Lubrina Bramani Editore
La vita movimentata di Nicola Pezzoli Garibaldino della Val Seriana
Andrea Cammelli
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 168
Queste pagine nascono dallo studio di un epistolario messo in salvo e conservato per diverse generazioni nella casa della famiglia Pezzoli a Songavazzo; la fitta corrispondenza tra padre e figli, sommata a quella tra fratelli, ha permesso di ricostruire in modo abbastanza approfondito la storia vissuta da un componente della famiglia, Nicola Pezzoli, che è stato lontano da casa per diversi periodi e per svariati motivi tra il 1855 e il 1866, nel pieno delle battaglie risorgimentali. L'ho seguito a Bergamo al collegio Valsecchi, poi a Padova, Pavia e Parma durante gli studi alla facoltà politico - legale, negli anni in cui si radicalizzano i suoi ideali; infine in Camicia Rossa sulle Alpi, al tempo della terza guerra d'indipendenza, che combatte come volontario al seguito di Garibaldi e del colonnello Cadolini in Lombardia e Trentino. È una storia ricca di riferimenti storici con la Padova controllata dall'Austria negli anni '50, la Pavia dei fratelli Cairoli nella primavera del 1860, l'Italia alle prese con la terza guerra d'indipendenza del 1866; allo stesso tempo le conversazioni e le divergenze col padre e col fratello ci mettono a contatto diretto con le dinamiche interne di una famiglia borghese della metà dell'800. Prefazione di Chiara Frugoni.
L'ora d'aria del ritardatario
Nicolò Riggio
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 276
"La prima cosa che suscita l'attenzione di chi comincia a leggere L'ora d'aria del ritardatario, opera prima e postuma di Nicolò Riggio narratore, è la scrittura: fantasiosa, lussureggiante di immagini; ritmica e lirica, punteggiata di eleganti endecasillabi; ricca di parole desuete o derivate dal dialetto siciliano; caratterizzata dal gusto dell'elencazione e dunque sovrabbondante di toponimi ma anche di nomi di pesci, di piante, di tutto un lessico specifico dell'artigianato e della pesca. Una scrittura che il lettore di buona memoria non tarderà a riconoscere come ispirata alle opzioni per una scrittura "alta", lirica e divagante, prediletta da alcuni tra i più raffinati scrittori siciliani del secondo Novecento: da Stefano D'Arrigo a Vincenzo Consolo a Gesualdo Bufalino. Alla loro lezione Nicolò Riggio si lega con la fedeltà del lettore consumato, talché non mancano nel romanzo diversi omaggi, sotto forma di soluzioni strutturali analoghe o di citazioni intertestuali esplicite o implicite: tali echi possono riguardare l'onomastica (il personaggio di Ciccina Cicciò rimanda alla Ciccina Circè di Horcynus Orca), le situazioni (per il suggestivo funerale del delfino il pensiero corre ancora al romanzo di D'Arrigo), il rapporto tra i grandi avvenimenti storici e la storia "minore" della povera gente che non lascia traccia del suo involontario soggiorno sulla terra (dove la pietas bufaliniana è più che un ricordo, anzi è una presenza costante) ma (e a tal proposito è più evidente il modello consoliano) anche la strutturazione complessa del testo: priva di linearità narrativa, piena di flash backs e flash forwards, non estranea all'espediente della narrazione in parallelo, inoltre arricchita da "appendici" e scritture riportate, in verso e in prosa". (Dalla prefazione di Giuseppe Traina)
Essere umani. Diario di sopravvivenza poetica ai tempi del coronavirus
Nicola Crippa
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
"Esseri Umani è la testimonianza in presa diretta dei primi quindici mesi di pandemia. Una resa poetica dell'essere umano illuminato dalla luce del coronavirus filtrata con le lenti dell'arte e della ricerca interiore. Filo conduttore del libro l'arte, appunto, e l'amore. Non l'amore in senso romantico o relazionale, ma l'amore come vibrazione vitale, che accomuna ogni essere vivente. E quindi nella fattispecie l'amore vissuto dagli esseri umani del biennio 2020-2021, gli esseri umani della pandemia. Un libro sotto forma di diario, dunque, e un diario sotto forma di terapia. Terapia umana. Era il primo marzo 2020 quando ho iniziato a scrivere questo libro. Già nell'intento il volume voleva essere una riflessione poetica sul mondo, e intendevo dargli una connotazione molto personale proprio per fare fluire al meglio ciò che pensavo senza che sapessi di pensarlo. Per questo motivo ho scelto la forma del diario, o meglio, del diario poetico. Il presente libro è quindi da intendersi come un tentativo di resa poetica