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Il volume è il secondo tomo del dissacrante ed esilarante "stupidarietto etimologico" ispirato al nonsense. Nato come divertissement che dapprima era stato accuratamente celato, quasi un appuntamento clandestino o un amore impresentabile da un gruppo di insospettabili professionisti, si è allargato ad amici, mogli e perfino figli contagiati da un gusto irrefrenabile di cimentarsi in questo gioco irriverente, benchè innocuo e soprattutto divertente, con il lessico.

"L'Intimo nemico" ripropone, da un'angolatura nuova e sorprendentemente moderna, l'eterno dissidio tra la vita e la malattia. È un romanzo breve, configurato strutturalmente come una serie di (quasi) autonomi racconti. I linfociti o, piuttosto, il Linfocita: è questi, infatti, il protagonista della narrazione; o, meglio, il coprotagonista, poiché l'altro protagonista è l'autore, l'"io" narrante, che intreccia con quello una relazione talmente conflittuale da sembrare amichevole.

Si tratta di un libro sull'alta cucina di bordo, che intende svelare i segreti di un mondo gastronomico ricco e particolare, con i suoi riti tradizionali e i golosi appuntamenti quotidiani. Circa 130 ricette, italiane e internazionali, dalle più semplici alle più raffinate, dolci e salate, per bambini, per ragazzi e familiari, per serate speciali ecc. Il libro contiene anche la riproduzione di menù completi (fonte di spunti per quando si è a corto di idee), consigli utili, suggerimenti e curiosità che ci svelano il "dietro le quinte" della cucina.

Apparso originariamente a Berlino nel 1909 per i tipi della gloriosa Fisher Verlag, "Viaggio in Dalmazia" è un'inchiesta sull'Austria condotta nei Balcani subito dopo l'annessione della Bosnia da parte degli Asburgo, alla ricerca del significato dell'Austria e dell'Impero in una lontana provincia. Oltre che uno scritto politico (che oggi si rivela ancora più importante e attuale per comprendere le intricate vicende balcaniche e le loro lontane origini) è un viaggio sentimentale di un letterato d'eccezione, innamorato della Dalmazia che definisce "paese del sole, una terra di fiaba e di incanto".

Antonio Santin, rovignese, vescovo di Trieste e Capodistria, svolge la lunga e difficile strada del suo ministero in tempi difficili e implacabili per durezza di uomini e asprezza delle situazioni. Nell'archivio privato, che raccoglie documenti dal 1932 al 1978, viene ritmato lentamente il suo doloroso impatto con uomini ed eventi: fascismo, questione ebraica, campi d'internamento per le popolazioni slave, servizio obbligatorio del lavoro, movimento partigiano, popolazioni e clero italiani e slavi, uso della lingua materna in chiesa, tragedie della guerra e del dopoguerra (rastrellamenti, foibe, persecuzioni... ). Una singolare figura di vescovo che riesce, nonostante tutto e tutti, a "camminare per le vie di Dio".

Un dissacrante ed esilarante "stupidarietto etimologico" ispirato al nonsense. Nato come divertissement che dapprima era stato accuratamente celato, quasi un appuntamento clandestino o un amore impresentabile da un gruppo di insospettabili professionisti, si è allargato ad amici, mogli e perfino figli contagiati da un gusto irrefrenabile di cimentarsi in questo gioco irriverente, benchè innocuo e soprattutto divertente, con il lessico.

È la ristampa anastatica del volumetto omonimo. Originariamente fu pubblicato nel 1879 a spese del Comune della cittadina istriana in occasione dell'inaugurazione della nuova sede comunale. Si tratta di una serie di articoli che il famoso storico triestino pubblicò sulla sua rivista "Istria", che uscì a Trieste dal 1846 al 1852, sull' "Archeografo Triestino" e su altri periodici. Il volume è impreziosito da una decina di fotografie d'epoca e da un'originale prefazione di Diego de Castro, illustre piranese che pur vivendo da anni lontano ha mantenuto profondi legami di affetto con la sua città natale.