Bollati Boringhieri: Temi
Filosofia del tatuaggio. Il corpo tra autenticità e contaminazione
Federico Vercellone
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2023
pagine: 128
Il tatuaggio non è stato, fino a oggi, oggetto di indagine filosofica. In quei segni indelebili sulla pelle, nati in contesti marginali e spesso polemici nei confronti dell'ordine sociale, i filosofi – fatti salvi alcuni sporadici cenni che hanno intercettato il tattoo per lo più all'interno di considerazioni estetiche – non hanno visto un'istanza di interesse generale. Così, mentre incuriosiva l'antropologia e la sociologia, il tatuaggio lasciava indifferente la filosofia. Incapace di scorgervi una lente privilegiata per indagare l'identità, il senso di appartenenza, e – soprattutto – la dialettica tra individuo e comunità. La scommessa che ci propone Federico Vercellone è proprio questa: utilizzare l'enorme diffusione del tatuaggio per interrogare alcune macroscopiche specificità del tempo presente. E anzitutto il fondamentale equivoco che, secondo l'autore, proprio tale diffusione racconta: quello tra autenticità e verità. Quest'ultima è per definizione universale: è impersonale e condivisa, e spesso richiede compromessi e negoziazioni. L'autenticità, invece, è espressione personale: affermazione unica, inconfondibile (e soggettiva per eccellenza) di un ipotetico «vero sé». Attraverso simboli innestati sul corpo, allora, la soggettività diviene, per ciascuno, verità: e anzi la propria verità, incarnata. Il tatuaggio, insomma, testimonia di uno slittamento cruciale. Persa l'ambizione democratica e universalista (espressa tra le altre cose dall'ideale classico del corpo nudo, in cui ciascun individuo può idealmente riconoscersi), la cultura occidentale si rivolge alla nostalgia verso le radici: comunità circoscritte, affini, suscettibili di accogliere le nostre specifiche unicità. Gruppi «autentici», forse. Ma anche polarizzati, arroccati, privi di criteri condivisi per leggere il mondo. Comprendere questo slittamento è fondamentale. Per cogliere non soltanto i bisogni delle soggettività, ma anche la proliferazione di fenomeni collettivi – come i populismi, le fake news, il complottismo – i cui effetti già sentiamo sulla nostra pelle.
Internet fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech
Vittorio Bertola, Stefano Quintarelli
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2023
pagine: 144
Proprio come il mondo è delimitato da confini e frontiere, lo stesso vale per Internet. L'utente il più delle volte neppure lo sa, ma Internet non è «tutto il mondo», è un ambiente frammentato, in feroce competizione economica, spesso in guerra. La promessa di contenuti universali della rete è svanita da tempo. Eppure l'avventura era partita in maniera diversa. Inizialmente nata come infrastruttura intrinsecamente priva di barriere, negli anni novanta la rete aveva ospitato una prima comunità di internauti che pensavano a un sogno di fratellanza universale, indipendente da qualsiasi potere economico o politico. Quando però le istituzioni hanno iniziato a comprendere il potenziale commerciale e strategico di Internet le cose sono cambiate. Con sistemi differenti a seconda della zona geografica e del sistema sociale, la rete è andata via via frammentandosi, sono sorti enormi monopoli tecnologici in grado di orientarla, con guadagni colossali, e si sono formate barriere geografiche più o meno evidenti sotto diretto controllo dell'autorità politica. Quello che viviamo oggi è un rapporto irrisolto tra un'infrastruttura globale e una struttura politica del mondo basata sugli Stati nazionali, con tutte le tensioni che ne derivano. Ma la partita è in corso e il governo di Internet è uno dei punti nodali del futuro assetto del mondo e ci riguarda tutti. Bertola e Quintarelli ne narrano la storia e indicano possibili futuri, alla ricerca di una via che possa tenere insieme le libertà personali e le esigenze di una società pacifica, democratica e sicura.
