66thand2nd: Bazar
In cerca di Transwonderland. Il mio viaggio in Nigeria
Noo Saro-Wiwa
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2025
pagine: 336
Da bambina le vacanze in Nigeria erano l’incubo di Noo: estati fatte di caldo e zanzare, senza elettricità né acqua corrente. Per lei e i suoi fratelli, abituati alla frescura del Surrey – un paradiso traboccante di Twix, cartoni animati e alberi rigogliosi –, il villaggio d’origine era una sorta di «gulag tropicale». Poi nel 1995 suo padre, l’attivista Ken Saro-Wiwa, viene assassinato e tutto finisce. Niente più vacanze, niente più estati torride, un esilio volontario che dura molti anni, finché Noo decide di tornare per scrivere una guida sui generis. Prima tappa Lagos: traffico, bancarelle, okada che schizzano a velocità assassina, minibus stracolmi assediati da predicatori e venditori. E ancora l’asettica Abuja e l’arido Nord musulmano, i bronzi dell’antico Impero del Benin, le splendide statuette di Nok, i monoliti di Ikom e il parco dei divertimenti Transwonderland, con le sue giostre fatiscenti, specchio della decadenza di un paese minato dalla corruzione e dai conflitti interni. Nel corso del viaggio l’autrice si infuria, si rammarica, con sguardo occidentale critica e disapprova, ma la Nigeria è pur sempre la sua terra e i nigeriani il suo popolo. È il momento di riconciliarsi con loro e con il ricordo del padre.
Black bazar
Alain Mabanckou
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2024
pagine: 240
Il Sederologo si aggira affranto per rue Saint Denis, Chateau-Rouge, dove il melting pot – un bazar nero di razze, lingue, stili, musiche, danze – sembra una diaspora africana in miniatura: congolesi, ivoriani, camerunensi, maghrebini e antillani ovvero «i negri albini», j’accuse vivente ai neri d’Africa che li vendettero come schiavi. Tutti insieme a riempire condomini e bar chiassosi come il Jip’s. Esule della Repubblica del Congo, raffinato dandy, cultore della scienza dei sederi – dimmi come cammini e ti dirò chi sei –, membro della Società dei Sapeur – i neri che amano vestire bene perché anche «se l’abito non fa il monaco, è comunque dall’abito che si riconosce il monaco» –, il Sederologo è stato piantato dalla donna per l’Ibrido, un primitivo suonatore di tam tam in un gruppo che non conosce nessuno. Il Sederologo, fedele alter ego dell’autore, ricorre allora alla scrittura – tormentata, diaristica, colorita – per attutire il dolore dell’abbandono, la delusione della paternità sfumata. Mabanckou, con umorismo e ironia, mescola finzione e ricordi autobiografici per dire la sua sulla condizione dei neri nella Francia di oggi, specchio di un’integrazione progredita ma difficile: neri divisi come in patria e senza leadership, scettici sull’Unione Africana, ma sempre e comunque fratelli. I «piccoli bianchi» rimangono sullo sfondo come appunti dimenticati, ingabbiati nei loro pregiudizi piccolo-borghesi. È una parabola esistenziale quella del Sederologo, una autofiction camuffata in cui Mabanckou si muove con disinvoltura alternando uno stile potente intriso di citazioni alla lingua viva della banlieue, perché «la lingua francese non è di proprietà della Francia, ma di chi la parla».
Un giorno scriverò di questo posto
Binyavanga Wainaina
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2024
pagine: 296
Kenya, 1978. Nell'anno della morte del presidente Kenyatta, il «padre della patria» di etnia kikuyu, Wainaina ha sette anni e nella mente «un milione di corridoi». Da qui prende il via questo memoir di formazione che procede per ricordi e metafore immaginifiche, in cui Binyavanga racconta la sua storia e insieme quella, ingarbugliata e violenta, del continente. La sua non è l'Africa ingorda degli affamati e delle multinazionali ma un'Africa che vuole trarre forza dalla diversità: l'infanzia in Kenya, l'università in Sudafrica, i viaggi in Uganda e in Togo, gli scontri brutali tra etnie, le mode occidentali e i colori sgargianti, la confusione delle strade e dei mercati si alternano al tempo sospeso, segreto e provvidenziale della lettura.
