Libri di Giovanni Storti
Corro perché mia mamma mi picchia
Giovanni Storti, Franz Rossi
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 2019
pagine: 196
Siamo abituati a vederlo insieme agli inseparabili Aldo e Giacomo, ma in questo libro Giovanni Storti si presenta in una veste insolita, maglietta e pantaloncini, e ci parla della sua più grande passione fuori dal palco, quella per la corsa. Lo fa alla sua maniera, con la consueta ironia, con un intreccio di leggerezza e profondità. Alternandosi nel racconto con Franz Rossi, compagno di avventure e di allenamenti, Giovanni, instancabile "assaggiatore di corse", pronto a sfidare il caldo come il freddo, a correre di giorno e di notte, a qualsiasi latitudine o altitudine, ci spiega come ha scoperto, o meglio riscoperto, questa vena atletica. Dalle fughe infantili per sottrarsi alle ciabattate materne a una pratica ritrovata, non tanto per motivazioni salutistiche, quanto perché la corsa ha il fascino di una vera arte. Ci addentriamo così, in compagnia dei due protagonisti, negli itinerari delle gare più coinvolgenti, sentiamo con loro la fatica ma anche il piacere di misurarsi con se stessi e con gli altri, la gioia di superare i propri limiti. E soprattutto impariamo a guardare con curiosità ed emozione i luoghi e l'umanità che si incontrano lungo il tragitto. Si aprono davanti a noi scorci di una Milano, quella dei Navigli, dei parchi e della Montagnetta di San Siro, lontana dall'affannata metropoli dell'immaginario collettivo. Prefazione di Giacomo Poretti.
Niente panico, si continua a correre
Giovanni Storti, Franz Rossi
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 154
Nella prefazione a questo libro, Giacomo Poretti sostiene che ai tempi dei nostri antenati si sapeva già molto del nostro degrado fisico e mentale. Gli australopitechi «intorno ai 20 anni facevano le gare con i giaguari, e spesso li battevano, arrivati ai 40 dopo 200 metri di corsa si fermavano per una birretta, a 60 anni, se ci arrivavi, ringraziavi il dio del sole e al massimo giocavi a scopone, te ne stavi rintanato nella tua bella grotta perché se per caso incontravi un giaguaro non riuscivi a fare 3 passi di corsa e finivi sbranato. L'uomo primitivo era ignorante e tirava su con il naso, ma era saggio, sapeva come godersi l'ultimo tratto di vita senza traumi e pericoli.» Oggi invece pare che questa consapevolezza sia andata persa. Si gareggia per il primato personale, per battere gli amici, per migliorarsi ad ogni costo. Si gareggia contro il tempo, ma sfidare il tempo che passa ha davvero senso? È una sfida persa in partenza per Giovanni Storti e Franz Rossi, la coppia di corridori scrittori che abbiamo imparato ad apprezzare con "Corro perché mia mamma mi picchia". Gli anni passano per tutti: c'è chi se ne accorge vedendo il figlio cresciuto o i capelli incanutiti, e c'è chi li misura osservando i chilometri percorsi o la velocità raggiunta in gara. Ma la verità è che l'età non è nemica della corsa, basta saperla prendere con saggezza ed equilibrio. In un libro ricco di aneddoti personali e di avventure in giro per il mondo, Giovanni e Franz ci dimostrano che anche se il corpo invecchia non si può dire altrettanto dello spirito. Quello che si impara percorrendo di corsa chilometri lungo strade e sentieri è un vero e proprio stile di vita, in grado di migliorare la qualità della nostra esistenza. Dalla vetta del Kilimangiaro alla Grande Muraglia cinese, dalle corsette sotto casa alle maratone nel deserto, continua il viaggio di questi «assaggiatori di corse», come ebbero modo di definirsi, con un obiettivo preciso, dimostrare come spesso la ricerca del proprio record personale può avere come effetto collaterale la felicità. Un libro per chi corre e per quelli che non capiscono perché, pur passati i sessanta, si continui a correre. «E poi,» ricorda Giovanni «se ho iniziato a correre io a cinquant'anni, possono farlo tutti!»
