De Luca Editori d'Arte
L'ornement precieux. Volume Vol. 2
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2025
pagine: 189
Palma Bucarelli e la moda
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2025
pagine: 184
Donna bella ed elegante, Palma Bucarelli amava stupire ed essere ammirata per come presentava la sua persona in pubblico. Per lei che da sempre era abituata ad esibire il suo charme, ciò faceva parte anche del personaggio pubblico che era diventata e che considerava una conquista personale; soprattutto era complementare alla sua identità intellettuale, alla sua intelligenza e alla capacità di abitare il mondo della cultura. Era una donna moderna Palma, che aveva fatto del suo lavoro la sua stessa ragione di vita, ma che mai aveva derogato all’eleganza e allo stile, necessarie secondo lei, in un mondo di uomini, a superare la barriera dell’ascolto. I suoi meravigliosi abiti da sera, il cui prestigio è aumentato solo per il fatto che lei li aveva indossati, vengono riscoperti e negli anni Novanta le vengono addirittura chiesti in dono per essere esposti nel primo Museo romano dedicato anche alla Moda, il Museo Boncompagni Ludovisi, allora dipendente dalla Galleria nazionale d’arte moderna e dove Palma venne finalmente ricordata, festeggiata e ancora ammirata per la donna che era stata. Ne fu contenta, anche se non pienamente soddisfatta. Nel 2009, a cento anni dalla nascita, la mostra Palma Bucarelli. Il Museo come Avanguardia alla Galleria nazionale d’arte moderna celebrò finalmente tutta l’attività di Palma Bucarelli: le sue doti di curatrice in prima persona delle mostre in Galleria, di studiosa aperta alle novità dell’arte contemporanea, di organizzatrice di eventi, di realizzatrice di un nuovo modo di concepire il Museo moderno, mettendolo al passo con il resto del mondo, creando spazi dedicati a conferenze, performance, didattica, studio ecc. Fu un evento di grande successo, che dimostrò come il pubblico non si fosse dimenticato di lei e anzi ne volesse sapere di più sulla sua vita, oltre che sul suo mestiere di direttrice di un museo. Dimostrò in sostanza che Palma Bucarelli era una donna famosa, nonostante l’oblio che la sua Galleria le aveva riservato per decenni, e questo era dovuto soprattutto al suo modo di essere donna di potere attraverso il suo carisma e il suo charme. Da tali considerazioni è partita questa ricerca, dedicata in modo particolare all’eleganza di Palma e al suo considerare la Moda una parte importante della cultura contemporanea. Si è preso in considerazione tutto ciò che Palma Bucarelli ha fatto per la Moda, rappresentandola personalmente con le sue belle mises almeno a partire dal famoso Ballo dei Nastri del 1949, il suo impegno nell’esserne in qualche modo ambasciatrice, gli sforzi fatti per poterla documentare all’interno del Museo d’arte contemporanea, la contaminazione tra Arte e Moda, frutto anch’essa della contemporaneità oltre che della creatività di stilisti e artisti di prima grandezza anche nel panorama internazionale. Questo connubio, che oggi viene considerato possibile nonché necessario, Palma lo auspicava fin dagli anni Cinquanta e con la caparbietà che era insita nelle sue corde cercò di realizzarlo.
Fondazione Camillo Caetani. La collezione. Dipinti, sculture, disegni
Libro: Libro rilegato
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2025
pagine: 382
La collezione della Fondazione Camillo Caetani, conservata a Roma nel palazzo in via delle Botteghe Oscure, ha due distinte origini. La prima si identifica con le opere superstiti degli acquisti compiuti dai Caetani nel corso dei secoli fino ai primi anni del Novecento; la seconda con la vera e propria attività collezionistica di Marguerite Chapin (1880-1963), moglie di Roffredo Caetani. A sua volta, questo secondo gruppo rispecchia sia il periodo da lei trascorso a Parigi, sia i decenni seguenti al trasferimento (1932) a Roma. Da queste due diverse origini deriva il carattere composito, e in un certo senso rapsodico, della collezione attuale che distingue anche le opere più antiche di particolare importanza: dipinti isolati di varia epoca, come la finissima tavola fiorentina quattrocentesca, la celebre Calunnia di Federico Zuccari o l’impressionante Deposizione di Cristo nel sepolcro di Matthias Stom, convivono con gruppi di carattere unitario come la nota serie di ritratti di Onorato VI o la ricca antologia del ‘pittore di Casa’ Antonio Cavallucci. E per il Novecento, tra i superstiti dello straordinario ‘raccolto’ italiano e internazionale di Marguerite Caetani, opere di Derain, Torres-García, Cagli, Severini, Congdon.
