L'obbedienza non è un semplice movimento dell'animo, come può esserlo l'amicizia o l'amore, che arriva quando decide di farlo e se ne va con la stessa imperscrutabilità. L'obbedienza non è nemmeno una virtù, nel significato che si attribuisce, per esempio, all'espressione "è un bambino obbediente". Si obbedisce forse spontaneamente? Così come spontaneamente si ride o si piange, si è tristi o si è allegri? Occorre voler essere obbedienti ma ciò significa che, insieme con essa, sua sorella gemella si profila sempre alla mente: la disobbedienza. E, a rifletterci ancora un poco, al di là di entrambe, esplicito o implicito, si delinea ciò che normalmente si chiama imperativo. Non potrebbero esserci né obbedienza, né disobbedienza senza un ordine che richieda una risposta, un'azione. Cioè, non potrebbero esserci individui che obbediscono e individui che non obbediscono, se non ci fosse un terzo tipo di individuo, quello che ordina, comanda: l'Altro. Si impone l'idea che per accostarsi al tema da un punto di vista sistematico è necessario concepire l'obbedienza da un lato in rapporto alla disobbedienza e dall'altro in rapporto all'autorità che giustifica il comando. Il volume affronta il problema da queste diverse angolazioni, sviluppandosi attraverso le tre forme fondamentali dell'obbedienza: all'Autorità, al Padre, al Maestro e giungendo alla conclusione che, nascendo all'insegna della libertà, l'obbedienza è sempre rischio, assunzione della totale responsabilità di chi sceglie.
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L'obbedienza
| Titolo | L'obbedienza |
| Autore | Giuliano Minichiello |
| Collana | Scuola e vita |
| Editore | SEI |
| Formato |
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| Pagine | IX-170 |
| Pubblicazione | 01/2013 |
| ISBN | 9788805072545 |
€13,00
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