La destituzione filosofica dell'arte costituisce uno dei maggiori contributi della cultura angloamericana all'estetica del secondo Novecento. Filosofo e critico oggi al centro del dibattito estetico internazionale, Arthur C. Danto vi elabora una teoria dell'arte, il cui motore di sviluppo viene identificato nell'aspirazione dell'arte a trovare la propria essenza. Platone aveva "destituito" l'arte di consistenza ontologica e due millenni dopo Hegel ne decretava una "destituzione" filosofica, che vedeva l'arte "superarsi" nella filosofia. E però argomenta Danto negli anni Sessanta e Settanta, l'arte ha trovato finalmente la propria essenza. Ma incontra di nuovo la filosofia che ne "destituisce" l'autonomia sensibile per precipitarla nella post-storia, in una fase cioè in cui nessuna opera può ancora aspirare a incarnare una direttrice culturale dominante. Tuttavia l'arte odierna non perde per questo di significatività, ma anzi guadagna in libertà, aprendosi a nuove forme espressive inedite. Tappa decisiva dell'itinerario di Danto, questo libro affronta, intorno al nucleo teorico della "fine dell'arte", anche altri problemi cruciali dell'estetica contemporanea.
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La destituzione filosofica dell'arte
| Titolo | La destituzione filosofica dell'arte |
| Autore | Arthur C. Danto |
| Curatore | T. Andina |
| Traduttore | C. Barbero |
| Editore | Aesthetica |
| Formato |
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| Pagine | 224 |
| Pubblicazione | 03/2008 |
| ISBN | 9788877260765 |
€30,00
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