La figura di spalle nella pittura italiana del Cinquecento
Luca Esposito
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 160
L’editoria, la pubblicità e l’arte nelle sue diverse declinazioni hanno contribuito a rendere la figura di spalle parte integrante dell’immaginario visivo contemporaneo. Associata al tema dell’attesa, del mistero, del non detto, essa incarna con la sua posa un limite per chi si trova al suo cospetto, limite che oltre a riferirsi al campo del visibile, ciò che l’immagine mostra (o non mostra), implica delle conseguenze anche rispetto al processo di ricezione: fino a che punto possiamo, infatti, descrivere, analizzare, interpretare una figura che volta le spalle? Partendo da tali quesiti, questo libro intende riflettere sul ruolo e sul significato assunto dalla Rückenfigur – così definita nella lingua tedesca – in un ambito cronologico e geografico circoscritto: la pittura italiana del Cinquecento. Analizzando le opere dei grandi protagonisti dell’arte del XVI secolo, da Raffaello ad Annibale Carracci, passando per Giulio Romano, Tiziano, Tintoretto, Romanino, Alessandro Allori, il volume si pone l’obiettivo di far emergere l’anima dicotomica della figura di spalle, dispositivo meta-pittorico sospeso tra finzione e realtà, in grado di celare e al contempo smascherare l’artificio che determina la genesi di ogni rappresentazione.
Silvestro dell'Aquila. Rarissimo scultore, bonissimo architettore e pittore
Rossana Torlontano
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 144
Questo volume su Silvestro dell’Aquila, il maggiore tra gli scultori abruzzesi del Rinascimento, segue quello pubblicato da Mario Chini nel 1954. Diversi gli interrogativi ancora aperti sulla sua persona e che inducono a formulare solo ipotesi, soprattutto per le scarse notizie biografiche desumibili dai documenti. Non conosciamo le situazioni che hanno spinto il padre Giacomo, orafo di professione, a trasferirsi da Sulmona all’Aquila, dove in breve tempo è arrivato a ricoprire un ruolo importante nel governo della città. Quanto questo abbia influito per instradare Silvestro nel mestiere di scultore non è stato mai indagato e soprattutto non sono mai state avanzate ipotesi su quanto la posizione sociale del padre possa aver inciso sui contatti del giovane maestro con l’ambiente curiale romano tanto da procurargli la commissione del monumento funebre del cardinale aquilano Amico Agnifili. Un episodio questo che non rimane isolato, poiché anche per le altre sue opere si rintraccia la stessa tipologia di committenza di alto rango. Con un saggio di Simona Ferrauti.
Il mondo di Vincenzo Giustiniani. Riflettere tra arte, cultura e natura nella Roma del primo Seicento
Maria Giulia Aurigemma
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 144
La pubblicazione nel 2021 dell’edizione filologica degli scritti di Vincenzo Giustiniani costituisce la base degli studi e mostra sempre più la ricchezza di idee, suggestioni, impressioni che si possono trarre da questa fonte secentesca, che schiude visioni spesso inaspettate, con opinioni originali e laiche espresse con un linguaggio chiaro e comunicativo da un aristocratico di complessa personalità: non solo le arti della pittura, scultura, musica e l’antico, ma anche viaggi, ironia, filosofia, letteratura, linguistica, conversazione, vizi e norme, accademie private, società e dinamiche sociali, gastronomia e vini, antiquaria, libri, architettura, giardini, sport e salute, umori, natura animale e umana.