dell'essere umano immerso in un mondo in trasformazione da covid. L'essere umano qui messo in luce è l'essere umano che accomuna me alle altre persone, convinto come sono che la profondità umana sia più assimilabile a un oceano silenzioso e immoto nelle sue costanti onde che a un qualcosa di unico e diverso dagli altri umani. Questo libro è quindi una testimonianza di come io come essere umano abbia vissuto il periodo della pandemia. Argomento comune dell'opera è la poesia, o meglio, la riflessione sulla poesia da parte di un libero professionista della scrittura creativa che cerca di inquadrare meglio il suo - amato - mestiere. Inizialmente, credevo di scrivere solamente la prima delle quattro parti di cui è composto il libro. La prima parte può essere letta come un commentario creativo dei quadri esposti a una mostra tenuta a Bergamo nel mese di dicembre 2019. Nei capitoli della seconda parte passo dal diario alla raccolta a posteriori di racconti, poesie e riflessioni composte nei mesi successivi all'avvento della pandemia. Qui l'attenzione converge sul tema dell'amore, carattere fondante dell'essere umani, chiedendosi "Come l'amore ha subito gli effetti delle quarantene?" La terza è invece la parte centrale del libro, quella più appassionata, a tratti arrabbiata e a tratti compassionevole. È la parte centrale non dal punto di vista numerologico ma da quello tematico: rappresenta una sorta di sintesi hegeliana delle prime due parti, una sintesi che mi restituisce un riflesso di persona più matura in seguito agli shock che ho vissuto nel periodo marzo-dicembre 2020. Infine, la quarta e ultima parte del volume è dedicata al ruolo giocato dalla scrittura creativa nella messa in luce dell'essere umano. A seguito di una mia riflessione si trovano alcuni dei componimenti degli studenti dei miei corsi, e i loro scritti sono tesi a illuminare ancora di più l'umano del periodo pandemia". (N. Crippa)
La mobilità della matrice-The mobility of the matrix
Sara Benaglia
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 96
"Questo testo presenta un'analisi femminista della riproduzione come forza strutturante che definisce il femminile in relazione alla biopolitica, alla sfera sociale e allo stato nazionale. Ripercorre la genealogia storica della costruzione del femminile attraverso un'esplorazione della divisione mitica dei ruoli maschile e femminile nella procreazione: quelli della forma e della materia. Negli antichi libri di scienza scritti in latino, il termine "matrice" è sinonimo di utero. Per questo motivo ho deciso di mantenerlo nella mia scrittura, anche se qui il termine non si riferisce solo all'organo. Piuttosto si collega alla riproduzione fisica della logica dell'"equivalente generale" delineata dal filosofo Jean-Joseph Goux. La matrice è stata storicamente separata dal corpo della donna, ridotta a contenitore biologico e posta sotto la responsabilità della storia delle scienze della vita, in particolare dell'embriologia. La riduzione del corpo della donna a un'intelligente incubatrice e la concezione della madre come una macchina hanno comportato prima una svalutazione del corpo materno, e poi la cancellazione del soggetto nella madre. Questa è, inoltre, l'archeologia sessuale che riflette la battaglia tra idealismo e materialismo. La separazione tra l'utero e la donna, come descritto nel primo capitolo, è stata operata dai medici. La medicina ha giocato un ruolo fondamentale nella repressione delle donne e nel sostenere una precisa ideologia del loro ruolo: in anatomia la matrice è stata a lungo considerata un "animale dentro un animale" - cioè un organo di natura mobile. L'utero è diventato una sorta di terreno di competizione tra gli scienziati per il controllo del corpo femminile e del suo potere riproduttivo. Nel secondo capitolo, analizzo questo passaggio esaminando il modo in cui la civiltà impone un costume disciplinare al corpo femminile. La monopolizzazione della violenza fisica da parte dello Stato esclude le donne dall'esercizio di tale potere delegato, e rimodella l'habitus sociale in cui esse operano. Il corpo femminile viene confinato nei vestiti che lo stringono e lo immobilizzano, mentre il corpo maschile viene ridisegnato come motore umano. Questa disciplina limita la capacità delle donne strutturando per loro una incapacità fisica. Il terzo capitolo è dedicato alla costruzione della "differenza" nella "transizione al capitalismo", che ha trasformato profondamente la riproduzione della forza lavoro. La