Come scrivere dell'Africa
Binyavanga Wainaina
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2024
pagine: 432
Binyavanga Wainaina è stato una voce imprescindibile per la storia della letteratura africana, capace di radunare attorno a sé comunità di scrittori di tutto il mondo. Pluripremiato narratore e saggista – aggiudicatosi il Caine Prize e incluso da «Time» nell’elenco dei cento individui più influenti al mondo –, ha segnato un cambio di rotta nel racconto di un continente complesso e composito. Con la pubblicazione del saggio che dà il titolo a questa raccolta, e che con ironia tagliente mette a nudo il razzismo intrinseco dei media occidentali nel dipingere l’Africa, ha mostrato la via a tutta una nuova generazione di narratori, tra cui Yaa Gyasi e Chimamanda Ngozi Adichie. Queste pagine raccolgono il meglio della produzione letteraria di Wainaina, tra racconto e saggio, reportage e satira, spaziando dalla politica al business degli aiuti umanitari, dal folklore alla sessualità. Con voce salda, mordace ma sempre traboccante d’amore, l’autore ci racconta l’Africa di oggi, tutte le sue debolezze e tutta la sua forza, donandoci un’immagine finalmente fedele e ricca di un territorio su cui si muove un arcobaleno di popoli e identità diverse. Come scrivere dell’Africa è l’incredibile eredità di un gigante della letteratura.
Here comes the sun
Nicole Dennis-Benn
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2024
pagine: 352
Margot lavora in un lussuoso resort di Montego Bay, in Giamaica, e pur di mandare a scuola la sorella minore Thandi, e assicurarle così un futuro, è disposta a qualsiasi sacrificio. Abituata da sempre a barattare la sua sessualità col denaro, Margot è determinata a impedire che Thandi segua lo stesso destino – e a proteggerla dalla madre Delores, che vede nella seconda figlia una speranza di riscatto. In questa lotta per stare a galla, a perdersi sono i sogni: quelli di Delores, ormai disillusa; quelli di Margot, incapace di inseguire la propria felicità; e quelli della stessa Thandi, che di un avvenire da medico non sa cosa farsene. Ai suoi occhi, l'unico modo per non rimanere impantanata a Montego Bay è avere la pelle più chiara. Nei progetti per un nuovo hotel che incombe sulla comunità, Margot vede un'opportunità d'indipendenza finanziaria, e forse l'occasione di rivelare il proprio segreto: l'amore proibito per un'altra donna. Su un paesaggio sconsolato e avvilito dalla gentrificazione si stagliano figure di donne sospese tra le difficoltà del quotidiano e la libertà tanto agognata, obbligate a confrontarsi con cicatrici a lungo nascoste. "Here comes the sun" racconta un mondo vibrante e complesso, un'oasi turistica che agli occhi dei suoi abitanti è tutt'altro che un paradiso.
Resta solo il fuoco
Micheliny Verunschk
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2024
pagine: 144
In una comunità rurale del Brasile una donna viene arsa viva. A uccidere Celeste sono i genitori e il fratello, in un rituale che parte come un esorcismo e finisce come il rogo di una strega. Tra gli interrogatori della polizia e le analisi della scena del crimine, i protagonisti del tragico evento prendono voce per consegnarci la loro versione della storia. Il ritratto che ne emerge è quello di una località isolata, segnata dall’arrivo di una nuova confessione religiosa. In questo luogo dimenticato dalle mappe, fondamentalismo e mentalità patriarcale si mescolano generando un’ondata di brutalità. Sullo sfondo, una natura indifferente, col suo ciclo inarrestabile di generazione e distruzione. Un’enigmatica figura femminile tiene le fila del racconto, cerca di ricostruire l’accaduto e trovare le cause dentro una cornice più ampia, in cui i fatti recenti si fanno specchio di oppressioni antiche: di genere, di classe, coloniali. Qui le avversità della vita hanno favorito l’adesione a dottrine estreme, con la complicità delle istituzioni religiose e politiche che si sono spartite gli spazi di potere. In questo romanzo ruvido e perturbante Micheliny Verunschk racconta una storia di mistero e violenza, che mescola reale e meraviglioso come nella migliore tradizione latinoamericana.