Bernini e la pittura del ’600. Dipinti dalla Collezione Koelliker
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 168
La biografia manoscritta di Giovan Lorenzo Bernini compilata attorno al 1678-80 dal primogenito monsignor Pietro Filippo, ricorda che il padre “per lo spatio di due anni si applicò a dipingere, nel qual tempo fece molti e molti pezzi di quadri, parte finiti, e parte abbozzati, i quali sono in grandissimo pregio tenuti nelle gallerie di Roma”. Secondo Filippo Baldinucci, primo biografo dell’artista (1682), questi raggiunse “sì gran progressi in quell’Arte che si vedono di sua mano, oltre a quelli, che sono in pubblico, sopra 150 quadri, molti de’ quali son posseduti dall’Eccellentissime Case Barberina, e Ghigi, e da quella de’ suoi figliuoli”. Parla inoltre di “Quadri grandi, e piccoli, i quali oggi nelle più celebri Gallerie di Roma, ed in altri degnissimi luoghi fanno pomposa mostra”. Anche Domenico Bernini, altro figlio del principe del Barocco, ricorda nella propria biografia paterna che questi all’inizio del pontificato Barberini, avendo “già superate tutte le difficoltà del disegno con le sue antecedenti osservazioni, ad altro allora non attese, che alla maniera del colorire. E questi, che Noi chiamiamo suoi Studi, furono di così squisita maniera, tanto nel Colorito, quanto nel Disegno, che vanno del pari colle principali Figure de’ Pittori più celebri del suo tempo. Oltre a quelli, di cui non se ne hà notizia, vi sono più di cento cinquanta pezzi di Quadri tra nella Galleria famosa del Serenissimo Gran Duca di Fiorenza, et in quelle de’ Principi Barberini, e Ghigi di Roma, e moltissimi in Casa Bernini senza que’ più, che sono stati involati all’Italia, e portati in Francia”, mentre in un altro passo cita “più di duecento Quadri da lui dipinti”. In effetti le fonti storiche, la documentazione epistolare, gli antichi inventari e gli estratti contabili ci restituiscono un panorama ampio, limitato non solo a pochissime teste abbozzate – come si riteneva –, ma esteso a veri e propri quadri di figura, con la presenza di uno o persino più personaggi. Le scoperte di quadri a soggetto religioso o allegorico avvenute nell’ultimo ventennio confermano tutto questo, come illustrato nell’ampio saggio di apertura di Francesco Petrucci e dalle opere della collezione Koelliker, probabilmente la più importante collezione privata di dipinti del Bernini. Il peso che l’artista ha esercitato non solo sulla scultura, ma anche sulla pittura del Seicento romano, è documentato in mostra da opere dei suoi più stretti collaboratori e seguaci, oltre ai dipinti di altri pittori che comunque direttamente o indirettamente ne subirono l’influsso. Tutti i quadri provengono dalla collezione Koelliker, offrendo uno straordinario panorama del secolo, comprese molte opere inedite o mai esposte al pubblico.
L'antica Occhiolà e la rifondazione della città dopo il sisma del 1693
Rosangela Lamagna
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 140
Il libro ricostruisce le vicende che segnarono, dopo il sisma del 1693, la rinascita dell’antico abitato di Occhiolà nella nuova città di Grammichele. La città viene rifondata a soli tre mesi di distanza dal sisma, con una cerimonia che riprende la solennità e il simbolismo di antichi riti. Vengono seguite con attenzione le vicende della realizzazione secondo l’eccezionale disegno di progetto inciso sulla lastra di ardesia conservata nel Museo Civico di Grammichele, e vengono approfondite le corrispondenze con altri impianti di città, attraverso anche la comparazione delle misure. Si scoprono così le assolute coincidenze col piano di Avola (fondata un mese prima), tanto da ipotizzare una attribuzione allo stesso celebre architetto, il gesuita Angelo Italia. Al pari di Avola, Grammichele è strettamente correlata al Sito Unesco Patrimonio dell’Umanità delle “Città tardo-barocche del Val di Noto”, comprendente Noto, Palazzolo Acreide, Scicli, Modica, Ragusa, Militello, Caltagirone e Catania. Si tratta, come scrive l’Unesco, di “una considerabile impresa collettiva, portata con successo ad un alto livello di architettura [...] con particolari innovazioni nella progettazione urbanistica”.