persecuzione delle donne durante la caccia alle streghe del XVI e XVII secolo è una forma di terrorismo attuata con l'obiettivo finale di naturalizzare il "lavoro femminile" e di rinforzare economicamente la trasformazione delle donne in proprietà privata. Infine, nell'ultimo capitolo, la maternità surrogata e lo sfruttamento dell'utero sono introdotti attraverso un immaginario "futurista" e un femminismo che muove i primi passi dal miraggio dell'ectogenesi. Questa spinta anglosassone, da Shulamith Firestone in poi, ha visto nella tecnologia una forma di liberazione dalla naturalità. L'utero è stato investito di un'essenza "macchinica" all'interno di un movimento progressista che non ha scosso le colonne su cui si fonda l'inferiorizzazione delle donne, ma che ha tutt'al più abbracciato la loro forma patriarcale, sfruttando geografie considerate "inferiori" e sconfiggendo le stesse lotte femministe attraverso posizioni reazionarie e conservatrici, ben rappresentate dal femminismo neoliberale. Lo scopo di questo testo è capire come la riproduzione della vita determini una riproduzione dell'economia e viceversa, nella prospettiva di un femminismo intersezionale che considera le oppressioni multiple (attraverso il genere, la razza e la precarietà del lavoro), al fine di ripensare la società sulla base dei bisogni collettivi delle più oppresse".
Il cinema di Clint Eastwood. A partire dal ciclo di lezioni di Bruno Fornara
Pietro Bianchi
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 196
Il 31 maggio 2020 Clint Eastwood ha compiuto novant'anni. Ma già prima era un "grande vecchio", se a questa formula associamo un'idea di saggezza e preveggenza, di "classicità". C'è chi queste doti le assomma vivendo una vita particolarmente densa e piena, pare che a Clint questo sia toccato. Molte sono le cose che mi piacciono di lui. Almeno dieci, come i dieci comandamenti. La prima che mi piace di lui è il pragmatismo. I suoi sono personaggi del "fare", evitano le pose amletiche, agiscono e nell'azione stessa trovano spesso la risposta al dubbio: sul bene e sul male, sul giusto e l'ingiusto. Accettano di sporcarsi le mani in quella che per comodità definiamo "realtà" e perciò accettano il rischio, calcolano l'insuccesso. Nessuno di loro pecca di astensionismo o di accidia. La seconda cosa che mi incanta è che le sue creature non credono nella salvezza a prescindere, nel lieto fine, nel premio alle buone intenzioni. Guardano in faccia il Destino, lo soppesano e lo sopportano. Seguono il motto antico: "quando viene il dolore, reggilo e astieniti dal metterlo in scena (substine et abstine)". La terza cosa è la virtù della tenacia dei suoi eroi. Vanno avanti. Non perché sono ostinati e rigidi (se fosse così non sarebbe una gran cosa questa virtù) ma perché credono che almeno questo si possa fare: tenere dritta la schiena sotto i colpi. A me viene in mente la Ginestra, che è una bellissima poesia del Leopardi (conviene rileggerla): la ginestra non è stupida, sa che appena il Vesuvio dà uno scrollone, lei finirà distrutta ma nonostante questo continua tenacemente a fare quel che può fare: profuma. Fino alla fine. La quarta è Maggie Fitzgerald. Tutto di lei mi piace. Ma più di tutto il fatto che sa di essere una persona differente, singolare. E giunta a un certo punto della sua vita decide di essere fino in fondo quel che è. La quinta che mi attrae è che gli piace la vita. Si vede proprio. Talmente tanto che della vita accetta anche la morte. La morte così è "solo" l'altro lato della medaglia. La sesta cosa sono gli occhi dell'Ispettore Callaghan. Anzi: la faccia tutta di Clint, scolpita. Scalfita. Erosa. Ma quando sorride.... La settima. Sa fare domande, esistenziali. Ma le fa per via di racconto, di storia. Mai di predica. Non è petulante. E mentre tu guardi, lì nel buio della sala, capisci che è di te che si sta parlando. L'ottava è che è un anticonformista: la società di massa gli sta stretta. Basta pensare a Richard Jewell, una vera parabola sulla facilità dei pregiudizi, sulla fragilità del singolo contro le architetture del potere. La nona è quando alla fine di Gran Torino Walt Kowalski decide di diventare la Vittima. Così esce dalla storia ed entra nel mythos. La decima è questo libro: val proprio la pena di leggerlo. (dalla prefazione di Alessandra Pozzi)
La resurrezione delle streghe. La persecuzione del genere dalla mulier malefica medievale al «femminismo» di Dior
Valentina Viola
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 84