Quando eravamo sorelle
Fatimah Asghar
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2023
pagine: 336
Noreen, Aisha e Kausar, tre giovani sorelle americane di origine pakistana, si ritrovano sole dopo la morte della madre e l’improvvisa perdita del padre. Ancora bambine, sono affidate in custodia allo zio, uno sconosciuto, un uomo autoritario e distante il cui solo interesse nei loro confronti è legato agli assegni mensili che riceve dal governo. Strappate al mondo che conoscono, vengono sottoposte a un regime di privazione affettiva e materiale che le accompagnerà per anni. In questa solitudine spiazzante il lutto è un compagno tenace, ma gli orizzonti di queste bambine, adolescenti, poi giovani donne si aprono alla scoperta del posto che il loro corpo occupa nel mondo – quel corpo così mutevole, estraneo, oggetto degli sguardi altrui. Quel corpo su cui, da quel giorno infelice, gli appellativi al femminile gravano come macigni. Ragazze. Orfane. Sorelle. Ed ecco che, nel disorientamento, è proprio quest’ultima identità a salvarle, questo inscindibile legame che, oltre ogni ostacolo, le lega l’una alle altre. Il loro sguardo abbraccia finalmente la possibilità di un futuro diverso, di una vita nuova, scontrandosi però quotidianamente con una realtà claustrofobica in cui il Sogno americano è svanito. Il Sogno americano è solo un’altra illusione vacua, come la magica nuova vita che gli era stata promessa. Con una prosa commovente e intessuta di lirismo, questo debutto narrativo indaga il sentimento profondo e le fratture che contraddistinguono i rapporti familiari, così come i difficili scenari in cui si muove in questi anni chi è musulmano in America. Ma più di tutto Asghar ci mostra come, anche quando ci sembra di aver perduto ogni cosa, pur abitando ai margini si possa trovare la forza per rialzarsi. Andare avanti. Ricominciare.
Just Us. Una conversazione americana
Claudia Rankine
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2022
pagine: 360
"Just Us" si apre con un gioco di parole – tra «justice», giustizia, e «just us», solo noi, dal suono quasi identico – di cui l’attore Richard Pryor si serviva per descrivere con ironia la solitudine degli afroamericani di fronte alla legge. Assemblando conversazioni, invettive, poesie e immagini, in queste pagine Claudia Rankine affronta le dinamiche razziste della contemporaneità dando spazio a voci e tesi altrui, in particolare quelle dei bianchi offuscati dai loro stessi privilegi, e unendo il racconto autobiografico a commenti e note che mettono in discussione l’autorità delle fonti e delle opinioni riportate. In un momento in cui il suprematismo bianco allarga i suoi consensi e la politica e le istituzioni americane vivono una crisi senza precedenti, "Just Us" è un invito a smascherare le ipocrisie quotidiane dei nostri luoghi pubblici e privati – i terminal degli aeroporti, i teatri, le cene tra amici, la scuola –, dove la cortesia e la neutralità prosperano dissimulando punti di vista, interessi e pregiudizi diversi. Ironico, delicato, profetico, Just Us è l’opera più intima e complessa di Claudia Rankine, a cui non importa tanto essere giusta, quanto essere vera.
Un lutto insolito
Yewande Omotoso
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2022
pagine: 304
Yinka non c’è più. Quella sua figlia di una magrezza feroce, alta, bella, la stessa che da piccola passava ore a disegnare, concentrata in modo quasi innaturale sul foglio, è morta. Eppure Mojisola cosa sa davvero di lei, della donna che era diventata? Dopo che era andata via da Città del Capo, mesi prima, si erano sentite a malapena, telefonate brevi, le solite domande, le medesime risposte: «Sì, ho mangiato. Sì, ho fatto la spesa. Sì, mi copro bene. Il lavoro va bene. Io sto bene». Troppo poco per una madre. E allora Mojisola va a Johannesburg, si aggira per l’appartamento della figlia, dorme nel suo letto, segue le tracce che ha lasciato sul computer, sul cellulare, come un detective in un poliziesco. Spuntano persone – il misterioso D-Man, con cui Yinka chattava in un sito di incontri, PM, due iniziali dietro cui si cela chissà chi, Zelda Petersen, la brusca padrona di casa con cui instaura un’amicizia a base di tè e marijuana. E dettagli – i disegni di Yinka, le sue abitudini, i suoi segreti. Calandosi nei panni della figlia, vivendo letteralmente la sua vita, Mojisola riesce a comprendere meglio sé stessa, scavando a fondo nel dolore della perdita e nelle varie forme che assume, ma anche esplorando territori sconosciuti come il risveglio dell’erotismo in età matura, una nuova consapevolezza di sé e dei propri desideri. Una libertà, insomma, che non può cancellare la sofferenza ma può regalarle un futuro.