Barberiniana. Tributo alla fioritura delle arti romane nella prima metà del XVII secolo
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 248
Inizialmente pensata per animare quattro sezioni della riunione annuale della Renaissance Society of America fissata per il 2, il 3 e il 4 aprile 2020, Barberiniana fu rimandata per le note vicende sanitarie. Il progetto è stato quindi tradotto in un volume di studi miscellanei realizzato grazie alla generosità degli autori e alla munificenza del nostro Editore che ci ha garantito questa veste sontuosissima. I quattordici saggi qui raccolti non ambiscono coprire tutti gli aspetti della vita politica e diplomatica del papato durante gli anni del regno di papa Urbano VIII Barberini (reg. 1623- 1644), né quelli legati alla ricchissima e brillante creazione artistica del tempo. Questi inediti contributi approfondiscono tuttavia vicende e letture critiche legate al periodo d’influenza del papa Barberini, aggiornano temi, riprendono dibattiti, scoprono nuove interpretazioni e materiali. Gli autori degli interventi sono studiosi affermati, specialisti della materia e ricercatori illustri, a questi si sono alternati esordienti e giovani promesse, qui accolti con estremo piacere. Con voci dissimili, ogni saggio narra storie diverse, talvolta disparate tra loro, ma sempre legate agli sfaccettati aspetti della cultura barberiniana; le materie trattate sono inerenti ad alcune delle committenze artistiche e culturali della famiglia papale, ai loro gusti e preferenze, alle vicende storiche, diplomatiche ed economiche del papato nella prima metà del XVII secolo. I temi spaziano dalla storia dell’architettura, alla storia diplomatica, dagli epocali cambiamenti nelle arti visive, alla politica familiare dei toscani Barberini che riuscirono a quel tempo ad affermarsi tra le famiglie più influenti dell’aristocrazia papale. Solo uno scritto affronta le tematiche otto e novecentesche legate alle vicende dinastiche della famiglia e alle dispersioni delle favolose raccolte artistiche. Come si è capito meglio dagli studi di questi ultimi quarant’anni, il complesso e sfaccettato disegno politico e culturale elaborato dal cardinale Maffeo Barberini (1568- 1644) prima di divenire papa, fu coadiuvato dall’azione infaticabile di una pletora di letterati, eruditi ed artisti che per più di un decennio lavorarono sotto gli auspici del futuro pontefice alla creazione di un nuovo linguaggio espressivo, di un lessico colto, erudito e visivamente spettacolare. Con quella nuova lingua, composta da novità e tradizione e per così dire “multimediale”, la Santa Sede riuscì a riconquistare una certa supremazia in Europa vincendo, almeno esteticamente, la “battaglia della Fede”. Infatti, tra il 1623 e il 1633, nel suo primo decennio di regno, Urbano VIII poté rilanciare la supremazia della Corte di Roma non solo grazie un’efficace e sorprendente politica estera, ma conferendo quell’ indelebile spinta alla lunga fioritura delle arti romane protrattasi per tutto il secolo diciassettesimo. La ricerca profonda nel sapere antico e moderno promossa dalla Corte di Roma portò all’affermazione della cultura letteraria come delle arti visive e all’invenzione del nuovo, grandioso idioma del barocco. A seguito di questa Barberiniana speriamo di veder presto altre raccolte dedicate allo studio di uno dei periodi più ricchi e diversificati della nostra storia, quando Roma era ancora la protagonista indiscussa della creazione artistica europea. Saggi di: Laura Bartoni, Veronica Carpita, Maria Celeste Cola, Miriam Di Penta, Dario Iacolina, Sofia Laurenti, Loredana Lorizzo, Maria Cristina Paoluzzi, Stefano Pierguidi, Francesco Solinas, Alessandro Spila, Saverio Sturm, Marisa Tabarrini
Pericle Fazzini. Il sasso nel fiume
Libro: Libro rilegato
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 416
