del tutto, e però acconsentiamo con lui che la sua testa cada sotto la mannaia del carnefice dopo che il suo diritto, selvaggiamente difeso ma sacro, è stato affermato. Quest’uomo, del quale Kleist narra il destino quasi con volto impassibile, senza mai alzare la voce, facendo però ondeggiare i nostri sentimenti tra la simpatia e il raccapriccio, appare in alcuni punti, per la sua frenesia terroristica di migliorare il mondo, totalmente impazzito, con quelle sue “ordinanze kohlhaasiane” che egli emana dalla sede del suo “provvisorio governo del mondo” […]. Kleist mostra anche, in maniera divertente e con una comicità colma di disprezzo, in quale imbarazzo venga a trovarsi una società, che di solito non si sarebbe curata minimamente della violazione del diritto, per opera di un uomo che non è disposto a subirla».
I racconti dei Hassidim
Martin Buber
Libro: Libro in brossura
editore: Guanda
anno edizione: 2021
pagine: 704
I racconti dei ḥassidim vogliono schiudere al lettore una realtà leggendaria. Hanno spesso un alone di fantasia, ma si radicano in un terreno storico e culturale ben preciso: nato e fiorito nell'Europa orientale, il movimento ḥassidico, il cui fondatore è riconosciuto nella figura del Baalshemtov (1700-1760), rappresenta un evento nella tradizione religiosa ebraica. Il proposito dei ḥassidim era di suscitare entusiasmo, perso nell'attesa messianica, indirizzando l'uomo a una vita di fervore. Come scrive Giorgio Montefoschi nella nuova postfazione: «Accostandosi al grande libro di Buber - un libro arricchito nel tempo fino alla sua versione definitiva - il lettore sprofonderà, a sua volta, in una dimensione dell'esistenza per lo più ignota alla moderna letteratura occidentale, nella quale natura e soprannaturale vivono in una assoluta simbiosi; nella quale le estasi, i miracoli, la presenza degli angeli non sono eventi eccezionali, bensì fenomeni talmente frequenti della realtà quotidiana che procede di pari passo, da non distaccarsene altro che per un minimo scarto, un movimento lieve, un fortuito mutamento di prospettiva... Imparerà a guardarsi dalla tristezza, peggiore del peccato. Apprezzerà la gioia, vero veicolo verso Dio, fino ad amare il peccatore gioioso.» Su questa eccezionale esperienza religiosa e culturale s'innesta il progetto di Martin Buber, che impegnò quarantacinque anni della sua esistenza di studioso e di scrittore nella rielaborazione della leggenda ḥassidica prima di approdare alla pubblicazione di quest'opera fondamentale: una delle imprese che hanno segnato la cultura europea del Novecento e insieme un libro di inesauribile ricchezza narrativa.
I segreti della creazione. Un capitolo del libro cabbalistico «Zohar»
Gershom Scholem
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2003
pagine: 160
C'è un cuore nella Cabbala: è lo "Zohar", il libro dello Splendore, un immenso e rapsodico commento alla "Torah" nato sul finire del XIII secolo in ristretti circoli cabbalistici castigliani e destinato a imporsi come opera canonica di indiscussa autorità a fianco della "Bibbia" e del "Talmud". E c'è un cuore nello "Zohar": il capitolo dedicato alla creazione, chiuso nella lucentezza dei suoi 17 versetti e delle relative chiose. Poprio questo capitolo è stato tradotto, introdotto e commentato da Gershom Scholem, il quale non trascura di esporre il drammatico racconto "preliminare" delle dieci sefiroth o "sfere" della divinità, le prime tre nascoste nell'insondabile nulla del "senza fondo", le altre sette legate ai giorni della creazione.