Libri di Michele Nardini
I comandamenti della montagna
Michele Nardini
Libro: Libro in brossura
editore: Barta
anno edizione: 2019
pagine: 400
È l'estate del 1944. Con il sud della penisola in mano agli alleati, le truppe nazifasciste si preparano a giocare l'ultima carta: la fortificazione della linea gotica, il baluardo difensivo che taglia l'Italia in due. Sulle Alpi Apuane, tra boschi impenetrabili e metati diroccati, volontari di ogni età, ceto e fede politica si adunano "per dignità e non per odio / decisi a riscattare / la vergogna e il terrore del mondo" (Calamandrei). Guidati dal giovanissimo Davide e aiutati da don Angelo, un prete allontanato dalla Curia per aver protetto un ribelle, dovranno affrontare nemici esterni e traditori, mercati neri e neri assassini, tenendosi stretta la fiducia dei civili e ancor più vicina la propria umanità dinnanzi alla rabbia e all'orrore, mentre la guerra si frantuma nei rivoli di mille azioni di guerriglia. In quell'ultima estate violenta, con la natura a fare da silenzioso coprotagonista, si fronteggiano buoni e cattivi: gli eroi che hanno sacrificato tutto e i più spietati carnefici – ognuno con la propria voce, coraggiosa o disperata, tragica e terribile, sempre indimenticabile.
Charles Bukowski al cinema. Storie di sbronze e di pop corn
Michele Nardini
Libro
editore: Giovane Holden Edizioni
anno edizione: 2014
pagine: 152
Il cinema, luogo del pop corn, del tempo sprecato e dell'impossibilità di bere un drink in santa pace. È questa l'idea che Bukowski aveva della settima arte. Eppure, a ben vedere, non sono pochi i punti di contatto con il mondo del cinema. "Storie di ordinaria follia", "Barfly", "Factotum". Tre film di rilievo realizzati da registi a loro modo importanti (Marco Ferreri, Barbet Schroeder e Bent Hamer). Il cinema si impossessa delle opere di Bukowski e le restituisce in maniera originale, seguendo un percorso che si allontana dalla fonte letteraria e si avvicina agli intenti degli autori cinematografici. I libri di Bukowski diventano così il pretesto per una nuova analisi: Ferreri amplia il tema cardine del suo cinema, il tentativo dell'uomo moderno di trovare una via d'uscita alla crisi del presente; Hamer si interessa del conflitto insanabile tra artista e sistema, mentre Schroeder si limita a filmare in modo spontaneo le gesta di un ubriacone interessato più alla bottiglia che alla scrittura. Il risultato, per tutti, sembra uno solo: l'impossibilità di riprodurre il rapporto diretto tra vita e letteratura che contraddistingue tutte le opere di Bukowski.