Libri di Gea Palumbo
Ricominciamo dai nomi, dai miti e dalle fonti nei secoli. Procida, Ischia, Cuma, Bacoli, Baia, Miseno, Monte di Procida, Cappella, la via per Quarto, Pozzuoli e il Monte Barbaro nella lunga durata
Gea Palumbo
Libro: Libro in brossura
editore: Fioranna
anno edizione: 2024
pagine: 360
Il libro nasce dal desiderio di ridare giusta visibilità non solo a ben note fonti antiche ma anche a fonti che nei secoli hanno continuato a parlare dei Campi Flegrei, consentendo che non si spezzasse il filo della narrazione; fonti preziose che raccontano Baia brulicante di vita divenire una terra desolata con teschi di soldati sulla spiaggia, o Cuma al principio del '700 con un'immagine onirica e al contempo più reale di quante ne potremo ricostruire al computer, un'immagine che gli antichi non videro mai, ma che nei secoli in cui la città continuò a vivere in una desolata palude, videro i viaggiatori solitari innamorati dell'antico. O ancora, quando fonti come le incisioni di una straordinaria Eneide del XVI secolo raffigurano Cuma come luogo di congiunzione tra la storia di Creta, scolpita da Dedalo sul tempio di Apollo, e quella di Roma mostrata da Anchise a Enea nei Campi Elisi. Infatti un'altra ragione per riscoprire il grande patrimonio di fonti che vengono dai libri a stampa tra XVI e XIX secolo sono le immagini che come occhi attenti alle mutazioni del paesaggio, ne raccontano la muta storia. Fonti antiche che ricordano i miti in cui i nomi di queste terre sono legati a dei ed eroi. Fonti medievali che cambiano quei nomi e mutano Virgilio in un mago e la Sibilla in una cristiana profetessa. Fonti moderne in cui tutto è visto attraverso il filtro dell'antico e lo spessore del tempo.
Quadrilli. Le donne e la religione delle cose nell'isola di Procida e al di là dei suoi confini
Gea Palumbo
Libro: Copertina morbida
editore: Fioranna
anno edizione: 2021
pagine: 208
Questo volume è frutto di una ricerca sull'antica e poco conosciuta tradizione dei quadrilli, piccoli quadri-reliquiari che le donne nell'isola di Procida solevano interrogare per una sorta di profezia tutta femminile. La ricerca, indagando sull'origine e sulla diffusione di questa tradizione, la colloca in più precisi ambiti cronologici e in più larghe coordinate geografiche. I quadrilli appaiono così un esempio del più grande mondo di quella religione 'delle cose' che nel corso dei secoli ha lentamente trasformato il cristianesimo da una religione di parole, di parabole e di promesse, in una religione fatta anche di oggetti concreti, immagini, reliquie, grandi e piccole opere d'arte. Utilizzati con modi diversi in varie aree del meridione, i quadrilli costituiscono un elemento che permette di comprendere alcuni aspetti fondamentali non solo della devozione 'femminile e popolare', ma dello stesso cristianesimo e della sua storia. Forse nulla più di questi oggetti riesce a farci comprendere come la fede sia stata una faticosa, continua speranza, sempre ricostruita, sempre riadattata, mai - per un grande numero di persone - perduta. Tutto ciò testimonia ancora una volta come la variabile fondamentale sia sempre quella dell'uso che di un oggetto si decide di fare, del nucleo narrativo che ogni opera contiene, del significato che ad essa attribuiscono i loro autori o, più spesso, le loro autrici.
Centane. Dove si narrano i casi di Maria, delle sue figlie, dei loro discendenti e collaterali vissuti tra Procida, Napoli e dintorni
Gea Palumbo
Libro: Libro in brossura
editore: Aracne
anno edizione: 2018
pagine: 252
«Centane è il nome di un'antica contrada dell'isola di Procida, un posto tranquillo e appartato, dove il tempo scorreva "tanto lentamente che la vita durava, come sembrava dire anche il nome del luogo, cent'anni". E per cento anni e più l'autrice segue le vicende di una famiglia che a Procida si trova da sempre. Ma è proprio in questo luogo di serena bellezza che la natura sembra, a tratti, mostrare tutta la casualità dell'esistenza; e mentre le donne riescono a trovare la via per una rassegnata felicità, l'inquietudine segna il filo delle generazioni degli uomini. Con i nomi che si ripetono uguali, trasformati solo nelle varianti dei diminutivi, ciascuno porta il peso della sorte. Come l'animo dei personaggi varia nel tempo, così il paesaggio che si distende sulle sponde del golfo di Napoli si presenta ora nella bellezza antica e perfetta dei suoi ruderi monumentali, ora stravolto da una disincantata modernità.» (Prefazione di Isabella Ducrot)