Libri di Giuseppe Savini
Cinni di guerra. Memorie e fantasie dei bimbi che videro passare il fronte
Giuseppe Savini, Giacomo Savini
Libro: Libro in brossura
editore: Minerva Edizioni (Bologna)
anno edizione: 2025
pagine: 208
Gli ultimi testimoni del grande conflitto mondiale che segnò la storia del secolo scorso sono gli ottantenni di oggi ossia quanti, all’epoca del passaggio del fronte, non erano altro che piccoli bambini: cinni di guerra. Cinni perché questa breve raccolta di storie, oltre ad avere escluso coloro – ormai pochi – che erano già adolescenti, ha dato anche una limitazione geografica: Bologna, la città, la collina e la sua pianura investite fra il 1943 e il 1945 dal lento passaggio del fronte. «Ognuno, per così dire, ha la sua guerra…» spiega Antonio Faeti nelle sue righe introduttive; in queste pagine se ne raccontano tante di piccole guerre, senza assolutamente la necessità di un rigore storico. «Quanto mi sono divertita durante la guerra – ha confessato una signora – mi sembrava una favola…», si è piuttosto cercata quella favola, quel mondo ingenuo che, anche quando non era affatto divertente, era comunque raccontato così come visto dagli occhi, sentito dalle orecchie, annusato, gustato e toccato dalle mani e dalla fantasia dei bambini. Oltre un centinaio di racconti brevi e meno brevi che dalla loro consueta dimensione orale, utile per essere reinventati a piacimento e ripetuti a figli e nipoti, abbiamo voluto riportare in queste pagine così da essere conservati ancora a lungo. Prefazione di Antonio Faeti.
Le foto del babbo
Giorgio Comaschi, Giuseppe Savini
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Cineteca di Bologna
anno edizione: 2024
Trent’anni al “Resto del Carlino”. Trent’anni da fotoreporter a guardare e a raccontare Bologna e quello che accadeva. Giornate a cercare la notizia, ad accompagnare i giornalisti, a seguire comizi, funerali, adunate, eventi sportivi, spettacoli, disgrazie; e poi le notti a fare la chiusura, ad aspettare le bozze appena uscite dalle rotative o a fare ‘il giro’ tra questura e ospedali. È questo il racconto in prima persona di Nino Comaschi, ricostruito da due innamorati di Bologna, suo figlio Giorgio, attore e performer, che questa storia la porta anche sul palcoscenico, e Giuseppe Savini, storico, studioso e appassionato di fotografia. Un racconto imbastito attraverso i ricordi e gli aneddoti che Nino ha lasciato, ma soprattutto grazie al suo sterminato archivio fotografico, ora conservato dalla Cineteca di Bologna. Comaschi lavorò al “Carlino” dal 1935 fino agli anni Settanta, passando pian piano dalla macchina fotografica a quella da scrivere. Anni che portarono dalle adunate oceaniche a un progressivo sgretolamento del regime ormai avviato a passo di marcetta verso la catastrofe. Poi la guerra, la Liberazione e il boom. Una parabola e una comunità che Comaschi ha saputo cogliere anche dietro le quinte delle occasioni ufficiali, grazie al suo sguardo disincantato e “distratto” – come preferiva definirlo –, attento agli aspetti modesti e quotidiani, a volte bislacchi, del vivere.