Poesia e studi letterari

Piccole postille di vita quotidiana articolate attraverso cinque sezioni che racchiudono varie sfaccettature della vita. La prima, Sui sentimenti, ascoltando le vibrazioni dell'anima. Segue la seconda, Sul silenzio, che interessa la relazione umana, che non è solo fatta di parole. La terza è centrata Sulla società, vista come artificiosa, frammentata. Atomizzazione massificata. Nella quarta sezione, Sulla pandemia, l'autrice afferma che l'isolamento sociale non ha impedito alla mente di pensare e di chiosare. Chiude la sezione dedicata alla Salentosità: Salento, una lingua di terra tra due mari che figura nell'Italia il tacco. Ricco di storia e di tradizioni.

Da dove nascono i miei Aforismi? Principalmente dalla sempre più costante connessione con l'Energia Universale, la mia amata Sorgente. Più vai avanti nella strada della Luce, più scenari si aprono. Più hai fiducia e amore nella Sorgente, tante più risposte ricevi: questa è stata la più bella scoperta della mia vita. I miei aforismi nascono di solito al mattino, in giardino con il sole nascente che mi guarda e mi accarezza, insieme al caffè e al mio sigaro di fronte al mio albero Maestro, un Carrubo secolare. Ed è così che mi connetto con l'Universo. Altre volte di fronte al Mare, il Dio che puoi toccare con mano, vedere e sentire, dove almeno una volta al giorno devo necessariamente andare, altre volte mentre viaggio in macchina e comunque sempre quando sono in contatto con Madre Natura. Altri Aforismi sono frutto delle mie esperienze fatte in questa straordinaria Vita, altri ancora nascono osservando il prossimo, i suoi comportamenti, le sue esperienze. Non mancano certo i miei Aforismi burloni, quelli simpatici che rispecchiano l'altra parte del mio carattere di cui mai potrei farne a meno. Con questo libro voglio trasmettere innanzitutto Amore e riflessioni su ciò che la Vita e l'Universo sono capaci di donare. Mi piacerebbe che almeno uno delle centinaia di Aforismi che ho scritto, rimanga nel cuore del lettore.

Saggi Daniele Sorba, Sermoni in volgare romanzo del XII secolo: un’analisi introduttiva Fortunata Latella, Tra exemplum e valori cortesi: il conte di Agnès et Meleus e il paradosso dell’omicidio edificante Gioia Paradisi, Il “romanzo cavalleresco” nel primo Ottocento. La Storia ed analisi di Giulio Ferrario (e l’Histoire littéraire di Ginguené) A proposito di... Furio Brugnolo, Ancora su Quando eu stava, v. 11 Niccolò Gensini, Merlino e il romanzo arturiano: su alcuni studi recenti Biografie degli autori.

La presente silloge poetica dal titolo "Il proprio sogno da custodire" ... racchiude poesie create dall'autrice con la propria fantasia, la quale mette in risalto la realtà che la circonda con tante rime, che si adattano al significato emotivo di ogni traccia a tema. Il suo sogno è quello di far conoscere ai lettori interessati la sua scrittura semplice, dal quale descrive per hobby senza scopi di lucro. L'autrice si dedica fin dagli anni "60" componendo poesie, racconti - narrativa e fiabe. Partecipa a vari concorsi poetici - letterari dal quale ha riscontrato riconoscimenti con esito positivo in varie Antologie. La sua diversità linguistica evolutasi negli anni, rivela il suo temperamento nel voler continuare in futuro il proprio sogno preferito da custodire.

Pubblicata nel 1988, Dien Cai Dau è la quarta raccolta poetica di Yusef Komunyakaa, ma la prima a ottenere un vero successo di critica. Il titolo, che riprende l'epiteto con cui i vietnamiti si riferivano ai soldati americani, significa "pazzo, fuori di testa", ed è calzante nella sua macabra e sottile ironia: la follia degli uomini coinvolti nella guerra in Vietnam - non solo quella dell'esercito statunitense - è il tema essenziale della raccolta, i cui versi assumono spesso il punto di vista di un soldato afroamericano. La genesi di Dien Cai Dau è complessa, anche perché Komunyakaa impiega molto tempo per rielaborare il trauma bellico. Tornato dal Vietnam nel 1970, per quattordici anni eviterà di menzionare il conflitto nelle sue poesie. Nella primavera del 1984 inizia i lavori di ristrutturazione della sua casa di New Orleans e, mentre rimuove gli strati di intonaco per riportare alla luce le pareti originali, le immagini della guerra riaffiorano nella sua mente. Ispirato da questo metaforico peeling away, compone di getto tre poesie. Da quel momento, per molti mesi, Komunyakaa scriverà quasi esclusivamente versi dedicati alla sua esperienza in Vietnam, che confluiranno in Dien Cai Dau.

Esiste una poesia dell’ombra, a strapiombo sul dirupo dello sguardo, che non è negazione della luce ma sua esaltazione, giacché l’ombra, senza la luce, non saprebbe esistere. Di solo pane di Piero Schiavo ne è la perfetta espressione. Una poesia di stati e luoghi minimi, non certo minori, inerpicata sulla discrezione del dettaglio elusivo, del pudore non dismesso, degli abissi umani che combaciano con le altezze. Una scrittura asciutta, ferma, misurata, dritta al centro delle cose e permeata da una visione cristica e cristologica, che proprio tra gli ultimi riconosce il Dio degli stati eterni. Dal gesto, non solo simbolico, del pane che si spezza passa questo poemetto, che è resoconto di un viaggio fisico e spirituale, un attraversamento non metaforico di terre desolate dove Dio si prega soltanto / nel silenzio della sua assenza.

Non sappiamo dire se queste voci abbiano mai trovato ascolto o siano le fissazioni di altrettanti animi inquieti. Quel che è certo, è che tale è il silenzio che le assorda, che sono state smesse da ognuno. Per questo trovano giustizia nella parola scritta. Trovano concordia nell’ascolto, nato dalla riflessione e dall’empatia che chiama la poesia.

“Non voglio paragonarmi a Charles Baudelaire, ci mancherebbe […] Resta il fatto che questo autore è sempre stato presente nelle mie letture, uno dei miei poeti di riferimento. Da oltre dieci anni avevo in mente un’idea […] e cioè scrivere una sorta di contro canto ai testi del Poeta francese […] ho ripreso in mano la sua raccolta Les fleurs du mal ed in particolare Spleen et idéal, sul quale mi sono concentrato.” (Roberto Marino Masini) “I lavori qui esposti, prodotti utilizzando nero di vite al medium, ricavati sottraendo a fresco da un unico tratto iniziale, s’intessono, e fondono al suono delle parole e delle immagini reinventate, aprendosi a una terza visionarietà.” (Roberto Cantarutti)

La raccolta di poesie di Caria offre una preziosa opportunità di scoprire il suo mondo interiore e di immergersi nell'universo emozionale che lui ha saputo creare. Le sue parole evocano sentimenti forti e contrastanti, dal romanticismo alla passione, dal desiderio all'erotismo, passando per la speranza, la rabbia e la tristezza. La sua poesia è in grado di coinvolgere il lettore in un'esperienza emotiva intensa e profonda, che unisce il poeta e il suo pubblico attraverso la condivisione di emozioni e sentimenti universali.

Le poesie si susseguono con un ritmo incalzante: e sono ricordi, emozioni, riflessioni. Tutto ciò che è umano entra a far parte del grande disegno del poeta. Anche la Fede, in un Giorno Santo, lo sostiene e lo incoraggia a non disperare, a credere in una nuova vita e in un amore universale (...)