Il Ponte Vecchio: Juvenilia

All'orizzonte si profilavano guai inimmaginabili. Una strega malefica, di nome Radiazione, era stata cacciata dal consesso della magia perché giudicata troppo, troppo malvagia perfino dalle sue stesse sorelle streghe. Radiazione si trovò così d'improvviso senza grotta, neppure un antro in cui abitare. Cominciò a vagare nel vento in cerca di una dimora adatta, quando, scorse laggiù, qualcosa che attirò la sua attenzione. Era la Centrale di Chernobyl.

Dell'esperienza d'arte espressa in questo libro suggestivo nel dipanarsi dei racconti e sorprendente nella magia delle immagini così scrive l'autrice: "Mi sono divertita a concretizzare i personaggi fantastici delle mie favole con la tecnica del fotomontaggio, assemblando le immagini fotografiche come in un collage. Ogni ruolo principale è stato assegnato alle mie nipotine Monica e Martina, le quali hanno vissuto la finzione dei personaggi come una divertente realtà da cui trarre gli insegnamenti che volevo trasmettere". Questo incrocio tra la perizia produttrice delle immagini, la disposizione favolistica attenta alla voce di piccoli ascoltatori, l'intenzione parenetica, tuttavia calata intimamente nel racconto, senza sovrastrutture moralistiche, tutto questo rende la raccolta una preziosa e affascinante.

Venticinque fiabe nelle quali la tradizione classica viene riletta e rimessa a nuovo attraverso il filtro dell'amore per l'ambiente.

Una madre racconta al suo bambino fiabe di pura invenzione, popolate da ospiti singolari, tigri sornione, fantasmini paurosi, lombrichi impegnati in sfide memorabili, e molto altro ancora, in una festa della fantasia capace di incantare i piccoli ascoltatori affamati di storie.

Possibile che dei genitori comincino già di mattina a urlare nei timpani di loro figlia e le neghino il diritto di giocare a soli dieci anni? Possibile che un bambino di nove anni sia così poco fantasioso? Possibile che un bambino di cinque anni mangi tanto? Possibile che, incredibilmente per la madre, una undicenne convalescente si diverta a guardare dalla finestra una bianca piazza invernale? Fantasticando pure! Possibile che un altro adori la vacanza mangereccia e oziosa mentre mal sopporti quelle più curiose e avventurose? Possibile che Valeria voglia trascorrere l'estate nel dolce far niente aspettando gli ultimi giorni per i fare i compiti? Possibile che ci siano bambini fin troppo chiacchieroni ed altri che non hanno nulla da dire già all'età di sette anni? Sì, possibilissimo. Purché gli occhi dell'infanzia vivano per sempre. Senza limite d'età.

In mezzo al mare grande grande c'era un'isola piccola piccola, e sull'isola piccola piccola c'era un villaggio piccolo piccolo, ma dove non mancava praticamente nulla: c'erano la scuola, il municipio, la farmacia, un piccolo supermercato, una minuscola libreria fornita di buoni libri, e poche case color pastello che si snodavano lungo un corso che finiva in una piazzetta dove il bar "Il mare tranquillo" era il punto di incontro dei pochi abitanti. Tra gli abitanti del villaggio c'era una bambina di circa dieci anni di nome Dorotea, che aveva un fratellino più piccolo, di quattro anni, di nome Martino.

Con questo V volume di Giardini Incantati. Favole tra gli alberi si prosegue nel tentativo di raccontare la solidarietà, bene che contraddistingue l'uomo da sempre. L'aiuto al più debole, il sostegno ai poveri, a chi viene identificato dalla società come "diverso" (da chi poi?), ai malati, a chi è stato meno fortunato, sono principi universali che vanno di pari passo con la storia millenaria della narrazione. Così come è da tutti riconosciuto che ogni bambino abbia una insaziabile curiosità verso le favole e le fiabe, per crescere, divertirsi e per entrare in contatto con il mondo esterno attraverso situazioni parallele seppur fantastiche e irreali. Con queste nuove 12 favole, che raccolgono l'impegno sociale di associazioni del territorio forlivese e non solo, si è tentato di percorrere un viaggio, quello dell'immaginazione, toccando temi in grado di comunicare il bene e l'amore per se stessi e per il prossimo. Ma il viaggio ha condotto anche in una nuova direzione: quella della integrazione culturale. Ogni favola, infatti, è stata tradotta anche in lingua inglese, per avvicinare coloro che provengono da altri paesi ma che desiderano ascoltare e leggere storie inedite "a fin di bene".

Con la cordialità e l'immediatezza del narratore che un lungo esercizio con i bambini ha reso abile nella costruzione delle figure e dei personaggi, Rita Bosi racconta novelle familiari, di un quotidiano che continuamente si trasmuta, per virtù di fantasia, nelle coordinate del fiabesco, ma senza mai allontanarsi dalla realtà, quella di una classe scolastica, alla scoperta della vita: insomma, la lezione del fiabesco realistico, che in Italia ha prodotto il grande capolavoro di Collodi. In questo esercizio d'arte e di fantasia, la favolatrice non dimentica mai le finalità parenetiche della narrazione per l'infanzia, ma anche sa bene che il significato deve emergere senza parere e senza prediche dalla narrazione, per sua forza interiore, e che solo così il racconto si trasforma in una sorgiva ed esemplare filosofia dell'esistere, raccontando ai bambini il significato della vita, dell'amicizia e dell'amore e nello stesso tempo rappresentando la grande avventura del crescere.

Una favola orientale in ottanta tavole a colori a piena pagina, opera di una giovane e affermata pittrice.