Libri di Angela Iacobucci
Guardia Sanframondi preistoria e medioevo: le scoperte, gli scavi e le chiese nei documenti e nelle pergamene
Angela Iacobucci
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2025
pagine: 100
Sono le storie di vita quelle che mi attraggono di più, le storie di quelle persone che vivono nell'ombra, ma che, discrete e forti, danno contributi importanti alla conoscenza e segnano il cammino dell'umanità. L'"incontro" accende la mia curiosità e apre la mente a mille domande, che piano piano catalizzano la mia attenzione e, ancor prima che me ne renda conto, diventano ronzio e poi pensiero. Come quando mi imbatto nella storia di qualche donna straordinaria, una di quelle donne complesse e complete, che, per un'antica e radicata tradizione culturale che le vuole ai margini, finiscono con l'essere troppo spesso dimenticate o addirittura cancellate dalla memoria collettiva. Mi prende allora il desiderio di scoprirne la personalità, di capire il contesto storico nel quale tanta bellezza è scomparsa e come ciò sia potuto accadere. Un battito d'ali di farfalla capace di scatenare un uragano nella mia mente, al punto che lo sforzo di riportarne alla luce la storia diventa scommessa. Comincio ad entrare nella storia lentamente, quasi per gioco, con il mio andare lento, prendendomi il tempo per le verifiche e anche per i ritorni, e a quel punto, mio malgrado, il coinvolgimento è già diventato motore inarrestabile. È quello il momento della penna! All'inizio la figura è evanescente, un'ombra fuggevole che lentamente comincia a prendere corpo e si materializza come da un sogno, poi, via via che le notizie si aggiungono, quali pennellate di colore al disegno dai tratti leggeri, il quadro si delinea. Così, lentamente, per incanto, la storia diventa leggibile, come l'inchiostro simpatico delle antiche lettere d'amore, quando venivano passate al calore della fiammella. Infine, quando il lungo lavoro si conclude e la spinta emotiva pure, quasi sempre, emerge una figura che mi lascia sorpresa e mi convince che ne è valsa la pena. Questo lavoro dedicato alla ricostruzione della Storia di Guardia Sanframondi è invece un po' anomalo, così come il modo in cui cominciò. Era una di quelle serate prenatalizie, con l'aria che pizzicottava le guance, ma non ancora fredda; la chiesa di S. Sofia risplendeva della magia delle luci soffuse che allungavano le ombre tra le volte inarcate e le antiche colonne romane. Nel silenzio di respiri trattenuti, risuonavano gli echi di antichissimi canti a cappella, che prendevano corpo sotto quegli archi longobardi e si levavano assottigliandosi in preghiere sublimi, nati lì, ancor prima che nascessero i canti gregoriani. Nella curva della piccola chiesa semicircolare, opposta alla mia, tra i volti noti, quasi sempre gli stessi, di una città di provincia, il sorriso e il cenno di un'amica, che in quel periodo era la Capo Delegazione del Fai di Benevento. Ci salutammo fuori. Il concerto di Canto Beneventano era appena terminato, ma le suggestioni aleggiavano ancora e l'atmosfera incantata tardava a fluire. Nel cicaleggio che sempre segue gli eventi, mi partecipò il desiderio che mi rendessi disponibile alla ricostruzione della storia dei numerosi tesori d'Arte della mia terra d'origine, per metterli in mostra nella vetrina delle "Giornate FAI di Primavera" del 2018. Le dissi subito di sì, come al colpo di fulmine di un innamoramento giovanile. Cominciai a raccogliere le notizie, un po' per gioco, un po' per scommessa, un po' per curiosità. Sulle prime continuavo a mantenere un goliardico atteggiamento di dovere, che oscillava tra l'impegno assunto e una sorta di amore per le radici. A.Iacobucci
Guardia Sanframondi, racconti di pietre: i monumenti (2 parte su archeologia, reperti e storia nel Sannio di Benevento)
Angela Iacobucci
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 128
