Bertoni: Poesiaedizioni

Un viaggio psichedelico tra poesia, visioni e immagini surreali. Tommaso Buglioni trasforma la sua esperienza di tatuatore e pittore in versi che graffiano e incantano. Paesaggi cosmici, città immaginarie e sentimenti estremi si intrecciano in un flusso allucinato e potente. Ogni poesia è un test di Rorschach: il lettore vi riflette le proprie paure, ossessioni e desideri. Un libro che non descrive, ma trascina: un trip lisergico da vivere parola dopo parola.

Questa nuova silloge di Fabrizio Cavallaro, sostanzialmente si divide in due parti. Le poesie cosiddette “amorose” (che però contengono la cifra della caduta, dell’inganno, della trappola anche dei sensi: del “calappio” appunto) e una seconda parte in cui il poeta continua il perenne dialogo poetico-personale con la madre morta recentemente, a cui egli era e rimane struggentemente legato.

Essere stata madre e per mestiere scrivere la vita. Tanto si è avuto e perduto. In queste liriche torna un canto materno compreso nel profondo, desiderato, evocato da una parola che rammenta la giovinezza, il tepore del latte dato alle proprie creature accolte al seno. L’allegria di giocare con loro in giorni segnati dalle abitudini, all’ombra del giogo fantastico imposto dalla scrittura, ladra d’ogni pensiero e sentimento. La poesia per buona ventura corregge l’errore, sorregge colei che in dono offre questi versi ai propri figli, a ogni figlio di una mamma mondo.

In "E tutto tace" Simonetta Lucchi intreccia poesia, memoria e riflessione in un percorso intimo e universale. Le sue parole attraversano stagioni dell’anima, ricordi d’infanzia, presenze care e dolori taciuti, restituendo voce a ciò che è stato dimenticato o perduto. I versi evocano paesaggi, persone e momenti sospesi nel tempo, in una continua ricerca di senso e bellezza. La poesia diventa qui un rifugio e una rivelazione, dove la parola si fa carezza, sussurro, grido sommesso. Ogni componimento è un frammento d'esistenza che si ricompone nella memoria collettiva. Lucchi dà forma al silenzio, ascoltando ciò che resta “quando tutto tace”. Un libro intenso e malinconico, che consola e interroga, abbracciando lettori di ogni età con la sua delicata verità.

Come scarabei è una raccolta poetica intensa e luminosa, che esplora il tema della trasformazione come via di rinascita e resistenza. Ispirata al simbolismo dello scarabeo egizio, la poesia diventa qui uno strumento di guarigione, memoria e scoperta del sé. Maria Grazia Verde attraversa con voce limpida e vibrante i grandi temi dell’esistenza: la malattia, la perdita, l’amore, l’identità, la famiglia e il radicamento alla terra d’origine. Ogni verso è un frammento di luce che si posa sul dolore per renderlo sopportabile, ogni componimento è un passo in un cammino di consapevolezza. La lingua, lirica e profonda, si fa corpo vivo, fragile e potente. Un inno alla resilienza, alla femminilità e alla capacità umana di mutare e rinascere. Un’opera che consola e accende, come un sole che sorge dopo la notte.

Ci sono parole che scorrono leggere come brezza e altre che scavano in profondità, lasciando segni indelebili nell’anima. L’essenza delle parole di Brunilde Habibi è un viaggio poetico che attraversa le emozioni, svelando le mille sfumature dell’amore, della nostalgia, del desiderio e della rinascita. Ogni lirica è un frammento di vita, un respiro sospeso tra ricordo e speranza, tra sogno e realtà. (Dalla prefazione di Marco Canonico)

"Nostalgia delle Erbe di Campo" è una raccolta di poesie che prende vita dall'intimità della natura, intrecciandosi con la fragilità della psiche e la forza del femminile. Le poesie della silloge si muovono fra boschi, fiori ed erbe di campo, una forte identità da custodire e la necessità di lasciarsi andare al flusso della natura.

"Con parole mie" è un viaggio poetico nell’intimità dell’animo umano, dove il tempo, i ricordi e i sentimenti si intrecciano in un flusso di emozioni rarefatte. Attraverso una raccolta di testi brevi e intensi, Federico Puviani esplora la fragilità e la resilienza, la nostalgia e il desiderio di rinascita, intrecciando percezioni quotidiane e riflessioni universali. Ogni pagina si fa sussurro o slancio, alternando paesaggi interiori a impressioni di natura, fino a costruire un mosaico di stati d’animo che sfiorano il lettore con delicatezza. Con uno stile limpido e lirico, l'autore invita a sostare nei dettagli più sfuggenti dell'esistenza: l’alba che rinasce, il temporale che scuote, il silenzio che cura. I protagonisti sono i sentimenti stessi, raccontati con autenticità e vulnerabilità, mentre il conflitto principale è la tensione tra smarrimento e ricerca di sé. I temi della memoria, del cambiamento e dell’accettazione attraversano l’intera opera, componendo un percorso di trasformazione discreto ma potente.

Sono poesie che rivelano la sua capacità di coniugare il lirismo della parola con la solidità della narrazione, creando un equilibrio perfetto tra forma e contenuto, affondando le sue radici nella ricerca dell’autenticità e della profondità espressiva. La sua scrittura, al tempo stesso evocativa e incisiva, si manifesta con una voce originale e ben definita. Il suo linguaggio è ricco di sfumature, capace di catturare l’essenza di un istante o di un’emozione con una precisione quasi pittorica. (Dalla prefazione di Bruno Mohorovich)

Raccolta poetica di Nicola F. Leonzio.

I “Fondali di corallo” di Rossella Scaramuzza ci invitano a immergerci in un mondo di emozioni profonde e stratificate, come i fondali che ispirano il titolo. Il corallo è qui a simboleggiare un ritorno ai ricordi, un ricercare in esso la vita; quella vita che s’intrude di acquamarina, la quale si posa e ritrae per poi sempre ritornare, magari mai uguale a se stessa, ma recando a riva scorie e storie del tempo e nel tempo. (dalla prefazione di Bruno Mohorovich)

Lapidario è l’incipit di questa raccolta d’esordio, dove a imporsi fin da subito è una certa crudezza linguistica e una versificazione piuttosto brusca, una durezza di fondo volta a smantellare tanto l’apparato logico-dialettico, in quanto costruzione razionale di mondo, quanto un apparato retorico-formale quale elemento di consolazione estetica. Non sarà questa, evidentemente, la strada del giovane Autore che nell’immagine riflessa nella pupilla vede il Sé-Tempio, anticipo di future conquiste che faranno filtrare i primi filamenti luminosi nella terza e ultima parte di questo graduale del dolore. (dalla prefazione Marco Filiberti)