La strega è ciò che minaccia "il potere maschile, ne mette in discussione il dominio e la narrazione: fuori dalle regole della comunità, usa il corpo e la sessualità, vive in relazione con altre 'diverse' come lei, vittima nei secoli di chi detiene il potere, eppure sempre presente, risorgente sotto altre spoglie. È l''altra' per definizione rispetto alle donne pensate dagli uomini: nera o bianca, giovane o vecchia, bellissima o spaventosa, vergine etero o omosessuale, soccorrevole o malvagia, e irregolare, ribelle, sovversiva". Un'alterità, spesso scomoda, che indica anche una differente strada per l'Antropocene che va compiendosi: un rapporto diverso con la natura, con i saperi non ufficiali, attività di mutuo aiuto e confronto, comunità orizzontali in assenza di gerarchie, pratiche convivialiste. Ciò che molte autrici femministe fin dagli anni Settanta hanno provato a indicare come vie possibili per una diversa antropologia e per una differente ecologia. Tra le tante scelgo di nominarne soltanto una, a cui sono particolarmente debitrice per un concetto che anche nel volume viene ripreso: quello di Gilania. Riane Eisler, antropologa statunitense ma di provenienza europea, ci ha offerto una prospettiva preziosa e innovativa, una visione che chiede di assumere responsabilità condivise in una visione non solo egualitaria, ma anche e soprattutto mutuale, gilanica. Il discrimine tra androcrazia e gilania è proprio il modo in cui si interpreta e si esercita il concetto di potere: potere come sostanza da conseguire e applicare a proprio vantaggio causando danni, di qualsiasi tipo, ad altr* nel primo caso; potere come responsabilità condivisa volta al sostentamento e al benessere collettivo nel secondo, quello che le streghe cercavano di mettere a disposizione. Una prospettiva che cambia il paradigma dominante di capitalismo tecno-nichilista, per mettere al centro l'essere in comunità, l'essere mutualmente in relazione, in collaborazione gli uni e le une con altr*, nella cura reciproca. Il volume ha il pregio di porre l'attenzione su un capitolo della storia che contiene una tra le mistificazioni più eclatanti e atroci, ma che ha anche forte eco nell'oggi. Rileggere quel passato, dunque, aggiunge uno sguardo utile e necessario anche per comprendere meglio il presente, le contemporanee cacce alle streghe e le attuali forme di stregoneria. Nuove cacce alle streghe, forse, ci attendono e la parola 'strega' è ancora utilizzata come insulto, ma negli ultimi decenni l'immaginario delle giovani generazioni si è molto arricchito di saghe fantascientifiche e fantasy, manga e narrazioni immaginifiche che hanno spesso proprio delle streghe come protagoniste, in vicende che in molti casi hanno al centro una Terra minacciata da catastrofi e un'umanità da salvare. Ecco che allora le streghe, sotto altre vesti o altri nomi, tornano a volare, magari non su scope di saggina ma "surfando sulle piattaforme informatiche, trasformando i corpi e la sessualità, occupando le strade delle metropoli globali in nome di un futuro sostenibile. Raccontate da serie Tv e pellicole sul grande schermo, dai videogiochi e dell'arte, le nuove streghe sono ibride e metamorfiche, sapienti e creative. Sono consapevoli di avere radici antiche eppure si muovono nella blogsfera. Ma anche in presenza e in relazione perché sanno che solo insieme nella rete del femminismo globale, e nell'operare quotidiano fanno davvero paura". Un femminismo globale che comprende donne, femmine, persone trans, soggettività non binarie... ma anche maschi bianchi cisgender eterosessuali, che fanno del loro privilegio non uno strumento di potere, ma motivo e occasione di riflessione, messa in discussione di sé e delle istituzioni patriarcali violente. Una rete di alleat* per decolonializzare luoghi, dinamiche e saperi, che riconosce l'eredità delle streghe per volare verso altri e più equi mondi possibili. (dalla prefazione di Cristiana Ottaviano)
Lidia Patelli. Misleading impressions
Arturo Galansino
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 64
