Nottetempo
Dove sono
Stefania Scateni
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2012
pagine: 189
A Chiara mancano le parole, a Paolo i gesti, che sono una lunga sequenza di atti d'amore mancati. Chiara scrive lettere appassionate che non spedisce, Paolo aspetta. E in questa attesa, poco per volta, Chiara racconta la storia della provincia dalla quale è scappata, di una famiglia di donne sfortunate e un po' folli, di una povertà contadina e proletaria, del lavoro nelle nuove fabbriche di tabacco, che danno da vivere ma rendono schiavi. Di Celeste, la nonna che prevede tutto ma non riesce a salvare i propri figli, di Tosca e Delfa - le zie belle ed emancipate per cui tutto il vicolo impazzisce - che si spengono ragazze, di Assunta che si ritrova in un matrimonio senza rispetto. Storie che fluiscono e si raccolgono in quella di Chiara che, immersa in una necessità tutta umana di comunicare, amare ed essere amata, ritrova con loro la propria strada e così, attraverso un passato di memoria riesce finalmente a stare con i vivi. Un romanzo inconsueto, dolce e scontroso, in cui una voce che prima è filo, si fa grido e in fondo si scopre vagito.
Come pensano le foreste. Per un'antropologia oltre l'umano
Eduardo Kohn
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 444
Le foreste pensano? E perché, nella foresta di Ávila, i cani sognano? In questo libro sorprendente, Eduardo Kohn sfida i fondamenti stessi dell’antropologia, mettendo in discussione i presupposti di base su cosa significa essere umani, e per questo distinti da tutte le altre forme di vita. Dopo quattro anni di lavoro sul campo tra i Runa dell’Alta Amazzonia, in Ecuador, il ricercatore attinge alla ricca etnografia e biologia dell’immensa e minacciata foresta “pensante” per esplorare come i popoli amazzonici interagiscono con le numerose creature che abitano uno degli ecosistemi piú complessi al mondo. Se focalizziamo l’osservazione antropologica sulle modalità in cui gli umani entrano in relazione con gli altri esseri viventi, il tradizionale punto di vista occidentale dell’analisi, che ha l’effetto di separarci dal resto del mondo, collassa. Tuttavia, la novità maggiore del saggio sta nell’evidenziare che questo collasso può rappresentare un’opportunità: approfondendo come le nostre vite e quelle degli altri viventi siano inestricabilmente interconnesse nella grande rete della foresta, davanti a noi si dischiudono nuovi strumenti concettuali e nuove visioni ispirate alla catena delle interrelazioni e al linguaggio con cui il resto del mondo parla e ci parla. In questo lavoro rivoluzionario, Kohn conduce dunque l’antropologia verso una direzione inedita ed entusiasmante, offrendo un modo piú ampio e aperto di pensare a un pianeta radicalmente condiviso.
Desiderare Bowie
Massimo Palma
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 156
David Bowie è stato molte cose insieme – icona pop, artista sperimentale, attore, pittore – e ha dato vita a mille maschere diverse: da Major Tom a Ziggy Stardust, dal Duca Bianco a Button eyes. Inglese fino al midollo, ma alieno in ogni luogo, ha trovato casa e ispirazione in America e a Berlino, per poi partire ancora. Ha interpretato la sua arte come una sfida, come un test per il pubblico e per se stesso, scandagliando paure e desideri della società. Dalla migrazione alla follia, dal gender trouble agli eccessi tossici fino al mostro e al potere, la musica di Bowie corteggia questi motivi, li rende orecchiabili, insinuandoli in ogni ascolto. Le sue canzoni scelgono la marginalità e la mettono al centro, ma nascondono anche questioni che lo hanno indotto a flirtare con il lato oscuro del Novecento e hanno segnato profondamente la sua biografia. Fin dove può spingersi la ricerca ossessiva di sé come merce desiderabile? Fin dove arriva il Bowie-prodotto? E ancora: cosa sa di sé un artista che suggestiona così fortemente il suo pubblico, che lo domina? Perché “noi, contemporanei di Bowie, ora postumi di Bowie, ne siamo spettatori tanto quanto lui lo è stato di se stesso”. A dieci anni dalla morte e contro ogni innocua e pacificata beatificazione, Massimo Palma, filosofo e critico musicale, racconta l’artista – e l’uomo – come nessuno ha mai fatto prima.
Gli amanti di Franz K.