Madre piccola
Ubah Cristina Ali Farah
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2022
pagine: 288
Barni e Domenica Axado sono cresciute insieme a Mogadiscio. La loro è un’infanzia spensierata, all’interno di un ambiente familiare unito e protetto. Allo scoppio della guerra civile, però, sono costrette a separarsi. Barni trova a Roma un faticoso equilibrio grazie al lavoro di ostetrica e riesce a circondarsi di nuovi affetti. Domenica Axado, invece, sradicata e trapiantata in un contesto diverso, inizia a peregrinare senza meta. Solo un decennio dopo, in attesa di un figlio, si ricongiungerà alla cugina: Barni sarà la habaryar, «madre piccola», del bambino, e grazie alla nascita di Taariikh – che significa «Storia» – le due donne potranno finalmente riannodare quei fili che sembravano sciolti per sempre. Alle loro voci che si alternano nella narrazione, e hanno il sapore di un racconto orale, si unisce quella di Taageere, marito di Domenica Axado. I ricordi frammentati piano piano si ricompongono e le esistenze disperse delle persone che hanno fatto parte delle loro vite tornano finalmente a formare un quadro unico. In un mix linguistico dove l’italiano si mescola e segue il ritmo del somalo, “Madre piccola”, pubblicato per la prima volta nel 2007, affronta temi ancora oggi di drammatica attualità come i traumi della guerra e il dolore della diaspora.
Il comandante del fiume
Ubah Cristina Ali Farah
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2022
pagine: 208
C’è una leggenda in Somalia che si tramanda di generazione in generazione. Poiché il loro paese era privo di corsi d’acqua e non c’era da bere, gli abitanti affidarono a due saggi l’incarico di creare un fiume. I saggi esaudirono la richiesta, ma nel fiume nuotavano anche i coccodrilli, creature crudeli. Qualcuno doveva governarli per consentire l’accesso all’acqua, e il popolo elesse un comandante, che aveva il potere di annientare le bestie se non avessero ubbidito ai suoi ordini. Fin da piccolo Yabar ha ascoltato il racconto di zia Rosa e ha imparato che per conoscere il bene bisogna convivere con il male necessario. Diciotto anni, poca voglia di studiare e molta di provocare, Yabar vive a Roma con la madre, Zahra. Il padre li ha abbandonati tanti anni prima e di lui il ragazzo conserva una foto fatta di ritagli, in cui i contorni dell’uomo sono indistinguibili e mostruosi. Il dolore dell’abbandono non soffoca la curiosità di Yabar di sapere cosa ne sia stato di lui e la reticenza della madre lo ferisce. Spedito in punizione a casa della zia a Londra, Yabar si trova immerso in un microcosmo somalo inedito e scoprirà un terribile segreto di famiglia, che forse aveva voluto dimenticare. Ubah Cristina Ali Farah narra con delicata efficacia la storia di un giovane che, come tanti, è arrivato da bambino in Italia per sfuggire a un destino di guerra e morte. È un racconto in flashback composto di piccole storie memorabili, che ha sullo sfondo il melting pot di una Roma sconosciuta e più bella negli occhi di chi ha deciso di farne la propria patria elettiva.
Dimora di ruggine
Khadija Abdalla Bajaber
Libro: Libro in brossura
editore: 66thand2nd
anno edizione: 2022
pagine: 320
La giovane Aisha vive a Mombasa insieme alla nonna e al padre, un pescatore di origini Hadrami. Quando l’uomo scompare durante una delle sue temerarie spedizioni, Aisha salpa su una barca incantata fatta di ossa per provare a rintracciarlo. Come guida potrà contare solo su Hamza, un gatto erudito venuto dalla «Dimora di Ruggine», un luogo fiabesco e irraggiungibile, mai avvistato dai naviganti. Durante il viaggio la ragazza dovrà superare tre spaventosi mostri marini, e sopravvivere all’incontro con Baba wa Papa, il sovrano di tutti gli squali, prima di riuscire a trarre in salvo il padre e riprendere la sua vita da dove l’aveva lasciata. Invece, una volta tornata a casa, tutto sembrerà solo più bizzarro di prima, tra corvi parlanti, caproni e altri animali ficcanaso. Per sottrarsi alle pressioni della nonna, che vorrebbe vederla sposata, come si addice a una giovane della sua età, Aisha comincia a pensare che l’unica salvezza sia ripartire per mare in cerca della mitica Dimora di Ruggine. L’esordiente Khadija Abdalla Bajaber scrive un romanzo di formazione, pieno di avventure, episodi stupefacenti e svolte improvvise, impreziosito dal piglio femminista della sua eroina e dal ricco patrimonio di leggende custodito dalla sua gente.