Libri di Mike Watson
I meme e Mark Fisher. Realismo capitalista e Scuola di Francoforte nell’era digitale
Mike Watson
Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2024
pagine: 136
Riusciremmo a pensare alla nostra vita quotidiana senza i meme? La risposta a questa domanda è strettamente legata alla diffusione di Internet in generale e dei social network in particolare. Tenendo come riferimento principale il lavoro di Mark Fisher – i meme, i video su YouTube e i podcast sul suo notissimo blog “k-punk” – e la seconda generazione della Scuola di Francoforte, Mike Watson offre un ritratto avvincente dei nostri media durante la pandemia, in quell’“anno che non ha avuto luogo”, un periodo in cui la vita sembrava sospesa, tra lockdown e restrizioni varie, e in cui eravamo tutti connessi, mentre diversi Paesi europei erano in campagna elettorale. Fisher ha visto ciò che Marx e Benjamin avevano già scorto nel diciannovesimo e ventesimo secolo: che il capitalismo avrebbe portato il meglio e il peggio di tutti i mondi. Il compito dello studioso, dunque, è quello di passare al setaccio il male e portare in primo piano il bene, cosa che Fisher ha saputo fare brillantemente. Watson ha poi applicato tutto questo al mondo dei meme, con il rischio di essere messo alla gogna mediatica.
Perché la sinistra non impara a usare il meme? Adorno, videogiochi e Stranger Things
Mike Watson
Libro: Copertina morbida
editore: Meltemi
anno edizione: 2022
pagine: 128
In "Perché la sinistra non impara a usare il meme?" Mike Watson attualizza gli strumenti della teoria critica per riflettere sul rapporto odierno tra arte, industria culturale e politica. La principale questione su cui si concentra l'autore è l'incapacità della sinistra di vedere sia i lati positivi sia quelli negativi nello sviluppo di Internet e, di conseguenza, la particolare cultura della produzione e della ricezione delle immagini che lo accompagna. Secondo Watson, quella sinistra che voleva portare l'immaginazione al potere, salvo poi sposare la razionalità dei sistemi astratti e tecnocratici, può trovare nuova linfa vitale proprio nelle odierne tattiche di comunicazione politica. In tal modo, infatti, essa supererebbe tanto la condanna in stile anni Novanta di essere un baluardo della cultura del libro e del sapere alfabetico - dunque radical chic -, quanto quella più recente di essere parte di un'élite che difende la razionalità astratta del sistema - dunque dell'establishment - dimenticando le esigenze e i movimenti che spingono dal basso per rinnovare la società.