"In Misleading impressions convivono personaggi del passato e del presente a formare una costellazione di interessi e di suggestioni perfettamente chiari, forse, solo alla sua stessa autrice. Da quello che abbiamo potuto appurare il lavoro è iniziato da un ritratto di famiglia. Doveva essere il classico scatto sbagliato, fatto a uno dei suoi figli, in riva al mare, sull'isola di Pantelleria. Da un banale incidente è nato un progetto via via sempre più strutturato che ha preso di mira sculture in marmo, gessi, persone in carne e ossa, ma anche animali, vivi e impagliati. Non saprei dire se sia esistita una precisa relazione tra questi diversi mondi, tuttavia quello che appare abbastanza evidente è che Lidia Patelli ha utilizzato questa "giostra" per viaggiare in spazi temporali diversi. Non è difficile riconoscere il profilo iconico di Dante e neppure quelli della Venere di Milo o di Napoleone Bonaparte. Sul resto, devo confessare, che ho avuto la necessità di chiedere lumi. Ho quindi appreso che alcune sculture sono conservate all'Accademia Carrara di Bergamo, città dove vive l'artista. Uno è il ritratto di un benefattore del museo e l'altro fa parte della donazione di Federico Zeri, uno dei più grandi conoscitori del XX secolo. Il gatto, quasi senza orecchie, è Lotto, il suo amato Scottish fold, mentre il pappagallo impagliato, un'Ara nobilis, fa parte della collezione dell'artista." (Arturo Galansino)
Santiago-Bergamo. Lettere dal Cile 1962-1963-1964
Franco Cortesi
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 284
Mi chiedo, a quasi sessant'anni di distanza, per quali motivi ho accettato la proposta di andare in Cile nell'autunno del 1962, un'esperienza che avrebbe potuto cambiare la mia vita ma che io ho voluto provare come una parentesi, pur rivelatasi bella e preziosa. La proposta mi arrivò in estate con una telefonata di Pippo Pandolfi a nome di Giovanni Battista Scaglia, parlamentare bergamasco, vicesegretario di Aldo Moro alla Segreteria nazionale della Democrazia Cristiana. In Italia erano gli anni del Centrosinistra e del miracolo economico, gli anni del pontificato di Giovanni XXIII (Angelo Roncalli) e del Concilio, della Guerra Fredda e del Terzo Mondo, della rivoluzione cubana che sembrava l'unica alternativa ai governi liberali e conservatori o ai regimi militari dell'America Latina. Infine, l'era del presidente John Fitzgerald Kennedy e della sua "Alianza para el Progreso". Avevo ventisette anni, una laurea in Giurisprudenza, lavoravo con mio fratello Dimitri nell'agenzia di assicurazione lasciataci da nostro padre Dante, morto nel 1956, ed ero da poco fidanzato con Anna Bianconi, diciottenne, cui le lettere sono destinate. Ero anche stato esonerato dal servizio militare e ciò mi lasciava lo spazio necessario per svolgere un eventuale servizio civile. Avevo militato da studente nel movimento giovanile DC e ora facevo parte della Direzione Provinciale della Democrazia Cristiana bergamasca (30.000 iscritti, Scaglia e Pandolfi non stavano in maggioranza) e, se ne avessi avuto l'ambizione, avrei potuto anche candidarmi alle elezioni politiche dell'anno successivo, nel 1963. Nonostante tutto questo (o forse proprio per questo?) ho detto sì all'idea di lasciare Bergamo, le mie occupazioni e i miei impegni e ho accettato la proposta di andare in Cile (formalmente come inviato del quotidiano «Il Popolo») per collaborare con il Partito Democratico Cristiano cileno e con il suo leader, il senatore Eduardo Frei Montalva, in vista delle elezioni presidenziali del 1964. Nell'intervista che nel 2009 mi ha fatto il professor Raffaele Nocera, dell'Università di Napoli, nell'ambito del saggio dal titolo Dove non osò la diplomazia, è spiegato il contesto politico generale in cui si inseriva la mia trasferta cilena. Da parte mia contarono l'interesse e la passione politica (dare una mano ai DC dell'America Latina) e la curiosità di conoscere Paesi nuovi e nuove relazioni umane e politiche e di affrontare una prova da solo in condizioni diverse, un'esperienza allora insolita che mi avrebbe portato oltre alle certezze e alle opportunità già acquisite nella mia terra. Oggi, a posteriori, riconosco che fu anche un atto di coraggio, nel senso politico del termine di cui parla Hannah Arendt. Non mi sentivo un'eccezione. Tanti giovani della mia generazione attivi nelle associazioni, partiti, sindacati, enti locali, movimenti per la pace, nel vuoto politico creato da vent'anni di dittatura, senza modelli di riferimento, si sono trovati a dover gestire la cosa pubblica in prima persona. Lo richiedeva la nascita della Repubblica e la Costituzione. Senza retorica o presunzioni giovanilistiche, con serietà e fatica. Ecco perché sono finito in un Paese del Terzo Mondo come il Cile («el último rincón del mundo»), che allora era una terra di cui non conoscevo né lingua, né storia, né costumi. Ho trovato un Paese moderno e civile più di quanto avessi immaginato, che ho imparato a conoscere e amare. F.C.