Una seducente sospensione del buon senso. Viaggio alla scoperta di ciò che devi lasciare
Giovanni Storti, Franz Rossi
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2016
pagine: 306
Cosa unisce un cinquantenne in crisi e un vecchio mago? Cosa lega il destino di due donne nate a migliaia di chilometri di distanza? E perché è necessario partire per fare chiarezza? Gilberto, un uomo come tanti, con un presente incerto - un lavoro che ha smesso di piacergli, figli grandi, una moglie nel frattempo divenuta ex - e un futuro che si stringe in un nodo scorsoio decide di "sottrarsi all'obbligo di avere un destino" e parte per un viaggio tanto lungo quanto lento. A fargli compagnia le domande che si pone in modo assillante e un compito che si è dato per mettersi in movimento: consegnare un pacchetto, ritrovato per caso, alla persona cui era stato spedito anni prima. La sfida più grande in ogni viaggio è scoprire e accettare se stessi, ma Gilberto è fortunato: a far da controcanto alle sue cervellotiche riflessioni c'è la praticità e la simpatia di un compagno d'avventure eccezionale e inaspettato. Una presenza capitata per caso nella vita di Gilberto e diventata il polo intorno a cui ruotano le sue giornate. A piedi e su una chiatta, a cavallo e in bici, sul cassone di un furgoncino malmesso, lungo gli antichi sentieri dei viandanti, i due amici incontreranno uomini e donne ospitali, generosità inattese e delusioni sferzanti e, tra peripezie e colpi di scena, scopriranno passo dopo passo il senso della loro avventura. Fino a quando, a sparigliare le carte, Gilberto incontrerà l'amore. Giovanni e Franz raccontano un viaggio e un punto d'arrivo che è solo e sempre un nuovo inizio.
Una seducente sospensione del buon senso. Viaggio alla scoperta di ciò che devi lasciare
Giovanni Storti, Franz Rossi
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2015
pagine: 310
Cosa unisce un cinquantenne in crisi e un vecchio mago? Cosa lega il destino di due donne nate a migliaia di chilometri di distanza? E perché è necessario partire per fare chiarezza? Gilberto, un uomo come tanti, con un presente incerto - un lavoro che ha smesso di piacergli, figli grandi, una moglie nel frattempo divenuta ex - e un futuro che si stringe in un nodo scorsoio decide di "sottrarsi all'obbligo di avere un destino" e parte per un viaggio tanto lungo quanto lento. A fargli compagnia le domande che si pone in modo assillante e un compito che si è dato per mettersi in movimento: consegnare un pacchetto, ritrovato per caso, alla persona cui era stato spedito anni prima. La sfida più grande in ogni viaggio è scoprire e accettare se stessi, ma Gilberto è fortunato: a far da controcanto alle sue cervellotiche riflessioni c'è la praticità e la simpatia di un compagno d'avventure eccezionale e inaspettato. Una presenza capitata per caso nella vita di Gilberto e diventata il polo intorno a cui ruotano le sue giornate. A piedi e su una chiatta, a cavallo e in bici, sul cassone di un furgoncino malmesso, lungo gli antichi sentieri dei viandanti, i due amici incontreranno uomini e donne ospitali, generosità inattese e delusioni sferzanti e, tra peripezie e colpi di scena, scopriranno passo dopo passo il senso della loro avventura. Fino a quando, a sparigliare le carte, Gilberto incontrerà l'amore. Giovanni e Franz raccontano un viaggio e un punto d'arrivo che è solo e sempre un nuovo inizio.
Tre uomini e una vita. La nostra (vera) storia raccontata per la prima volta
Giacomo Poretti, Giovanni Storti, Aldo Baglio
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2016
pagine: 196
«A trent'anni passati da un pezzo eravamo ancora tre mal tra insèma, come si dice a Milano: tra bambinoni che non si rassegnavano all'idea di mettere la testa a posto e tenersi stretto l'impiego sicuro...» C'è stato un tempo in cui Aldo faceva l'operaio alla Stipel, Giovanni l'acrobata e Giacomo l'infermiere all'ospedale di Legnano. Tutti e tre, però, avevano un sogno: recitare. Così, nei ritagli di tempo facevano i mimi acrobati alla Scala, gli animatori nei villaggi turistici o i doppiatori nei cartoni animati. Poi, i primi spettacoli di cabaret in piccoli locali del Milanese e del Varesotto, provando gli sketch nel box di un amico riscaldato da una stufetta. Giravano con la Opel vinaccia di Aldo che andava solo in seconda e capitava davvero di arrivare nel posto sbagliato il giorno sbagliato, come nella gag della Subaru a Pizzo Calabro. C'è stato anche un tempo in cui hanno pensato che forse era meglio lasciar perdere, e ritornare al vecchio, comodo posto