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Il corpo esangue. La performance degli anni '60-'70 oggi: l'ipotesi di Marina Abramovic in «Seven easy pieces»

Il corpo esangue. La performance degli anni '60-'70 oggi: l'ipotesi di Marina Abramovic in «Seven easy pieces»
Titolo Il corpo esangue. La performance degli anni '60-'70 oggi: l'ipotesi di Marina Abramovic in «Seven easy pieces»
Autore
Collana Hinter den Gassen, 2
Editore More Nocturne Books
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 296
Pubblicazione 09/2018
ISBN 9788894205732
 
15,00

La performance tra i '60 e i '70 opera sostanzialmente secondo due volontà al contempo contraddittorie e sottilmente consequenziali: da una parte la volontà di eliminare l'oggetto, sostituire il manufatto con l'ideazione e spezzare la continuità ontologica con l'opera d'arte; dall'altra parte la volontà (meno esplicita e più contraddittoria) di costituirsi non solo e non tanto come movimento - al pari di Land Art e Concettualismo - ma come disciplina autonoma, nel tentativo di codificarsi in maniera univoca, secondo una logica tesa ad esaltare simultaneamente la specificità ontologica e l'appartenenza alla storia dell'arte. Quando Marina Abramovic realizza "7 Easy Pieces", nel 2005, rimettendo in scena 6 performance degli anni '60 e '70, non compie quindi banalmente un omaggio ad un periodo storico. Compie un'operazione di ridefinizione dello statuto che va ad infrangere alcune idee che ne hanno sostenuto la storicizzazione: l'irripetibilità dell'azione, la singolarità del performer, il rapporto dialettico con la documentazione. Una prospettiva storica sul rapporto tra performance "ontologica" (Phelan) e "non performance", la documentazione.
 
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