Per il mondo... assomigliando. Un progetto su alterità e somiglianza
Cristiana Ottaviano
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 60
Contiene una storia di Lucio D'Abbicco, illustrata da Sophie Hames. Prefazione di Mauro Magatti. Questo libro racconta le vicende di Pongo, con qualche premessa teorica. Pongo è storia antica. Risale al 'neolitico' della mia amicizia con Lucio e agli esordi del nostro lavoro comune: i laboratori di educazione alla TV nelle scuole di Milano e hinterland. La raccontava lui ai bimbi e alle bimbe di prima e seconda primaria, un brano alla volta e poi, insieme, guidavamo diverse attività ludico-pedagogiche per 'rompere la scatola', cioè entrare con consapevolezza e senso critico nei trucchi e negli artifici televisivi. Erano gli anni Novanta, gli esordi della Media Education in Italia e ci piaceva essere - e pensarci - tra i pionieri e le pioniere di quella stagione. Affascinata dal racconto di 'quell'esserino tondo che va per il mondo', soprattutto perché vedevo quanta presa avesse su piccoli e piccole, mai avrei immaginato che 20 anni dopo quella stessa storia - ripensata e riscritta - avrebbe potuto essere un 'cavallo di Troia' per riflessioni antropo-sociologiche di questi ultimi anni e che il 'ritiro' pandemico ha contributo maieuticamente a far emergere in modo più evidente e urgente. In effetti, Pongo - con quel suo cambiare forma mentre percorre i sentieri del mondo incrociando diversi personaggi - mette a tema, in forma narrativa, proprio l'incontro con l'altr*, una delle questioni più pregnanti del dibattito scientifico attuale, ma anche una tematica cardine della riflessione e, soprattutto, dell'esperienza umana. D'altra parte, come scriveva anche Hannah Arendt, "nessuna filosofia, nessuna analisi, nessun aforisma, per quanto profondo, può avere un'intensità e una pienezza di senso paragonabili a quelle di una storia ben raccontata". Certo, si tratta di un libro un po' strano. Una prefazione di un assai autorevole collega che mi piace pensare con affinità elettive simili in campo accademico e soprattutto umano e sociale. Un saggio teorico che tocca tematiche non semplici con linguaggio spero abbordabile, senza perdere di rigore scientifico. Una storia per bambine e bambini scritta da un insegnante - formatore e amico che in questi anni mai ha fatto mancare la sua presenza discreta ma calda, seppur ora viviamo a molti chilometri di distanza - e illustrata da un'artista belga che, da qualche tempo, rende le mie 'imprese' sociologiche molto più appassionanti ed esteticamente piacevoli e tratti della mia vita più profondi e divertenti. La gratitudine per Mauro, Lucio e Sophie - ciascun* con il proprio specifico sguardo ha contribuito a rendere questo progetto ciò che è - ve la lascio intuire. Provo invece a suggerire qualche 'istruzione per l''uso' per trasformare generativamente questo progetto anche in altro, qualcosa a cui ognun* di voi, lettore o lettrice, potrà contribuire. C.O.