fisso. Ma non si sono arresi. Nel loro venticinquesimo anniversario, in questo libro per la prima volta Aldo Giovanni e Giacomo raccontano, anche con molte straordinarie immagini inedite, il backstage della loro vita: come si sono conosciuti, quando e dove hanno deciso di mettersi insieme, gli anni difficili ma al tempo stesso felici di una giovinezza in cui sono riusciti sempre e comunque a restare se stessi. Qui si narra di quando non venivano pagati in locali improbabili da gestori altrettanto improbabili («Ma Iti el fa rid? Perché sei fa minga rid mi paghi no», dissero una volta a Giacomo) e di quando la ruota girò, con il successo in televisione con Mai dire gol, a teatro con I Corti e al cinema con Tre uomini e una gamba, un film in cui non credeva nessuno, girato con quattro soldi, ma destinato a sbancare al botteghino. Mai, prima d'ora, Aldo Giovanni e Giacomo avevano raccontato il loro «privato». E il lettore si sorprenderà nel vedere, in questa specie di album di famiglia, che molti degli sketch più famosi del trio sono ispirati a fatti veri, qui ricordati con tenerezza e a volte con un po' di nostalgia: quando Aldo si spacciava per Brambilla Fumagalli per conquistare la figlia di un lumbard, quando Giovanni fece morir dal ridere un importante uomo politico parlando in sardo, quando Giacomo entrò in un ospedale per una colica renale e si mise a litigare con i medici. È la storia, anche, di un'amicizia. Tre amici che sono rimasti persone semplici, così tanto somiglianti a quei tre matti che vediamo sul palcoscenico.
Corro perché mia mamma mi picchia
Giovanni Storti, Franz Rossi
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2015
pagine: 190
Siamo abituati a vederlo insieme agli inseparabili Aldo e Giacomo, ma in questo libro Giovanni Storti si presenta in una veste insolita, maglietta e pantaloncini, e ci parla della sua più grande passione fuori dal palco, quella per la corsa. Lo fa alla sua maniera, con la consueta ironia, con un intreccio di leggerezza e profondità. Alternandosi nel racconto con Franz Rossi, compagno di avventure e di allenamenti, Giovanni, instancabile "assaggiatore di corse", pronto a sfidare il caldo come il freddo, a correre di giorno e di notte, a qualsiasi latitudine o altitudine, ci spiega come ha scoperto, o meglio riscoperto, questa vena atletica. Dalle fughe infantili per sottrarsi alle ciabattate materne a una pratica ritrovata, non tanto per motivazioni salutistiche, quanto perché la corsa ha il fascino di una vera arte. Ci addentriamo così, in compagnia dei due protagonisti, negli itinerari delle gare più coinvolgenti, sentiamo con loro la fatica ma anche il piacere di misurarsi con se stessi e con gli altri, la gioia di superare i propri limiti. E soprattutto impariamo a guardare con curiosità ed emozione i luoghi e l'umanità che si incontrano lungo il tragitto. Si aprono davanti a noi scorci di una Milano, quella dei Navigli, dei parchi e della Montagnetta di San Siro, lontana dall'affannata metropoli dell'immaginario collettivo. Prefazione di Giacomo Poretti
Corro perché mia mamma mi picchia
Giovanni Storti, Franz Rossi
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2013
pagine: XI-190
Siamo abituati a vederlo insieme agli inseparabili Aldo e Giacomo, ma in questo libro Giovanni Storti si presenta in una veste insolita, maglietta e pantaloncini, e ci parla della sua più grande passione fuori dal palco, quella per la corsa. Lo fa alla sua maniera, con la consueta ironia, con un intreccio di leggerezza e profondità. Alternandosi nel racconto con Franz Rossi, compagno di avventure e di allenamenti, Giovanni, instancabile "assaggiatore di corse", pronto a sfidare il caldo come il freddo, a correre di giorno e di notte, a qualsiasi latitudine o altitudine, ci spiega come ha scoperto, o meglio riscoperto, questa vena atletica. Dalle fughe infantili per sottrarsi alle ciabattate materne a una pratica ritrovata, non tanto per motivazioni salutistiche, quanto perché la corsa ha il fascino di una vera arte. Ci addentriamo così, in compagnia dei due protagonisti, negli itinerari delle gare più coinvolgenti, sentiamo con loro la fatica ma anche il piacere di misurarsi con se stessi e con gli altri, la gioia di superare i propri limiti. E soprattutto impariamo a guardare con curiosità ed emozione i luoghi e l'umanità che si incontrano lungo il tragitto. Si aprono davanti a noi scorci di una Milano, quella dei Navigli, dei parchi e della Montagnetta di San Siro, lontana dall'affannata metropoli dell'immaginario collettivo. Prefazione di Giacomo Poretti