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Paroliculuriesapuri. Poesie in lingua catanzarese

Paroliculuriesapuri. Poesie in lingua catanzarese
Titolo Paroliculuriesapuri. Poesie in lingua catanzarese
Autore
Collana CALABRIA LETTERARIA EDITRICE
Editore Calabria Letteraria
Formato
Formato Libro Libro: Copertina morbida
Pagine 87
Pubblicazione 05/2017
ISBN 9788875743000
 
10,00

 
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""Paroliculuriesapuri". Un titolo inequivocabile sulla "centralità" del dialetto catanzarese quale strumento e cifra espressiva, ermeneutica e stilistica di questa suggestiva raccolta poetica di Giuseppe Basta, silloge di liriche dal chiaro sapore nostalgico, quanto agreste e familiare, in cui il ricordo evoca un luogo, uno spazio originario onusto di significati. Si tratta di poesie in cui i personaggi respirano, si animano di vita, dove i paesaggi si trasformano in gouaches brillanti e luminose, e gli affetti in altrettanti flashback di una solida scenografia emozionale su fondale naturale. Principale soggetto narrativo è il rimpianto, la lontananza, i sentimenti che suggellano e guidano come musica di sottofondo il faticoso e costante cammino a ritroso del poeta. Stati d'animo venuti su dal profondo di chi è rimasto volutamente forestiero nella città che lo ha accolto, per non perdere di vista, anzi, per coltivare fino in fondo il suo mondo interiore ispirato, colto e naif al tempo stesso e quella meraviglia senza eguali, quel cielo poetico dell'amatissima Calabria felix, celebrata artefice di un'arcadia che non ha ancora chiuso le porte alla civiltà. L'uso del dialetto dalla semantica domestica e congeniale, la "connivenza" col genuino materiale narrativo, il rapporto e il richiamo potentissimo al territorio e alla sua città natale (ed è qui la forza di Basta), liberano però nel verso una dolce musicalità che è davvero capace di arrivare dritta al cuore, anche a chi è straniero a questa lingua. L'archeologia dialettale diventa, così, poesia moderna, invenzione e metafora del tempo che viviamo..." (Dall'Introduzione di Roberto Messina). Prefazione di Silvano Ragozza e riflessione critica di Achille Curcio.
 
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