Dentro il teatro. I palchisti tra teatro Riccardi e teatro Donizetti
Clelia Epis
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 160
In principio si chiamava Teatro Riccardi, come il carismatico impresario che lo aveva costruito, e dal 1897 è per tutti il Teatro Donizetti. Da oltre due secoli non è solo un contenitore di spettacoli oppure un edificio che segna il volto della Bergamo Bassa, è piuttosto parte dell'identità stessa della città, spazio di una storia collettiva. Le complesse vicende che nel tempo hanno animato la vita del Teatro Donizetti hanno preso forma grazie all'impegno, ai contrasti, alle idee dei cittadini più illustri che si sono sempre sentiti chiamati in causa rispetto alle decisioni per esso più significative, segno dell'importanza che al Teatro ininterrottamente è stata assegnata. Non va nascosto il perenne contrasto tra i proprietari di palco e le diverse proprietà, così come tra i palchisti e gli impresari fino al 1938 quando il Teatro passò definitivamente sotto la gestione del Comune di Bergamo. A documentazione di tutto questo resta il lavoro di Ermanno Comuzio che nel 1989 ha dato alle stampe Il Teatro Donizetti. Due secoli di storia: un volume costruito sulla verifica delle fonti, la conoscenza diretta degli ambienti, la dedizione di una vita al teatro. Questa pubblicazione dedicata all'Associazione Corpo Palchisti Teatro "Gaetano Donizetti" si è proposta di mettere a fuoco soprattutto gli accadimenti più recenti e raccontare gli aspetti legati al costume, alla beneficenza, alla vita della città e dei suoi protagonisti. Fonti inedite e indispensabili sono state le testimonianze dirette di alcuni membri della stessa Associazione che hanno aiutato nella selezione degli eventi più importanti portando in luce il racconto diretto e accattivante di episodi, profili, relazioni cittadine che nel tempo avrebbero rischiato di perdersi. Ecco allora irrinunciabili la documentazione sui Balli della Croce Rossa che si tenevano nella sala del Donizetti a Carnevale e la correlata festa in costume organizzata per i bambini, i ricordi della grande inaugurazione del 1964 con il Teatro rinnovato, il cambiamento dei costumi e dell'offerta avvenuti nel tempo e la grande rivoluzione portata dal Festival Jazz. Tra i ricordi si ritagliano spazio figure originali del tempo quali, certamente, il maestro Gianandrea Gavazzeni, ma anche l'immancabile maestro Aldo Sala, i personaggi carismatici delle grandi famiglie proprietarie di palco e - più nascoste - figure testimoni della loro raffinata vita quotidiana dalle sarte, ai maestri, al personale di casa. Emerge il ruolo delle grandi signore tutte, sempre, elegantissime. Davanti ai nostri occhi sfilano donna Letizia Saviane Venier, donna Ninì Scotti Guffanti, donna Marina D'Amico Finardi, donna Wanda Bertelli Guadalupi, Lilian Tadini Pandini e ancora Maria Teresa Monzini insieme a tante altre. Sicure nel tessere relazioni, animare feste, perfettamente a loro agio tra le regole e i codici della società, animatrici attive di numerosi avvenimenti benefici, guide per i figli. L'intero lavoro ha voluto dunque dedicare uno spazio organico, come mai era avvenuto, a una realtà associativa legata all'identità della città: un atto dovuto a chi nel tempo ha vissuto "Dentro il Teatro "come protagonista della vita bergamasca.
Album con figure
Mariella Sto
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 92
"Capita nella vita di non intrattenersi più con una persona e per questo giudicare che il rapporto con essa sia esaurito, chiarito. È invece alla sua morte che la relazione riappare sconfinata, indistruttibile, anche gioiosa. Mentre sei alla cassa di un supermercato e sorridi ricevendo il resto, mentre compri il biglietto alla stazione, tutto visto da fuori è normale, ma gli occhi possono spingersi sotto la superficie di un dettaglio, le pulsazioni premere il tempo e i sensi riprendere in mano il filo di un discorso addirittura, volendo, in evoluzione. Capita anche di incontrare qualcuno che si è stati, in una piazza, una biblioteca, e lasciare che dal sangue affluiscano emozioni che non avevamo compreso. Così la realtà e il suo contrario si parlano, dialogando in noi. È d'altra parte nell'aula di Estetica e Filosofia dell'Arte, docente Francesco Leonetti, che ho appreso in piena coscienza che il linguaggio è subliminale, non ha bisogno che ci occupiamo di lui, il linguaggio parla se stesso attraverso di noi. Inconsapevolmente ne avevo fatto esperienza già da tempo, come tutti in fondo, ma l'apparire alla coscienza del fenomeno mi ha fornita di strumenti capaci di indagare, comprendere, creare. Concetto immenso, ricco di implicazioni filosofiche, misteriche, antropologiche. Prima avevo ascoltato la musica di John Cage. Più tardi avrei letto alcune cose sulla nuova fisica. Nel frattempo approfondivo le voci molteplici dei personaggi, avendo incontrato sulla mia strada Kaya Anderson, attrice, cantante e, se la cosa le facesse piacere, aggiungerei maga della psiche. Sono i luoghi dove ci si ritrova soli nella folla i migliori ingressi per la contemplazione della vita e del suo doppio. Come su un palcoscenico, senza bisogno di pensiero, il corpo sa compiere perfettamente precisi rituali di fronte al pubblico, e lo spirito è libero di vivere lì e altrove. Tutto è un velo, reale e fluttuante a un tempo." M.S.