Burhan Sönmez
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 150
Berlino Ovest, 1968. Mentre una rivolta giovanile travolge l’Europa in piena Guerra Fredda, due uomini si fronteggiano al tavolo degli interrogatori. Il primo, Ferdy Kaplan, ha sparato a uno studente, uccidendolo. Il secondo, il commissario Müller, sta cercando di scoprire perché. In un botta e risposta serrato in cui il poliziotto tenta di stare dietro alle svolte di una strana vicenda, il passato di Kaplan viene a poco a poco rivelato: la storia d’amore con l’amica d’infanzia Amalya, la loro comune passione per Kafka, il movimento radicale in cui militavano. Tra il carcere e le udienze in tribunale emerge che l’obiettivo di Kaplan non era lo studente, bensì un uomo misterioso che camminava vicino al giovane ucciso per errore. L’anziano scampato all’omicidio, si scopre, è Max Brod, l’amico prediletto di Kafka cui lo scrittore aveva affidato le sue ultime volontà chiedendo che i suoi manoscritti fossero bruciati, e che aveva tradito queste disposizioni decidendo non solo di salvarli, ma di pubblicarli interamente. Così, l’interrogatorio di un assassino si trasforma in un dialogo stringente tra un appassionato amante di Kafka in cerca di “giustizia” e un commissario di polizia che impara sulla letteratura, e sulla “verità”, più di quanto avrebbe creduto possibile. Alla fine, sul caso e sui lettori resta sospesa l’ombra di una domanda: Brod è vittima o colpevole? In un originale tributo a un autore che sente congeniale, Burhan Sönmez scrive un romanzo d’amore e vendetta tra Parigi e Istanbul, Berlino Ovest e Tel Aviv, sullo sfondo delle tensioni che scuotono la Storia alla fine degli anni ’60.
Bertolt Brecht. In appendice: Origine del teatro
Furio Jesi
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 204
Quando pubblica questa monografia per la serie “Il Castoro” nel 1973, Jesi ha già mostrato una profonda affinità con l’opera di Bertolt Brecht. Nel 1969 aveva dedicato la parte centrale di uno dei suoi libri più noti, Spartakus, all’analisi di Tamburi nella notte, lo stesso dramma che aveva diretto e interpretato anni prima nel teatro improvvisato di una cantina torinese. Inoltre, aveva tenuto al Teatro Stabile di Torino un’importante lezione sulle “Origini del teatro”, qui riprodotta in appendice: partendo dalla concezione brechtiana dell’attore che “cambia se stesso”, Jesi risaliva fino alle rappresentazioni rituali primordiali e alla ripetizione teatrale, sacra e collettiva, di eventi mitici che “salvano dai dolori della storia”. Dunque, il confronto con la produzione teorica, la drammaturgia e la tecnica registica di Brecht configura uno dei fili rossi della ricerca jesiana: un laboratorio di pensiero da cui emergono l’idea della rivolta come “sospensione del tempo storico” – il cardine su cui ruoterà la cruciale definizione della “macchina mitologica” nel Tempo della festa – e la messa in discussione del ruolo dell’artista nella cultura dominante borghese (o, potremmo chiosare, “di destra”). Al centro del discorso risalta infatti la drammatica posizione dell’intellettuale che “si impegna nella lotta di classe solo nella misura in cui può verificare la possibilità del contributo del suo ‘mestiere’”: una rigorosa autocritica accomuna così il drammaturgo e il mitologo, rendendo i testi qui riproposti ancora più illuminanti per la comprensione di entrambi.
Taylor's version. Il genio poetico e musicale di Taylor Swift
Stephanie Burt
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 384
Taylor Swift è un’icona globale, un’artista dal successo e dalla produttività impressionanti, ma i record di vendite, i numeri così ben conosciuti della sua fama, lasciano fuori l’aspetto più importante: quanto, semplicemente, contino nella vita delle persone le sue canzoni. Come Swift ci ha affascinato e conquistato, schiudendoci nuovi modi per intendere non solo la sua esperienza, ma anche la nostra. Stephanie Burt, poeta, critica letteraria e professoressa universitaria, in questo libro dedica particolare attenzione al suo talento di cantautrice. Taylor’s Version, nato dal corso dedicato all’artista e tenuto a Harvard, ripercorre tutte le tappe – o meglio, le ere – di una carriera straordinaria e in continua evoluzione. Unisce il rigore della studiosa all’affetto dichiarato, e rivendicato, da vera Swiftie. Burt ci mostra i tanti modi in cui queste canzoni sanno essere allo stesso tempo accessibili e raffinate, memorabili e profonde nel ritrarre con precisione ed empatia persone e personaggi, sentimenti e situazioni, dai primi amori liceali di Fearless all’inquietudine che anima Midnights e gli altri album più recenti. Taylor Swift, conclude Burt, è “una creatrice versatile che capisce il suo pubblico, che ci porta con sé nel viaggio”, che fa sue le regole della composizione musicale “e poi le usa per creare un’arte stratificata, emotivamente coinvolgente, personale e innovativa: un’artista così l’appellativo di genio se lo merita eccome”.