«Quella che qui presentiamo, introdotta da un intenso ed esaustivo saggio critico di Giulio Ferroni, una delle voci maggiori tra gli storici della lingua italiana, è la più completa raccolta di scritti editi ed inediti dello scultore marchigiano scomparso nel 1987, poco dopo aver realizzato uno dei capolavori dell’arte moderna, la Resurrezione della Sala delle udienze in Vaticano» (dalla prefazione di Alessandro Masi). «Sempre animato da una volontà di comprendere il senso della propria passione artistica, di ricondurre il proprio fare di scultore alle ragioni dell’esistere, dell’essere nel tempo, della presenza nell’ambiente artistico del Novecento, Pericle Fazzini per larga parte della propria vita ha affidato a taccuini, e più spesso a semplici fogli, appunti di vario genere, riflessioni, aforismi, sguardi al mondo circostante, brevi spunti poetici: essi coincidono in alcuni casi con interventi pubblici (ne costituiscono la prima forma), tra occasioni espositive e risposte a sollecitazioni di riviste. È un vivacissimo insieme di scritture che ha accompagnato la sua febbrile attività creativa, a cui si aggiungono varie lettere, di cui è stata data una prima raccolta nel 1984, probabilmente sorvegliata dall’autore» (dall'introduzione di Giulio Ferroni)
Indagini su Artemisia alla Galleria Spada-Investigating Artemisia in the Galleria Spada
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 96
Confluite nella collezione Spada nella prima metà del Seicento, le opere di Orazio e Artemisia Gentileschi costituiscono un nucleo di straordinaria importanza all’interno della celebre raccolta di pittura barocca. Questo libro aggiorna gli studi sui due dipinti di Artemisia e presenta le varie analisi scientifiche recentemente condotte dalla Galleria Spada sui quadri della famosa “pittora”. Contributi di Adriana Capriotti, Francesco Solinas, Marco Cardinali, Maria Beatrice De Ruggierii.
I Branciforti in Sicilia nel Seicento. Collezionismo e ideologia
Vincenzo Abbate
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 208
Con i Branciforti (o Branciforte) siamo di fronte ad uno dei più illustri e potenti casati della nobiltà siciliana, uno dei tanti emergenti, gli stessi che tra il Cinque ed il Seicento per natali, titoli, ruolo, capacità, ambizioni, stile di vita e idee permisero insieme con le oligarchie locali e i patriziati urbani quel processo di graduale integrazione e di formazione di un’élite sovralocale, ‘italiana’ sotto l’egida dell’autorità spagnola. Il carattere cosmopolita di codeste classi di potere avrebbe contribuito a sfatare del tutto il mito di quella Sicilia ‘chiusa’ e ‘isolata’, sostenuto in passato da tanta storiografia. A questa terra, intellettualmente partecipe in pieno del dibattito nazionale ed europeo, e negli aspetti più vari, è dedicato questo libro a conferma di una condivisione di intenti e soprattutto di ideologie che permearono il Seicento, il secolo del grande collezionismo e del barocco. I Branciforti nei vari rami di famiglia ripopolarono feudi, ne intensificarono le colture, diedero vita alla nascita di nuovi centri abitati, ne esercitarono la giustizia mirando comunque ad un anelito comune: l’esercizo del vivere virtuoso nel pieno rispetto della natura, una natura portatrice di bellezza e di serenità d’animo lontano, molto lontano, dalle “insane piazze”, quelle della mischia, dei veleni e delle invidie. Su tali scelte – promotori di una cultura densa di stimoli antiquari, mecenati di letterati, artisti e musicisti presso le loro corti, raffinati committenti di opere d’arte – si fecero tutti, per quanto in misura diversa e con i dovuti distinguo, portavoce e sostenitori di istanze filosofico-morali che a cavallo tra Cinque e Seicento e giù di lì per buona parte del secolo trovarono innegabile punto di riferimento negli insegnamenti e nel dibattito promosso dalle opere di eminenti personalità dell’epoca come Juste Lipsius (1547-1606), Guillaume du Vair (1556-1621) ed altri ancora, vale a dire coloro che con il loro pensiero contribuirono in maniera determinante alla fortuna dello stoicismo all’interno dell’apologetica cattolica del Seicento.