Contaminazioni. Un approccio interdisciplinare
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 356
Per dovere di cronaca, questa iniziativa editoriale non nasce da una riflessione sul contesto storico: era già prevista mesi prima dell'ondata pandemica di inizio 2020, come "atti" di un convegno rinviato e convertito, tempo dopo, in webinar. Una strana coincidenza, per usare eufemismo, che però ha reso ancora più stringente l'argomento del dibattito originario, almeno in senso lato. Se nell'immediata quotidianità la contaminazione rimanda, per l'appunto, al pericolo di contagio, alle mascherine, all'isolamento, su un piano più astratto può articolarsi come modalità di pensiero, come strumento ermeneutico per leggere una miriade di relazioni culturali e di forme espressive. Va da sé che le due declinazioni del paradigma non si escludono a vicenda, anzi. Dunque, oltre a quella del virus che ancora oggi minaccia il mondo intero, quali altre contaminazioni, negative o positive, permeano la filosofia, l'arte, la scienza e la società del presente? Quali, nel passato, offrono degli spunti di indagine ancora validi e attuali? A inaugurare la miscellanea, ricalcando la keynote lecture della conferenza, rimane il saggio sull'Antropocene, che in qualche maniera anticipa e include molti degli spunti a venire (Elena Bougleux). Segue la sezione Nuove metamorfosi: l'uomo e l'animale (Mike Belingheri, Chiara Stefanoni), in cui la trasformazione, intesa in chiave metaforica e/o ideologica, diventa protagonista. L'essere molteplice e le identità plurali alterna letteratura, arte visuale e filosofia all'insegna dell'indagine sul corpo e sull'io, sull'uomo e sulla natura, sul senso dell'essere e del nulla (Beatrice Melodia Festa, Benedetta Milani, Nazareno Pastorino, Danilo Serra). Hard e soft science: scienze a confronto adotta uno sguardo incrociato su etnografia e cultura economica, musicologia e fisica, storia della scienza e biografia (Barbara Aiolfi, Luigi Finarelli, Francesca Lo Vetere). A sua volta di respiro molto ampio Prospettive transnazionali fra letteratura e linguistica, incentrato sul contatto di lingue e narrazioni appartenenti a contesti diversi (Matteo Gallo Stampino, Albana Muco, Elena Ravera, Alessandro Secomandi). Generi contaminati nel teatro e nel romanzo si concentra più prettamente sulla fusione di stili, forme e regimi letterari in una circoscritta serie di casi (Andrea Grassi, Martina Elisabetta Misia). Infine, Culture a contatto conclude il volume analizzando l'incontro/scontro tra culture colonizzate e colonizzatrici, o più genericamente distanti nel tempo e nello spazio (Fernanda Haydeé Pavié Santana, Valentina Romanzi). Fra campi lontanissimi tra loro e curiose convergenze, approcci macro e microscopici, fili diretti e analogie, un possibile consiglio per i lettori è di "affrontare" Contaminazioni in modo erratico, nomade, spostandosi da una sezione all'altra, senza limitarsi ad attraversarla linearmente. In effetti, questa ricchezza magmatica di idee, di strumenti e di interpretazioni è forse il maggior motivo di fascino per una raccolta che proprio nell'eterogeneità trova il suo punto di forza: al pubblico l'"onere" di perdersi nel suo caleidoscopio, di tracciare nuove linee fra le sue aree di ricerca, di proporre risposte ulteriori ai suoi numerosi interrogativi.