Indagine sulla morte di un partigiano. La verità sul comandante Facio
Pino Ippolito Armino
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2023
pagine: 176
Il 22 luglio 1944, Dante Castellucci, nome di battaglia Facio, comandante partigiano del Battaglione Picelli – operante in Lunigiana, sull'Appennino tra La Spezia e Parma –, viene fucilato dai suoi compagni dopo un sommario processo. Il 27 aprile 1962, per decreto del presidente Giovanni Gronchi, gli viene conferita la medaglia d'argento al valor militare alla memoria, in quanto «scoperto dal nemico, si difendeva strenuamente; sopraffatto ed avendo rifiutato di arrendersi, veniva ucciso sul posto». Evidentemente qualcosa non torna. Dante Castellucci era calabrese, non un figlio del nord dunque, e questo spiega forse in parte la problematicità della sua memoria. Emigrato giovanissimo in Francia e arruolato nell'esercito italiano, diserta e si rende protagonista della primissima azione partigiana, ancor prima dell'8 settembre e dell'occupazione tedesca e persino prima della caduta del fascismo del 25 luglio 1943. Il 22 giugno assalta con i suoi compagni il poligono militare di Guastalla e si impossessa di armi e munizioni. Verrà arrestato assieme ai fratelli Cervi alla fine del '43, ma riuscirà a fuggire, evitando di un soffio la fucilazione; accusato – incolpevole – di tradimento, si sposterà sull'Appennino, dove in breve tempo acquisterà fama leggendaria: i bollettini angloamericani riporteranno un'azione nella quale, assieme a soli otto compagni, riesce a tenere testa a 150 nazifascisti per un giorno intero. Comandante amato, stratega riconosciuto, Facio muore poco più che ventenne consegnandosi docilmente al plotone d'esecuzione partigiano. Dopo anni di ricerche, "Indagine sulla morte di un partigiano" ricostruisce la vicenda eccezionale di un combattente anomalo, coraggioso e appassionato, con tutti i chiaroscuri che la storiografia seria sa mettere in risalto. Pino Ippolito Armino ci consegna finalmente un resoconto accurato e solido sulla vita e gli ideali di un grande resistente e sui motivi che possono aver portato al tragico epilogo.
Katechon. Filosofia, politica, estetica
Francesca Monateri
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2023
pagine: 208
Il katechon è «la questione di fondo» di tutta la teologia politica: così scriveva Carl Schmitt a Hans Blumenberg nell'ottobre del 1974. L'enigmatica figura del katechon compare per la prima volta nella Seconda lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, dove è riferita ambiguamente a un potere che frena, a una forza che arresta. Il termine viene quindi dalla tradizione antica e neotestamentaria: ma è a partire dall'inizio del Novecento che diviene decisivo per il pensiero politico, continuando a incuriosire il dibattito filosofico contemporaneo. Perché? In quanto potere che frena e che trattiene, il katechon ha anzitutto un valore teologico: trattiene il male impedendogli di manifestarsi, e però al contempo, così facendo, allontana il giorno della salvezza, quello in cui il regno di Dio si realizzerà su questa terra dopo avere sconfitto l'Anticristo. Ma ha anche un valore politico: è una forza che allontana la fine incombente del mondo (o della storia) garantendo l'ordine e impedendo il prevalere del caos. Infine, in quanto forma, il katechon ha un valore estetico : soverchia infatti un caos sempre incombente tenendo insieme – e amalgamando – contenuti eterogenei, e costituendo un bacino di risorse simboliche e mitopoietiche di cui ogni epoca è affamata. Quella analizzata da Francesca Monateri è, insomma, una forza che non può dirsi né positiva né negativa, e la cui natura doppia, ambigua, continua a sedurre il dibattito contemporaneo. Da Walter Benjamin a Hans Blumenberg, da Erik Peterson a Ernst Kantorowicz, da Hans Urs Von Balthasar, a György Lukács, tutto il Novecento ha dialogato incessantemente con questa perturbante figura paolina, la cui ambivalenza è stata però spesso letta in termini esclusivamente positivi o negativi, tradendo così la fecondità e ricchezza filosofica di una nozione ancora in parte da riscoprire. L'autrice offre qui, per la prima volta, la mappa completa di un concetto decisivo per intendere il presente e la nostra storia.