Nel I volume: "Guardia Sanframondi", abbiamo raccontato la storia di questo antichissimo Borgo Medievale a partire dalle sue origini e di come queste affondino le radici nella Preistoria, grazie alla preziosa documentazione costituita dalla ricca raccolta di reperti rinvenuti e catalogati dal prof. Abele De Blasio, medico, psichiatra, antropometra, criminologo, titolare della cattedra di Antropologia all'Università di Napoli. Specializzato in Chimica Farmaceutica nonché appassionato di Scienze Naturali e di Paleontologia, Abele De Blasio dedicò, tra la fine del sec. XIX e la prima metà del sec. XX, numerose ricerche al territorio di Guardia, durante le quali rinvenne, grazie alle sue brillanti intuizioni: amigdale, fusaiole, macinelli di quarzite, tombe con resti umani, corredate di manufatti di creta, risalenti all'età del Bronzo, resti di animali domestici e persino palafitte. Tutti questi reperti furono raccolti in una vasta area compresa tra la Grotta S. Angelo, sulle pendici occidentali del Monte di Guardia fino alle terre situate a valle, presso il fiume Calore, passando per Castelvenere. Vi abbiamo narrato di come catalogò tutti i reperti con l'accuratezza e il rigore dello studioso, che pubblicò in oltre duecento pubblicazioni scientifiche, che hanno costituito la documentazione in base alla quale possiamo affermare che gli insediamenti umani quei luoghi in risalgono al Neolitico e soprattutto che la presenza umana in questi territori è stata uniformemente e costantemente distribuita a partire dal Neolitico fino ai nostri giorni, senza soluzione di continuità. Tra queste spicca, l'accurata descrizione, in una pubblicazione riccamente documentata, di due amigdale di Chelles, risalenti al Pleistocene, ritrovate nelle località di Starze e di Limata, presso il fiume Calore, che consentì l'esposizione delle due amigdale nel Museo Antropologico di Parigi, che ancora si onora di custodirle. L'enorme lavoro fatto in solitudine dal ricercatore certosino suscita lo stesso stupore del racconto di un sognatore visionario, se non fosse che testimonianze in pietra, reperti ossei preistorici, manufatti archeologici musealizzati e riconoscimenti accademici ci obbligano a una ossequiosa considerazione del lavoro geniale e pragmatico dello studioso. Abbiamo continuato la narrazione, mettendo in evidenza le difficoltà di reperire le testimonianze della presenza dei Sanniti sul territorio, sebbene la descrizione, che T. Livio fa della collocazione della "Fulfulae" sannita in "Ab Urbe condita", corrisponda esattamente alla posizione geografica di Guardia Sanframondi, le cui tracce, però, accuratamente cancellate dalla furia conquistatrice dei Romani, sembravano perdute. In questo secondo volume racconteremo le opere architettoniche e artistiche ancora presenti sul territorio perché rappresentano le testimonianze vive dello splendore economico e culturale del tempo a cui appartengono, perché danno solidità al racconto storico del primo volume, ma soprattutto perché la Bellezza in esse contenuta e il potere taumaturgico ineffabile che effondono meritano di essere godute. Quindi in una ipotetica passeggiata nel borgo, evidenzieremo, via via che le incontreremo, le poche testimonianze sannite, ma narreremo soprattutto quei monumenti e quelle opere d'arte che, sopravvissute alle guerre, ai terremoti e alle pestilenze, sono ancora testimoni tangibili della storia e della ricchezza di questo borgo, ma soprattutto diremo di come queste siano state recuperate, grazie all'amore per le radici e ad un notevole impegno economico.
Guardia Sanframondi. Volume Vol. 20
Angela Iacobucci
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2022
pagine: 242
Sono le storie di vita quelle che mi attraggono di più, le storie di quelle persone che vivono nell'ombra, ma che, discrete e forti, danno contributi importanti alla conoscenza e segnano il cammino dell'umanità. L'"incontro" accende la mia curiosità e apre la mente a mille domande, che piano piano catalizzano la mia attenzione e, ancor prima che me ne renda conto, diventano ronzio e poi pensiero. Come quando mi imbatto nella storia di qualche donna straordinaria, una di quelle donne complesse e complete, che, per un'antica e radicata tradizione culturale che le vuole ai margini, finiscono con l'essere troppo spesso dimenticate o addirittura cancellate dalla memoria collettiva. Mi prende allora il desiderio di scoprirne la personalità, di capire il contesto storico nel quale tanta bellezza è scomparsa e come ciò sia potuto accadere. Un battito d'ali di farfalla capace di scatenare un uragano nella mia mente, al punto che lo sforzo di riportarne alla luce la storia diventa scommessa. Comincio ad entrare nella storia lentamente, quasi per gioco, con il mio andare lento, prendendomi il tempo per le verifiche e anche per i ritorni, e a quel punto, mio malgrado, il coinvolgimento è già diventato motore inarrestabile. È quello il momento della penna! All'inizio la figura è evanescente, un'ombra fuggevole che lentamente comincia a prendere corpo e si materializza come da un sogno, poi, via via che le notizie si aggiungono, quali pennellate di colore al disegno dai tratti leggeri, il quadro si