Stati della materia di Martino Bosco è poema che procede per opposti, dal poroso al duro, come a dire: coscienza del vivo e del morto oppure del transitabile e dell’intransitabile. Un’operazione autoptica trasfigurata in poesia che fa del residuo, del rimasuglio, una reliquia, in quel che appare come atto negato o epos capovolto, nella bilancia che tiene in equilibrio violenza e consapevolezza: la prima riguarda un’inesplicabile forza ineluttabile e anche biologica, che comporta il riconoscimento destinale della morte; la seconda l’essere illeso e primordiale, l’accettazione empirica di una evidenza a posteriori, che è spesso propria del superstite. I versi di Bosco dispiegano un’ossessione profetica, seppur senza redenzione; l’osservazione del mondo senza reticenza, che arriva fino all’esperienza del corpo. Qui il corpo è terreno di guerra: è lo stato ancestrale che origina ogni cosa, il passo inviolabile dove ogni cosa termina. Il corpo è lo stato della materia.
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Stati della materia
| Titolo | Stati della materia |
| Autore | Martino Bosco |
| Argomento | Narrativa Narrativa moderna e contemporanea (dopo il 1945) |
| Collana | Il fiore del deserto, 16 |
| Editore | Fallone Editore |
| Formato |
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| Pagine | 96 |
| Pubblicazione | 11/2024 |
| ISBN | 9788885535664 |
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