Libertà in vendita. Il corpo fra scelta e mercato
Valentina Pazé
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2023
pagine: 192
Che cosa hanno in comune la prostituzione, la maternità surrogata e l'uso del velo all'interno dell'islam? Il fatto di coinvolgere – spesso, anche se non sempre – il corpo delle donne. Ma anche la capacità di fare emergere la natura contraddittoria, ambivalente, disturbante della libertà nell'epoca del neoliberismo e delle democrazie di mercato. Da un lato, in effetti, la possibilità di offrire il proprio corpo a fronte di un compenso sembra ampliare la gamma delle scelte a disposizione in termini di uso del proprio corpo, del proprio tempo, della propria autonomia. Dall'altro, però, accedere a queste stesse possibilità richiede anzitutto di acconsentire a considerare l'intimità, sessuale e riproduttiva, come una merce tra le altre. Difficile non chiedersi, allora, se simili scelte possano ritenersi genuinamente volontarie. Da qui la domanda che percorre tutto il libro di Valentina Pazé: siamo davvero liberi? E se sì, di quale libertà parliamo? Per rispondere, l'autrice impiega in modo chiaro, lucido, preciso, gli strumenti della filosofia: in primis di quella antica, che ha fornito le categorie per impostare il dibattito sulla libertà, e in secondo luogo del pensiero politico moderno e contemporaneo. Che si interfaccia inevitabilmente, su questi temi, con quello sociologico, giuridico ed economico. In un mondo sempre più diseguale, dietro un incontro formalmente paritario tra soggetti liberi e consenzienti si nascondono spesso – pur mediati dalla forma giuridica del contratto – rapporti di subordinazione, se non di vero e proprio sfruttamento. È un'asimmetria sostanziale, insomma, a generare le forme contemporanee di uno strano tipo di schiavitù, che appare, a prima vista, volontaria e deliberata. Proprio a partire da questa ambivalente «libertà» prende parola Valentina Pazé. Non per ridurne o squalificarne la portata, ma per restituirne la profondità storica, esistenziale e filosofica. Metterne in luce le contraddizioni, e nominarne gli effetti. Che, nelle odierne democrazie capitalistiche, possono essere al contempo di emancipazione e di assoggettamento. O, a ben vedere, possono essere parallelamente di emancipazione per alcuni, e di assoggettamento per altri: lungo una linea tracciata troppo spesso da reddito, genere, posizione sociale.
Stenogrammi filosofici
Günther Anders
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2022
pagine: 160
Gli "Stenogrammi filosofici" di Günther Anders sono aforismi inediti, pubblicati per la prima volta nel 1965. In queste brevi riflessioni-lampo è raccolta la summa del pensiero di uno dei filosofi più provocatori del Novecento, quello più restio a imbrigliature e categorizzazioni. I grandi temi andersiani – il rapporto fra uomo e tecnica, l'alienazione causata dal capitale e la catastrofe imminente – risuonano nell'attualità in modo inquietante. Ancora più dirompente, oggi, è la forza degli aforismi dedicati al pericolo delle armi atomiche e alle persistenti minacce di guerre nucleari. Con il «ritmo rapsodico di una sessione jazzistica», come sottolinea il curatore Sergio Fabian, questi Stenogrammi fanno emergere le ombre di un passato così poco passato che paiono addirittura «segnali dal futuro» imminente, nell'interpretazione della germanista Rosalba Maletta che ne ha scritto la postfazione. Una riflessione intensa che aiuta a guardare con occhio critico, pur senza debordare in disfattismo, la stagnante incertezza in cui pare affossata la società contemporanea.
Pasolini contro Calvino. Per una letteratura impura
Carla Benedetti
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2022
pagine: 240
Ci sono autori che, da soli, riassumono un'epoca. E altri che, se messi a confronto, la rivelano ancora meglio. Pasolini e Calvino reagirono in maniera antitetica ai nuovi scenari della tarda modernità, e le loro opposte soluzioni ci mostrano in azione i dilemmi che ancora ci coinvolgono. Qual è la forza della parola poetica nell'epoca della comunicazione mediatica? L'ironia o la parola diretta? «Descrivere il mondo» o «gettare il proprio corpo nella lotta»? A partire dagli anni sessanta, sia Pasolini che Calvino attraversano una crisi produttiva che li spinge a una metamorfosi radicale. Non è solo Calvino a mutare stile da un'opera all'altra, con i suoi proverbiali «cambiamenti di rotta». Anche Pasolini passa attraverso una sperimentazione incessante, disseminata di «abiure»: cerca una via d'uscita dalla logica imprigionante dell'arte moderna, di cui, come Calvino, sente acutamente l'estenuazione. Questo saggio del 1998, ora ripresentato con una nuova prefazione dell'autrice, ha segnato una svolta negli studi letterari italiani. Le possibilità per la letteratura non erano solo quelle incarnate dal tardo Calvino, e diventate egemoni in quegli anni. C'erano anche quelle paradossali, performative, e ancora poco comprese di Pasolini, intrise di un'urgenza sentimentale e di un senso tragico della storia, tuttora all'altezza del drammatico nostro tempo.