delinea. Così, lentamente, per incanto, la storia diventa leggibile, come l'inchiostro simpatico delle antiche lettere d'amore, quando venivano passate al calore della fiammella. Infine, quando il lungo lavoro si conclude e la spinta emotiva pure, quasi sempre, emerge una figura che mi lascia sorpresa e mi convince che ne è valsa la pena. Questo lavoro dedicato alla ricostruzione della Storia di Guardia Sanframondi è invece un po' anomalo, così come il modo in cui cominciò. Era una di quelle serate prenatalizie, con l'aria che pizzicottava le guance, ma non ancora fredda; la chiesa di S. Sofia risplendeva della magia delle luci soffuse che allungavano le ombre tra le volte inarcate e le antiche colonne romane. Nel silenzio di respiri trattenuti, risuonavano gli echi di antichissimi canti a cappella, che prendevano corpo sotto quegli archi longobardi e si levavano assottigliandosi in preghiere sublimi, nati lì, ancor prima che nascessero i canti gregoriani. Nella curva della piccola chiesa semicircolare, opposta alla mia, tra i volti noti, quasi sempre gli stessi, di una città di provincia, il sorriso e il cenno di un'amica, che in quel periodo era la Capo Delegazione del Fai di Benevento. Ci salutammo fuori. Il concerto di Canto Beneventano era appena terminato, ma le suggestioni aleggiavano ancora e l'atmosfera incantata tardava a fluire. Nel cicaleggio che sempre segue gli eventi, mi partecipò il desiderio che mi rendessi disponibile alla ricostruzione della storia dei numerosi tesori d'Arte della mia terra d'origine, per metterli in mostra nella vetrina delle "Giornate FAI di Primavera" del 2018. Le dissi subito di sì, come al colpo di fulmine di un innamoramento giovanile. Cominciai a raccogliere le notizie, un po' per gioco, un po' per scommessa, un po' per curiosità. Sulle prime continuavo a mantenere un goliardico atteggiamento di dovere, che oscillava tra l'impegno assunto e una sorta di amore per le radici. Mi sembrava, tuttavia, che tutto questo mi conducesse lontano dalle mie solite passioni, che già si stavano coagulando in un un'altra direzione. A.I.
Quella Garibaldina della mia trisavola
Angela Iacobucci
Libro
editore: Edizioni 2000diciassette
anno edizione: 2017
pagine: 126
Raramente la narrazione costruita sulla storia offre al lettore il senso perfetto dell’aderenza dei fatti alla fantasia dell‘autore. L’opera della lacobucci coniuga in maniera superba, ricerca e storytelling, tiene legati in una forma non scindibile il fascino della storia e l’arsura della narrazione. La prosa è liquida, senza retorica e senza sfarzi di fantasia. L’apprezzerà il lettore avido di trame, e ne rimarrà affascinato chi è assetato di conoscenze storiche di un’epoca letta ancora in chiaroscuro. È un salto vertiginoso nella storia e nei tempi, si incrociano le vite di personaggi ai quali viene restituita la dignità di guerrieri coraggiosi e che resteranno nella memoria del lettore. L’autrice ha scolpito le personalità dei protagonisti -sia di quelli realmente esistiti che degli altri frutto di fantasia- in maniera potente e rettilinea, con prosa maliarda. È convincente l'inchiesta documentale come decisa l'impostazione narrativa. Documento e narrazione si sposano in maniera sublime, con la guida sapiente e persuasiva di una maestra di cerimonie di raro spessore culturale e di grandi capacità narrative.
Ipazia la sublime
Angela Iacobucci
Libro: Libro in brossura
editore: Circus
anno edizione: 2012
pagine: 96
Nel IV sec d.C. fiorì una donna dalla cultura tanto straordinaria da far dir di lei: "Ipazia fu di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene dalle scienze matematiche alle quali lui l'aveva introdotta, ma, non senza altezza d'animo, si dedicò anche alle altre scienze filosofiche. La donna era solita indossare il mantello del filosofo e andare nel centro della città... Commentava pubblicamente Platone, Aristotele o i lavori di qualche altro filosofo per tutti quelli che desiderassero ascoltarla... " (Damascio ,462-538 d.C., in "Vita Isidorii"). Bellissima, colta e di grande intelligenza, gettava lunghe ombre su un potere che si andava costituendo. Tentarono di sminuirla... "In quei giorni apparve in Alessandria un filosofo femmina, una pagana chiamata Ipazia, che si dedicò completamente alla magia, agli astrolabi e agli strumenti di musica e che ingannò molte persone con stratagemmi satanici...." (Giovanni di Nikiu, VI sec, in"Chronica"). Ma solo un agguato e una morte orribile nei giorni che precedevano la Pasqua dell'anno 415 d.C. riuscirono a fermarla.