8.6 gradi di separazione
Giulia Scomazzon
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 168
La fine di una lunga e turbolenta relazione e un’inattesa battuta d’arresto spingono Alice, insegnante poco più che trentenne, ad affrontare il problema del suo decennale abuso di alcolici. Intraprende così un percorso discontinuo e disilluso tra psicologi, psichiatri, Alcolisti Anonimi, Servizi territoriali per le Dipendenze e lavoro agricolo, ma nulla sembra convincerla della necessità esistenziale di scegliere la sobrietà. Sempre più sola, scivola a poco a poco nelle rodate logiche della provincia veneta in cui vive e che credeva di detestare: la lealtà a un lavoro che la frustra e una socialità sostenuta dal rito compulsivo degli aperitivi. Più Alice si impegna nella negazione ironica della sua dipendenza, più gli spazi della sua quotidianità la confinano. Casa, scuola, supermercato dove rifornirsi di alcolici, bar e ancora casa le offrono un riparo a costo, però, della sua invisibilità. Fin quando la speranza (o forse l’illusione) di un nuovo inizio metterà in dubbio la sua vocazione alla scomparsa. Dopo “La paura ferisce come un coltello arrugginito”, il suo memoir d’esordio, Giulia Scomazzon scrive il romanzo lancinante e coinvolgente di una donna inquieta che osserva il mondo dalle retrovie.
Quel che resta degli uomini. Sulla mascolinità
Manolo Farci
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 288
Una nuova ondata di crisi sta attraversando l’universo maschile. Dalle difficoltà scolastiche alla fuga dal lavoro, dall’analfabetismo emotivo all’isolamento digitale, i segnali di disagio e disorientamento si moltiplicano. I giovani uomini appaiono sempre più impreparati ad affrontare un mondo diverso da quello dei loro padri. La questione maschile, tuttavia, non è solo un fenomeno sociale e psicologico. Sta diventando terreno di una battaglia culturale e politica. Da un lato le forze conservatrici offrono facili risposte nostalgiche, promettendo il ritorno a una virilità perduta. Dall’altro i progressisti, pur criticando i modelli patriarcali, non riescono a proporre alternative costruttive e rischiano di lasciare un vuoto pronto per essere riempito da narrazioni regressive e potenzialmente dannose. In questo contesto emergono fenomeni come la manosphere – vasto ecosistema di comunità digitali dove antifemminismo e misoginia circolano liberi da filtri – e figure come Andrew Tate, che promuovono modelli di “mascolinità ipertrofica” e narrazioni che trasformano il disagio individuale in rancore collettivo. “Quel che resta degli uomini” rifiuta sia l’idealizzazione di modelli virili obsoleti, sia la tendenza a sminuire i problemi dei maschi come meri lamenti da privilegiati. Aiutare i ragazzi a scoprire cosa li muove, e ad accogliere la propria vulnerabilità, “può essere il primo passo per incrinare quel monolite di potere cementato dalla fratellanza che chiamiamo mascolinità”.
Shanzhai. Pensiero cinese e decreazione
Byung-Chul Han
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 112
In questo saggio Byung-Chul Han perlustra il concetto di creazione e le “tecniche” della creatività nel pensiero cinese attraverso alcune parole chiave che delineano significati radicalmente diversi, perfino rovesciati, rispetto ai corrispettivi occidentali. Si tratta di quan, “diritto”, zhenji, “originale”, fuzhi, “copia” e shanzhai, “fake, falso”. Termini e principi fondativi che, applicati alla legge, all’arte o a varie forme di produzione, manifestano tutti una decostruzione di “qualsiasi tratto definitivo, assoluto o immutabile”, di ogni identità o autorialità fissa e individuale, della stessa idea di verità e autenticità, a favore di processi flessibili, inclusivi e continui, sempre soggetti al cambiamento. Da questa prospettiva, la copia è una replica dell’originale di pari valore, una modulazione dell’Identico che genera differenze e varietà. Shanzhai, da parte sua, è un neologismo che significa “falso”, inizialmente coniato per descrivere i cellulari contraffatti e commercializzati con nomi parodistici come Samsing – in realtà, dispositivi eleganti e funzionali quanto o più degli originali. Il termine si è poi esteso ad altri aspetti della vita cinese, con libri shanzhai, politici shanzhai, star shanzhai, persino un Harry Potter shanzhai. Il falso, dunque, non è un atto di plagio, pirateria o profanazione, bensì di trasformazione e “decreazione”: un processo, quest’ultimo, che dagli antichi capolavori riplasmati e sovrascritti arriva fino al maoismo, “una specie di marxismo shanzhai”, e al turbocapitalismo comunista della Cina odierna.