Il collasso di una democrazia. L'ascesa al potere di Mussolini (1919-1922)
Federico Fornaro
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2022
pagine: 224
Uscita nominalmente vittoriosa, ma di fatto stremata, dalla prima guerra mondiale, l'Italia attraversò – esattamente cento anni fa – un periodo di forte turbolenza politica e sociale. Impoverita, percorsa da fermenti popolari diffusi, la nazione si affacciò nel 1919 alle urne per il primo voto postbellico. Il risultato fu un terremoto politico: i liberali, che prima della guerra erano la forza egemone del Parlamento, ne uscirono fortemente ridimensionati, mentre popolari e socialisti conquistarono 256 seggi su 508. I Fasci italiani di combattimento di Benito Mussolini non ottennero neppure un parlamentare. Solo tre anni dopo, in un paese percorso dalle violenze dello squadrismo fascista, Mussolini prendeva il potere e avviava il disfacimento del sistema democratico del paese con l'instaurazione di una dittatura che sarebbe durata vent'anni. Come poté una democrazia collassare in maniera così repentina? Quali furono le ragioni di una tale disfatta? In questo libro, Federico Fornaro indaga i limiti dell'azione tattica e strategica della sinistra, che assieme a quelli delle classi dirigenti liberali e cattoliche permettono di rileggere quegli anni cruciali della storia nazionale.
Minima temporalia. Tempo, spazio, esperienza
Giacomo Marramao
Libro: Copertina morbida
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2022
pagine: 160
C'è un tratto paradossale sullo sfondo del viaggio che Giacomo Marramao intraprende lungo i sentieri del pensiero moderno e contemporaneo: l'impossibilità di concepire il tempo - sia il tempo «quotidiano», della nostra esperienza soggettiva, sia il tempo «esterno», della fisica - al di fuori del riferimento a una rappresentazione spaziale. È un'idea che sbaraglia una ricorrente pretesa della filosofia (incarnata eminentemente in Heidegger, di cui il libro propone una critica radicale): quella di estrapolare una dimensione «autentica», «pura» della temporalità, liberata dal suo riferimento alla spazializzazione. Rinunciare a questa pretesa permette innanzitutto di apprezzare la stretta interdipendenza tra scienze dure e sapere umanistico. Da sempre, in effetti, il carattere fecondamente «visionario» della scienza fisica è intrecciato con le intuizioni dell'arte e della poesia. E viceversa le rivoluzioni scientifiche, introducendo nuove immagini del mondo, impattano non solo sulle pratiche della scienza, ma anche sulle idee filosofiche. È accaduto con la prima rivoluzione scientifica di Galileo e Newton. E accade così anche oggi, con la nuova immagine dell'universo dischiusa dalla relatività generale e dalla fisica quantistica, che hanno portato allo scoperto l'inganno della freccia del tempo, che si muove dal passato verso il futuro. Nella nuova visione del mondo, l'«ora» e il «qui» hanno perso il loro significato universale, assoluto. Spazio e tempo, lungi dall'essere semplici contenitori, vengono curvati dai corpi. La materia è energia, discontinuità, dinamica di relazioni: non più «sostanza», ma «evento». Mentre la teoria della gravità quantistica scommette addirittura sulla possibilità di delineare un'immagine del mondo che faccia a meno del concetto di tempo. Al centro di questa scommessa, tra il tempo della fisica e quello della filosofia, si muove la ricerca di Giacomo Marramao, che esplora le riflessioni di Agostino, Leibniz, Husserl, Wittgenstein, Heidegger. A questo libro Nicola Abbagnano dedicò la sua ultima recensione, che compare qui come Appendice. Abbagnano celebrava una prospettiva sul tempo inteso come «visione di un angolo del mondo, luce gettata su qualche aspetto concreto». Per riconoscere e fronteggiare quella fuga del tempo contro la quale l'uomo lotta, da sempre.
Tra una crisi e l'altra. Storia dell'economia italiana negli ultimi 15 anni
Giorgio Brunetti
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2022
pagine: 160
Negli ultimi quindici anni l'Italia, così come il mondo intero, ha affrontato una successione serrata di crisi economiche. Da quella dei subprime del 2008 - che dagli Stati Uniti è dilagata ovunque, causando all'Occidente capitalista una delle ferite ancora ad oggi più dolorose - a quella originata dagli scenari, tristemente inediti e inattesi, seguiti alla diffusione della pandemia di Covid-19, le crisi hanno ormai assunto le sembianze di un destino ciclico dell'economia. Eppure, per quanto apparentemente simili, le difficili congiunture attraversate dal sistema economico del nostro paese negli ultimi anni posseggono specificità e caratteristiche proprie, non sempre facili da comprendere per le persone non esperte. Subprime , spread , debito sovrano, rischio, quantitative easing . Parole lette centinaia di volte, ma il cui significato spesso fatichiamo a inserire in una narrazione coerente e organica, capace di mettere in luce i nessi, i rapporti di causalità, gli effetti di breve e lungo periodo. Come ha reagito il nostro tessuto produttivo alle varie crisi? Quali strategie aziendali si sono rivelate vincenti e quali fallimentari? Che relazione c'è tra la crisi greca del 2009 e quella italiana del debito sovrano del 2011? Negli ultimi due anni, la pandemia ci ha messo di fronte ad altre grandi sfide. Sanitarie, sociali, politiche. E naturalmente anche economiche, per via delle chiusure commerciali e dei blocchi o rallentamenti produttivi. Sfide che, inoltre, si sommano a quelle già in corso: la povertà e la disuguaglianza, l'emergenza climatica, la rivoluzione digitale. In questa aggrovigliata matassa di eventi, Giorgio Brunetti ci aiuta a fare chiarezza e a mettere ordine. Per avere consapevolezza del passato e del presente, e, soprattutto, per acquisire gli strumenti necessari per immaginare il futuro.
Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo
Donatella Di Cesare
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2022
pagine: 160
Sin dall'immediato dopoguerra, via via che emerge l'enormità del crimine, il negazionismo si presenta come un'impresa di igiene ideologica volta a sgombrare il presente dell'Europa dal passato fasullo: «la bugia di Auschwitz». Viene così rilanciata l'accusa della truffa, chiave di volta del secolare odio antiebraico. Per gli esponenti della nuova propaganda antisemita i sopravvissuti sono falsari, altrimenti dovrebbero essere stati annientati, le prove sono fandonie, altrimenti si conoscerebbe il numero esatto di vittime. Se ancora nel Novecento gli attacchi prendono di mira il dispositivo dello sterminio - le camere a gas -, nel XXI secolo il negazionismo mette allo scoperto il cardine intorno a cui da sempre ruota il mito del «complotto ebraico». Maestri nello sfruttare il «culto olocaustico», la nuova religione sorta dalla sacralizzazione della memoria, gli ebrei avrebbero tratto profitto da quella gigantesca menzogna sulla Shoah non solo per creare abusivamente Israele, ma anche e soprattutto per riprendere in mano più che mai le fila del nuovo ordine mondiale. Questo volume, scaturito dall'esperienza di un processo, e costato anni di minacce, comprende tre saggi di cui il primo, intitolato "Il nuovo negazionismo", è inedito, mentre l'ultimo, "L'antisemitismo nel XXI secolo", è uscito in altro contesto. Il saggio centrale "Se Auschwitz è nulla" è la rielaborazione del testo pubblicato nella prima edizione. Costituiscono un insieme interrelato che offre al lettore il quadro filosofico e politico su uno dei fenomeni più inquietanti di quest'epoca.
Delll'impotenza. La vita nell'epoca della sua paralisi frenetica
Paolo Virno
Libro: Copertina morbida
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2021
pagine: 144
Le forme di vita contemporanee sono segnate dall'impotenza. Che sia in gioco un amore o la lotta contro il lavoro precario, una paralisi frenetica presidia l'azione e il discorso. Non si riesce a fare ciò che conviene e si desidera, e al contempo non si è in grado di subire in modo appropriato gli urti cui siamo sottoposti. Questa impotenza è tanto più sorprendente, in quanto si associa a una sovrabbondanza: di capacità, competenze, abilità. Lungi dall'essere causata da una mancanza, l'impotenza contemporanea sembra essere piuttosto il frutto di un eccesso di forza e possibilità che, non riuscendo a convertirsi in azioni e discorsi modellati con cura, non fa che stagnare e macerarsi. Di questa strana impotenza Paolo Virno descrive qui la fisionomia, proseguendo le riflessioni iniziate nel suo libro precedente, Avere. Sulla natura dell'animale loquace , e recuperando le lezioni dei classici, su tutti Aristotele e Marx. Fondamentale diventa la riscoperta di una nozione cruciale: quella di «limite». Esprimersi, far valere un'istanza sul lavoro, rivendicare un'idea politica, tessere un'amicizia o un amore: tutto ciò richiede di saper scandire i tempi delle parole, calibrare i movimenti, incanalare i gesti. Altrimenti ci imbattiamo in un catalogo di passioni tristi: arroganza intrisa di avvilimento, timidezza sfrontata, rassegnazione carica di risentimento. E nei sintomi che ne seguono: rinuncia, silenzio, paralisi. Collettiva e politica deve essere la ricerca di una prassi, di un habitus che consenta di sfuggire a questa impotenza: di un esercizio spirituale e politico che, promuovendo la rinuncia a rinunciare , ci consegni parole accorte e decisioni tempestive. Un gesto libero e condiviso in grado di trasformare il reale.