Libri di Armando De Palma
Vitalismo o meccanicismo? I fenomeni della vita e la fisiologia europea del secolo XIX
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2017
pagine: 110
La presente raccolta mette in evidenza le teorie che furono formulate nel corso dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento per delucidare la natura dei fenomeni della vita negli organismi. Abbandonata l'idea settecentesca di una "forza vitale", di un quid ignoto, che come tale non poteva assurgere a principio esplicativo, dagli interventi di alcuni fisiologi e naturalisti, rappresentativi nelle facoltà di Medicina e negli ambienti scientifici di Germania, Francia, Italia e Inghilterra, emergono due impostazioni contrastanti. Maggioritaria era la concezione "fisicalistica" o "meccanicistica", ispirata alla cultura scientifica del tempo e secondo la quale nulla accade che non sia conciliabile con le leggi fisico-chimiche note. Minoritaria, ma non meno combattiva, era la concezione "neovitalistica", che non disconosceva il ruolo esplicativo della causalità fisica e chimica, e tuttavia auspicava l'avvento di una "biologia compiuta" che spiegasse i fenomeni psichici e scorgesse nella vita qualcosa di irriducibile alla causalità fisico-chimica: una peculiarità che prospettava una "nuova fisiologia".
Perché solo noi. Linguaggio ed evoluzione
Noam Chomsky, Robert C. Berwick
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2016
pagine: 192
Solo noi possediamo lo strano oggetto biologico chiamato «linguaggio». Noi e nessun'altra specie animale, compresi i primati non umani, visto che uno scimpanzé non sfiora neppure le capacità sintattiche di un bambino di tre anni. Il linguaggio è l'unicità più intrigante ed enigmatica in cui si sia mai imbattuto chi studia l'animale uomo, quella che ha avuto effetti incalcolabili sulla nostra vicenda. Da lungo tempo stuoli di scienziati delle più varie discipline e dei più diversi orientamenti sono alla ricerca delle sue origini; un'avventura intellettuale in cui si incrociano spade e si mettono in campo saperi sofisticati, sempre di nuovo riarmati in una tenzone senza fine. Un vero rovello soprattutto per l'evoluzionismo, alle prese con un «salto» che ne sfidava la tradizionale impostazione gradualistica. Oggi però molto è cambiato, perché negli ultimi venticinque anni abbiamo appreso sulle basi neurofisiologiche e genetiche del linguaggio più che nei secoli precedenti, mentre i biologi evoluzionisti sono approdati, con matematiche avanzate, a interpretazioni stocastiche del cambiamento evolutivo. Dall'analisi di queste risultanze ripartono Noam Chomsky, supremo teorico della grammatica universale innata, e il linguista computazionale Robert Berwick, tra i maggiori studiosi dell'apprendimento vocale negli uccelli canori. La loro tesi, insieme evoluzionistica e discontinuistica, è un punto di arrivo nel dibattito sull'argomento: il linguaggio sarebbe un'acquisizione recente, ossia databile all'incirca a 80000 anni fa, quando, in una stretta finestra temporale, un gruppo di ominidi africani subì un piccolo ricablaggio del cervello che consentì le operazioni fondamentali del pensiero, in seguito esternalizzate attraverso il sistema sensomotorio. Come strumento interno per il pensiero, dunque, e non per necessità di comunicazione – ritenuta insufficiente a esercitare un'adeguata pressione selettiva – avremmo prodotto la strabiliante capacità di assemblare gerarchicamente la struttura sintattica, esclusiva di noi umani.
Vita. La fisiologia in Germania tra materialismo e vitalismo (1848-1935)
Armando De Palma, Germana Pareti
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2014
pagine: 154
Tra gli anni Quaranta del XIX secolo e l'avvento del nazismo in Germania la maggior parte dei fisiologi tedeschi abbracciava il "credo meccanicistico", conformemente al quale la spiegazione dei fenomeni fisiologici doveva fondarsi sulle sole forze della fisica. Questa versione del fisicalismo si destreggiava tra il gretto materialismo (secondo lo slogan: l'uomo è ciò che mangia) e lo spiritualismo, alla base del quale c'era l'idea che ogni fenomeno fisiologico è espressione di una "forza vitale" non fisica e non meglio specificata. Pertanto i fisiologi tedeschi ammettevano bensì l'esistenza della vita psichica, dei pensieri, delle percezioni, dei sentimenti e delle emozioni, ma si rifiutavano di darne una descrizione fisica. Avendo preteso che il compito della fisiologia è la spiegazione dei fenomeni vitali, ne conseguiva una concezione impoverita della vita.
Il linguaggio e la mente
Noam Chomsky
Libro: Libro rilegato
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2010
pagine: 306
Dai lavori dei tardi anni sessanta all'ultimo, decisivo contributo sulla biolinguistica, qui sono presenti tutti i capisaldi del Chomsky teorico. "Il contributo maggiore allo studio del linguaggio risiederà nella conoscenza che esso può fornire quanto al carattere dei processi mentali e alle strutture che essi formano e manipolano": la sua affermazione, datata 1967, si è rivelata profetica. Partendo dal presupposto che compito di una teoria generale della struttura linguistica sia esplicitare le regole grammaticali che consentono di generare infinite frasi, Chomsky ha indagato i princìpi di una "grammatica universale" anche alla luce di una prospettiva biolinguistica che si misura con le nuove acquisizioni del cognitivismo e delle neuroscienze, e affronta inediti, radicali interrogativi.
Mente e corpo. Dai dilemmi della filosofia alle ipotesi della neuroscienza
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2004
pagine: 416
Tramontata la fiducia in una spiegazione comportamentistica, un gruppo di filosofi australiani propose negli anni Sessanta una teoria dell'identità tra stati mentali e stati fisici cerebrali. Contro questi materialisti si levarono ben presto le voci dei funzionalisti con la tesi che la mente non è realizzata fisicamente, ma svolge le funzioni del programma di un computer. Il funzionalismo, però, non è riuscito ad affermare una terza via tra riduzionismo e dualismo. La fine degli anni Settanta ha visto poi l'ingresso delle neuroscienze in un dibattito che era stato tipicamente filosofico. La prospettiva adottata in questo volume auspica una limitazione delle pretese della neurofisiologia, senza incorrere nel dualismo.