Lunario di Braccia Rubate. Sentieri, semine, meditazioni e lune
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 200
La luna, col suo “silenzioso mistero, la sua luce riflessa e seducente, i suoi tempi lenti, ciclici, femminili”, è una presenza potente e schiva, un astro regolatore che scandisce l’esistenza terrestre. Da questo ritmo ancestrale nasce il Lunario di Braccia Rubate, che ci invita a immaginare e costruire un rapporto diverso col tempo. È una guida delicata che affonda le radici nella saggezza popolare degli almanacchi e accompagna chi legge per tutto l’anno attraverso tredici mesi lunari. All’interno di ogni mese, le fasi del satellite – e le loro caratteristiche: la forza propulsiva della luna nuova e quella di accrescimento del primo quarto, la riflessione e il rallentamento a cui portano la luna piena e poi l’ultimo quarto – si arricchiscono ed espandono in rubriche curiose, splendide illustrazioni, percorsi di lettura, esercizi di immaginazione, ricette, consigli pratici di orticoltura e giardinaggio e, per ogni luna piena, una meditazione dello yoga kundalini. Il Lunario invita dunque ogni lettrice e ogni lettore a trovare nelle sue pagine il proprio percorso. Si muove sul filo fra qualcosa che non si prenda troppo sul serio, ma che anzi sia fieramente giocoso, e qualcosa che ci tocchi nel profondo e ci porti a recuperare una dimensione notturna, ma anche casalinga, di attenzione e cura. Una dimensione che dalla luna prenda l’immaginazione e il sogno.
Deforme. Fiabe, disabilità e inclusione
Amanda Leduc
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 264
Dai Fratelli Grimm a Perrault, da Andersen a Disney, le fiabe plasmano il nostro sguardo sul mondo, e ci insegnano che la felicità è riservata ai corpi perfetti. Ma cosa succede quando ti ritrovi a identificarti più con la Bestia che con la Bella? Se ogni personaggio disabile è deriso o punito, come può sperare in un “e vissero felici e contenti”? Amanda Leduc, ripercorrendo la sua esperienza di bambina, ragazza e poi donna con paralisi cerebrale, indaga con occhio critico queste narrazioni fondative della nostra cultura e i loro archetipi. Deforme mostra come bellezza e abilità fisica siano da sempre sinonimo di virtù, mentre i corpi non conformi – il gobbo di Notre Dame, i sette nani, le sorellastre di Cenerentola – vengono emarginati e sono meritevoli al massimo di una redenzione incompleta. Anche nell’universo Marvel, dove eroi come Hulk, Daredevil e Iron Man partono da una condizione di vulnerabilità per trasformarsi in qualcosa di “superiore”, si perpetua ancora oggi l’idea che la felicità e l’accettazione sociale siano possibili solo attraverso una metamorfosi che cancella o oltrepassa l’imperfezione originaria. Ma è arrivato il tempo di fare spazio anche a nuove narrazioni. Deforme è un appassionato manifesto che lega la lotta per i diritti delle persone disabili all’apprezzamento del patrimonio storico della fiaba. E all’immaginazione di nuove storie che spezzino la consuetudine, non nascondendo la differenza e mostrando, finalmente, la magia che abita ogni corpo.
Um
Helen Phillips
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 312
Un ago si accosta placido, inesorabile, al viso di May. La donna ha accettato di sottoporsi a una procedura sperimentale per alterare le sue fattezze – dopo aver perso il lavoro, quei soldi torneranno utili. A lei, al marito Jem, costretto a barcamenarsi tra mille impieghi, ai figli Lu e Sy. A eseguire l’operazione è un um, uno degli innumerevoli robot intelligenti che, in una società sconvolta dal cambiamento climatico e sempre più informatizzata, stanno soppiantando gli umani. È stato facile cedere a quell’opportunità di guadagno, così come è facile cedere all’incessante pubblicità e al desiderio nostalgico delle foreste della sua infanzia: May acquista per tutta la famiglia una vacanza di tre giorni al Giardino botanico, un costoso rifugio verde nel cuore della città, dove auspica per tutti un po’ di disconnessione per riconnettersi, invece, a una natura che appare sempre più estranea. E riavvicinarsi gli uni agli altri. La sua insistenza affinché tutti si separino dai loro dispositivi digitali avrà però conseguenze impreviste, e il Giardino non si rivelerà il balsamo che May sognava. Messa di fronte al pericolo, dovrà combattere per i suoi cari. Scritto in una prosa asciutta ma con straziante compassione, "Um" racconta il mondo dell’individualità e degli affetti in un futuro distopico che appare pericolosamente vicino al presente. Pagina dopo pagina, Phillips ruota il punto di osservazione fino a porci di fronte a uno specchio – e scopriamo allora che quell’enigmatica sillaba che dà il titolo al romanzo non descrive solo l’umanoide ma chiama anche in causa, e con urgenza, l’umano.

